Dramma della follia sterminate tre famiglie di Enzo Laganà

In Calabria i delitti più efferati: custode spara a moglie e tre bimbi, bidello accoltella la consorte e i due figli. In Calabria i delitti più efferati: custode spara a moglie e tre bimbi, bidello accoltella la consorte e i due figli. Dramma della follia/ sterminale tre famiglie A Caserta, marito uccide coniuge e suocera Solo in un caso, un litigio all'origine degli omicidi REGGIO CALABRIA. Ha atteso i carabinieri davanti a casa e quando si è loro consegnato non ha aperto bocca. Aveva da poco ucciso la moglie e i tre figlioletti. Quasi contemporaneamente, ad altri carabinieri che lo ammanettavano, un altro uomo ha sussurrato appena: «Ce l'avevano con me; mi odiavano, forse mi volevano uccidere». Aveva anche lui da poco ucciso la moglie e due figli. Due storie di ordinaria follia in due distinte tragedie che quasi per una congiuntura astrale si sono verificate alla stessa ora, attorno alla mezzanotte, sotto lo stesso cielo afoso di questa già avanzata e torrida estate calabrese; ma a 200 chilometri di distanza, la prima a Campo Calabro, quasi alle porte di Reggio, la seconda a San Mauro Marchesato, poco distante da Crotone. Agli inquirenti diverse sono solo apparse le modalità delle due tragedie, e forse scopriranno i differenti motivi scatenanti della follia dei due capifamiglia, sempre se si riusciranno ad accertare appieno la verità e i particolari. Le risposte - se ci saranno - dovranno, caso mai, venire dai periti psichiatrici cui i giudici probabilmente fin dalle prossime ore affideranno i protagonisti delle due storie. La prima, forse la più oscura e incomprensibile, si è verificata in contrada Mariniti di Campo Calabro, quasi un balcone sullo Stretto di Messina, dove in una casetta ad un piano e abbastanza isolata viveva la famiglia di Domenico Laganà, 54 anni. L'uomo, custode del vicino e disabilitato fortino militare, abitava con la moglie, Domenica Carbone, 36 anni, casalinga, e con i figli Giuseppina, 12, Maria, 10 e Antonio, di 8. Una vita abbastanza serena e tranquilla, a vedere l'ordine e il modesto benessere presente nelle quattro stanze. Forse - a sentire gli inquirenti che hanno raccolto le testimonianze di parenti - c'era di tanto in tanto qualche scenata di gelosia causata più dalla differenza di età tra i coniugi che da sospetti; mai comunque più di tanto. A mezzanotte, quindi, una telefonata alla stazione dei carabinieri di Villa San Giovanni è suonata strana: «Venite, ho ucciso la mia famiglia». Quindi l'indirizzo; e un quarto d'ora dopo la tragica conferma: nel letto matrimoniale c'erano i cadaveri in pigiama della donna e del piccolo; nei due lettini della stanza attigua quelli delle due bambine. Tutti e quattro erano stati uccisi con una fucilata esplosa a bruciapelo senza che se ne rendessero conto, tutti immersi nel sonno com'erano quando l'uomo aveva preso il, suo fucile calibro 12 e lo aveva caricato due volte facendo quindi fuoco senza dire una parola (e muto è rimasto davanti ai militari che cercavano di chiedergli una spiegazione). Più «motivata» l'altra tragedia, di San Mauro, dove in un modesto stabile a più piani del centro viveva la famiglia di Francesco Frandina, 55 anni. Incensurato, l'uomo continuava a svolgere con puntualità il suo lavoro di bidello al liceo classico di Crotone nonostante pare da qualche tempo soffrisse di una forma di mania di persecuzione. Sembra fosse ossessionato dalla preoccupazione di non essere più amato dai suoi cari e ieri sera, dopo una banale discussione con una delle figlie, è scattata l'incontrollata avversione. E' sceso nel garage e si è armato di un grosso e lungo col- tello. Quando la moglie. Maria Arcuri, 49 anni, e i figli si sono affacciati sulla scala per capire perché l'uomo non risalisse per andare a letto, si è lanciato contro i familiari colpendo all'impazzata. «1 corpi erano straziati, quasi irriconoscibili», hanno raccontato i carabinieri per spiegare lo stato d'incoscienza in cui il bidello aveva ucciso, oltre alla donna, anche la figlia Marcella di 23 anni, ragioniera, disoccu¬ pata, e Rosario, 18 anni, operaio. Dalla furia omicida dell'uomo si è salvata l'altra figlia, Chiara, 25 anni, fuggita di casa a chiedere aiuto, e la sorella, Maria Frandina, 52 anni, che affacciatasi sull'uscio è stata raggiunta da un solo colpo e ne avrà per una quindicina di giorni. Meno sfortunata è stata poi la più piccola dei figli del pluriomicida, Donatella, 12 anni, in vacanza da alcuni giorni da parenti a Crotone, e nella cui moglie e i tre figli sono stati uccisi dall'uomo in un momento di follia. [FOTO DE GRAZIA E ROMANO] mente non resteranno neppure quei terribili momenti di una folle notte d'estate. E per completare la giornata di «follia» un ultimo episodio, ad Albignano, in provincia di Caserta. Un imprenditore edile, Angelo Romano, di 29 anni, ha sparato sei colpi di pistola contro la moglie Giuseppina Lipartiti, 27 anni, e la suocera Filomena Papi, 55 anni. L'uomo, dopo il delitto, ha portato i due figli dal fratello. Ai carabinieri ha raccontato che la moglie lo accusava di tradirla con un'altra donna e che si è presentata in casa, spalleggiata dalla madre, minacciandolo con un coltello e lui, per difendersi, ha sparato. Enzo Laganà La famiglia Laganà ripresa a una festa, poco tempo fa. La moglie e i tre figli sono stati uccisi dall'uomo in un momento di follia. [FOTO DE GRAZIA E ROMANO]

Persone citate: Angelo Romano, Domenico Laganà, Filomena Papi, Francesco Frandina, Giuseppina Lipartiti, Laganà, Maria Arcuri, Maria Frandina