Quello Sherlock Holmes sono io

Esce a Londra un monumentale dizionario: è costato 30 anni di ricerche Esce a Londra un monumentale dizionario: è costato 30 anni di ricerche Quello Sherlock Holmes sono io La realtà nascosta nelle invenzioni letterarie I UEL grande narratore che era Graham Greene diceva di avere concepito II console onorario in sogno, e ricordava agli appassionati di Robert Louis Stevenson che anche il Dottor Jekyll e Mister Hyde erano nati da un'ispirazione notturna. Ma Greene tralasciava un fatto importante: che quella vicenda di horror doveva qualcosa anche alla cronaca. «Questa storia non è mai stata raccontata correttamente», scriveva Stevenson nei Notes del 1887. «Mi trovavo a un certo punto davvero a corto di soldi... Pensavo e ripensavo, cercando un soggetto... finché una notte ho sognato quella trama... Ma tutto quello che ho sognato del Dottor Jekyll era che quell'uomo veniva chiuso in un armadio, e lì ingoiava una pozione che lo trasformava in un altro essere umano». «Deacon Brodie!», sussultò Stevenson svegliandosi. Certo, Brodie: il rispettato ebanista di Edimburgo che la notte si trasformava in un pericoloso rapinatore, e che era stato condannato alla forca. Il sogno aveva ricordato a Stevenson che da bambino anche lui, a Edimburgo, aveva posseduto un armadio del terribile Brodie. Prendiamo ora Henry James. Nel 1880, quando un certo Francis Boott, compositore dilettante americano, che viveva con la figlia nella bella villa Castellani a Bellosguardo, gli offrì «esattamente quello che cercavo per il romanzo». Cioè i contorni - Firenze, la figlia, la villa - e persino l'apparenza dignitosa ma cinica di Gilbert Osmond in Ritratto di signora: il detestabile marito di Isabel Archer che la seduce con una fraudolenta promessa di felicità coniugale. Brodie non avrebbe potuto, visto che era vissuto nel Settecento, ma Boott lesse mai la celebre opera che ispirò? E si riconobbe in quei tristi panni? Certi ritratti letterari - e il suo era tra questi possono essere fedeli all'originale fino alla sfacciataggine. Sherlock Holmes, ad esempio, fu smascherato da Stevenson persino dall'esilio di Samoa. «C'è solo una cosa che mi disturba», scrisse a Conan Doyle nel 1893, lodando il suo libro appena pubblicato: «Potrebbe trattarsi del mio vecchio amico Joe Bell?». E l'altro si affrettò a rispondere che aveva indovinato, era proprio il medico di Edimburgo che tanti anni prima aveva affascinato entrambi gli scrittori con le sue osservazioni rapide e la sua intelligenza deduttiva. Ecco, tutto questo è un gioco. Il gioco del «Chi è chi» inventato da una signora inglese dagli occhi azzurri e i capelli d'argento, che porta il misterioso nome di R. C. Rintoul. La quale, per darsi uno scopo dopo la morte del marito e l'uscita di casa dei figli, ha cominciato nel 1964 a compilare un bizzarro manuale, il Dictionary of real people and places in fiction, appena pubblicato a Londra dalla Routlege: 1184 pagine di paziente decodificazione di tutti i romansà-clef della grande narrativa inglese e americana. Mettiamolo alla prova con una domanda insidiosa: chi era il leggendario Kurz di Cuore di tenebra? Di certo il maggiore inglese Edmund Barttelot, risponde il dizionario, di cui Conrad conosceva bene le avventure, prima in Egitto, poi su per il fiume Aruwimi fino a Yambuga, vicino alle cascate Stanley, dove regnò sugli indigeni macchiandosi di mostruose atrocità finché fu assassinato nel luglio del 1888, cioè quattro anni prima che uscisse Cuore di tenebra. Ma anche Arthur Hodister, il collezionista d'avorio amico dei cannibali Bangalas, adorato in Congo perché nemico dello schiavismo e ucciso più a Nord, dagli arabi, per la medesima ragione. E poi George Klein, il povero agente commerciale delia Società dell'Alto Congo che si ammalò di febbre intestinale e fu seppellito dallo stesso Conrad a Tchumbiri. E infine il più famoso, Sir Henry Stan¬ 700 va atore ley, il grande esploratore e giornalista che il New York Herald inviò nel 1869 in Africa a cercare Livingstone (impresa che gli costò due anni di avventure). Dunque fanno quattro personaggi veri: il gioco del nostro dizionario è più complesso di quel che sembra. Anche perché Stanley, a ben vedere, offrì a Conrad una cornice morale più che una trama, al contrario dell'avventuroso maggiore Barttelot: il che ci porta a concludere che questo manuale del pettegolezzo letterario può essere anche letto un po' come una storia dell'ispirazione narrativa. E' vero che è attraente vedere che dietro il Giorgio Viola di Nostromo si nasconde Garibaldi, ma c'è dell'altro da scoprire. C'è per esempio tutto un filone di storie «già vissute» che attraversa il dizionario, come quella di Carlos Gutiérrez, che nel '32 poteva vantarsi .con Hemingway di avere pescato più marlin di chiunque altro a Cuba.. Mentre gli insegnava la sua arte, già sordo e quasi completamente cieco, il vecchio cubano raccontava