Puccini un Trittico e Due Mondi di Giorgio Pestelli

Puccini, un Trittico e Due Mondi I tre atti unici con la regia di Menotti hanno inaugurato il Festival di Spoleto Puccini, un Trittico e Due Mondi Scelte felici e qualche lacuna, per uno stuolo d'interpreti SPOLETO. Successo generale, anche se non proprio un trionfo, per il «Trittico» di Giacomo Puccini che ha inaugurato l'altra sera al Teatro Nuovo il 36° Festival dei Due Mondi alla presenza del Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. Giancarlo Menotti ha curato la regia dei tre atti unici, Steve Mercurio il direttore, William Orlandi l'autore di scene e costumi; uno stuolo di interpreti ha soddisfatto quella esigenza di varietà e movimento che si accordano con uno spettacolo inaugurale e che rendono sempre impegnativo l'allestimento del «Trittico» così come l'ha concepito Puccini. Altri accostamenti, come quello tentato qualche anno fa dalla Fenice di Venezia, con «Tabarro», «Erwartung» di Schoenberg, e «La vida breve» di De Falla, per quan¬ to suggestivi, non riusciranno a scalzare il ritmo alternato dell'invenzione originale: la «tranche de vie» del «Tabarro», con il suo pariginismo internazionale, il colore bianco, la misura privata di «Suor Angelica», rinchiusa nella poesia dei riti chiesastici, lo sbocco municipale sul trionfante fiorentinismo di «Gianni Schicchi»: molto bene ha fatto Menotti a riproporne la complementare saldezza, con quella fedeltà di fondo e quella leggerezza di tocco che sempre distinguono i suoi interventi registici. Scelte felici e lacune hanno ugualmente messo in luce la struttura frammentaria e moderna del teatro di Puccini, qui al lavoro con i libretti di Giuseppe Adami e di un Giovacchino Forzano singolarmente lontano dalla grandiosa vuotaggine cui tendeva per indole o per calcolo. Lim¬ pidi i quadretti snocciolati via via dal «Tabarro», i ricordi di «Bohème», il ballo al suono dell'organetto, la tirata di Luigi sul valore della vita, l'idillio di Belleville, prima che la tragedia prenda il bollore e faccia saltare il coperchio: vocalmente tutti molto bravi Maria Prosperi, e Haijing Fu (Giorgetta e Michele) e Rick Moon (Luigi) e le calzanti figure minori tratteggiate da Aurio Tomicich, Yun Deng, Howard Bender. Direzione veemente, ma poco propensa alla flessibilità di Mercurio; inoltre, Menotti, pur così attento alle figure sceniche dei personaggi (ed egli stesso presente alla Hitchcock nei panni di un mendicante), non ha sempre rispettato le età prescritte con naturalistica precisione dal libretto: Luigi deve avere vent'anni, essere più giovane di Giorgetta; mostrandone quaranta, le sue sparate alla Byron e lo stesso divampare dell'adulterio sotto gli occhi di Michele perdono in verità scenica. Il Mercurio è parso poi singolarmente distante dalle delicatezze e dai preziosismi arcaici di «Suor Angelica»: nella prima parte soprattutto, dove Puccini esplora una regione di decadentismo gentile, fra echi di lontane litanie, cui si era avvicinato anche l'ultimo Ciaikovskij di «Jolanta», per non dire di Debussy. Qui ha salvato tutto la protagonista Christiana Gallar- do Domas che dall'episodio del parlatorio in avanti, quando gli urti del sangue incominciano a farsi entire, ha tenuto in pugno la scena con forza drammatica e grande arco espressivo («Senza mamma, o bimbo, tu sei morto»); eccessiva, ai limiti della caricatura l'immagine della zia principessa disegnata da Menotti. Bene il coro di monache, alcune nere come chicchi di caffè, con elementi del Westminster Choir diretto da Donald Nelly. Festosa, coloratissima conclusione con «Gianni Schicchi», dove anche il Mercurio ha fatto valere le sue doti di guida dinamica e serrata: Christina Barbieri e Donald Braswell molto simpatici come Lauretta e Rinuccio (questo con qualche inciampo nella pronuncia); dominatore Alan Held nei panni di Schicchi: non è vero che il suo fisico di nordico smisurato fosse fuori parte; fiorentini allampanati e segaligni, ma dalla battuta al fulmicotone, esisteranno ancora dalle parti di San Frediano; a parte che i Pollaiolo e Ghirlandaio ne hanno fissato tipi attendibilissimi nelle loro pitture. Giorgio Pestelli Una scena dal «Trittico» di Puccini con la regia di Giancarlo Menotti Un buon successo l'altra sera a Spoleto per l'apertura del Festival dei Due Mondi di fronte al Presidente Oscar Luigi Scalfaro

Luoghi citati: Spoleto, Venezia