allo scrittore le sue avventure passate: e la storia di come una volta si fosse perso nell'oceano per inseguire il più grosso pescespada che avesse mai visto, diventò, ventanni dopo, Il vecchio e il mare. Tutto uguale: anche il ritorno a riva sconfitto, dopo la lotta con i pescecani che avevano ridotto la sua preda a un favoloso scheletro. Hemingway, evidentemente, vedeva nella sfida virile quanto inutile di «Santiago» (Gutiérrez) contro la prepotenza della natura un elemento nuovo da inserire nella sua galleria di eroi feriti. Ma qualche centinaio di pagine più in là troviamo invece tae QtoprcccMleQricnMpHcpptnlfsmrvpadPndHma noBertraCharles Dickens - in vacanza all'isola di I propWight mentre senve x David Copperfield nel 1849 - che si fa servire dal vicino Capitano Samuel Dick una storia suae figHaa: Ma^aret per semche non uscì mai più di casa dopo essere stata abbandonata dallo sposo la notte delle nozze (come la povera Miss Havisham di Grandi aspettative). Nulla, però, è più preciso e spietato della ricostruzione di Henry James, nei suoi diari, della vicenda vera su cui ha basato Washington Square. Con quell'ufficiale dal nome di Henry Kemble. «splendido, egoista e senza un penny», che voleva sposare per interesse una certa Miss Thackeray, assolutamente insignificante. E con quel padre di lei che fiu- tando la frode disereda la ragazza e si libera così dell'ufficiale. Quando Kemble tornerà all'assalto un po' imbolsito molti anni dopo, morto il babbo e assegnata l'eredità, la povera zitella che è ancora innamorata di lui lo mette cortesemente alla porta: proprio come fa Caterina Sloper con il bel Morris Townsend nella finzione letteraria. Altro che «finzione», allora. Qualcuno deve aver sofferto nel riconoscersi in trascrizioni così crude dei propri fatti privati. E non stupisce che John Middleton Murry e Katherine Mansfield, pur essendo molto amici di David Herbert Lawrence e assai infelici come sposi, abbiano fatto di tutto per non vedere che dietro la coppia Gudrun-Gerald, trascinata fatalmente alla distruzione in Donne innamorate, c'erano proprio loro stessi. Fu Frieda Lawrence a farglielo notare, mentre il marito scriveva a un'amica: «Darò il romanzo da leggere a Ottoline Morrell. Credi che ci resterà male a rivedersi in Hermione?». Con approssimativa certezza si può rispondere di sì. A giudicare almeno da quelle reazioni che il dizionario ci concede di scoprire. Pochi arrivarono alla sofisticazione di William James che rivedendosi nell'americano del fratello Henry, prende carta e penna e gli scrive rabbiosamente: «Quel piccolo prete morboso è degno di Ivan Sergevich», intendendo cioè, non di uno scrittore come te, ma di quel farabutto di Turgenev. Molti tengono invece il broncio allo scrittore anche per il resto della vita, come Bertrand Russell con Aldous Huxley, dopo la lettura di Giallo cromo. In quel detestabile Mr. Scogan di Huxley, Russell vedeva se stesso e basta, e non lo avrebbe convinto del contrario nemmeno Fitzgerald, con la sua teoria che «ci vogliono almeno una mezza dozzina di persone, per avere la sintesi di un personaggio letterario». Anche perché, diciamo la verità: a Conrad un grande marinaio come Dominio Cervoni, padrone del Tremolino, bastava da solo per quattro personaggi, da Nostromo, La freccia d'oro, The Rover e Suspense. Per fortuna, al poeta americano Delmore Schwartz, che ha conosciuto la rovina dopo alcuni grandi libri come Nei sogni comincia- no le responsabilità e II mondo è un matrimonio, è stata risparmiata almeno la beffa di vedersi riscoperto nell'opera che ha portato un altro al Nobel. Una settimana prima che Schwartz morisse alcolizzato e solo in un albergo di New York, Saul Bellow lo aveva visto per strada: ma non se l'era sentita di affrontare il vecchio amico caduto in disgrazia proprio quando lui diventava famoso. E dal rimorso di quel momento di vigliaccheria è nata la storia di Von Humbolt Fleisher, uno scrittore che ai suoi tempi era stato «d'avanguardia, il primo di una nuova generazione, bello, biondo, grande, serio, acuto e colto», il protagonista del Dono di Humbolt. Un grande successo nato dalla storia, appena un po' romanzata, di un fallimento ancora più grande. Livia Manera Chi c'era dietro il leggendario Kurz del conradiano «Cuore di tenebra»? Quattro persone vere. Secondo Fitzgerald «ne serve una mezza dozzina per fare un personaggio» // Jekyll di Stevenson era un ebanista del 700 che di notte diventava un pericoloso rapinatore ma non tutti ci stanno. Bertrand Russell offeso . rr • > • I propri affari in piazza: x per sempre con Huxley ^^^^ § ^^^^ § In alto a sinistra Arthur Conan Doyle, a destra Graham Greene; nella foto più grande Ernest Hemingway. Il disegno è di Judy Garlan, da «Graphis Annual 1983» Qui a fianco Robert Louis Stevenson. Più a sinistra Bertrand Russell, nell'ultima immagine Saul Bellow: il suo Humbolt era in realtà lo scrittore Delmore Schwartz