Black-out l'ospedale impazzisce di Maria Corbi

San Camillo, non si esclude che il corto circuito sia di origine dolosa San Camillo, non si esclude che il corto circuito sia di origine dolosa Black-out, l'ospedale impazzisce Roma, niente ricoveri e parti per 24 ore ROMA. Un black out ha gettato nel caos il San Camillo, uno dei più importanti ospedali della capitale. Alle tre di notte un guasto nei trasformatori di corrente ha fatto saltare le centraline che distribuiscono elettricità e questo mastodonte della sanità pubblica - 1600 posti letto, 600 medici e 1200 infermieri - è andato in tilt. E potrebbe esser stato sabotaggio. Ieri sera, l'amministratore dell'Uls Roma 10, Luigi D'Elia ha detto che occorreranno due giorni per stabilire se dietro l'incidente c'è un'azione dolosa. Intanto, per tutta la notte e la giornata di ieri le camere operatorie sono state in regime di emergenza, non hanno funzionato numerosi impianti, tra cui la Tac, non sono stati accettati nuovi malati, e molti ricoverati sono stati trasferiti. E non è stato fatto nascere nessun bambino. L'entrata in funzione dei gruppi elettrogeni, che non sono stati comunque capaci di far tornare la normalità, ha impedito danni più seri. C'è voluta un'ora e mezza per avviare i generatori e per tutto questo tempo in alcuni reparti si sono respirati attimi di tensione. Come al centro trasfusionale dove, racconta il dirigente Roberto Cavanna, la mancanza di corrente stava per far alterare il sangue conservato nelle frigoteche e i materiali conservati nei congelatori. «La temperatura si era alzata fin quasi al limite ammesso. Se il gruppo elettrogeno avesse ritardato ancora un poco a entrare in funzione avremmo dovuto portare immediatamente il sangue presso altri ospedali». E per fortuna al reparto non ci sono state urgenze. «Certo al buio non avremmo potuto preparare una trasfusione», ammette il dirigente. Ma girando per le stanze, i corridoi e per le strade che costeggiano i palazzoni costruiti nel '29, alquanto fatiscenti, di questa città ospedaliera, i commenti che si raccolgono parlano tutti di fortuna. Solo il caso infatti, non certo l'organizzazione, ha evitato che ci scappasse la tragedia. «Nel mio reparto, racconta un'infermiera dell'ematologia, ci sono molti malati che hanno su bito un trapianto di midollo. Se uno di loro avesse avuto un arre sto cardiaco non saremmo stati in grado di attaccare un defibril latore». «C'è bisogno di un cadavere per sistemare le cose? Per ottenere un'autonomia di energia di 24 ore per ogni reparto?», si chiede l'in fermiera. E con lei molti colleghi che non sono d'accordo con la li nea del «non è successo niente o comunque è poca cosa» che viene dall'amministrazione. Ma questo episodio di Malasa nità è solo l'ultimo di una lunga serie ambientata nelle strutture ospedaliere romane. Solo una set timana fa i Nas nello stesso ospe dale hanno sigillato la camera operatoria di cardiochirurgia dove era stato avvistato un topo. Ed è proprio la sporcizia una delle pecche più gravi di questo ospedale romano che solo fino a poco tempo fa aveva gran parte degli infissi che cadevano a pezzi. Adesso le nuove finestre ci sono, ma in alcuni casi non è possibile aprirle come nel reparto maternità dove ieri non funzionando i condizionatori il caldo ha causato non pochi disagi alle future mamme. Se si guarda poco più in là nel tempo, a novembre '92, si trova un altro caso in cui guai elettrici fanno sfiorare la tragedia. E' successo al Forlanini, una struttura da 900 posti letto attaccata al San Camillo e ad un altro gigante della sanità pubblica lo Spallanzani con cui forma la «città sanitaria» della Usi 10. Qui una signora ammalata di cancro alla gola, dopo essere stata sottoposto ad aneste- sia è stata rimandata a casa perché mancava il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno della sala operatoria. Il sottosegretario alla Sanità Publio Fiori, che nei giorni scorsi aveva dovuto rinunciare ad una indagine ufficiale sugli ospedali romani perchè al di fuori delle sue competenze, ha subito disposto un ispezione per il guasto al San Camillo. Ha chiesto che «siano licenziati senza indugi i responsabili amministrativi e politici che hanno consentito il degrado dell'ospedale romano» che avrebbe bisogno, come le altre strutture della capitale di inter¬ venti straordinari «per evitare danni irreparabili alla cittadinanza». E la lista di ingiustizie e disservizi che si registrano nella routine ospedaliera della capitale è purtroppo ricchissima. Posti in corsia su raccomandazione, carenza cronica di infermieri che riguarda un po' tutti gli ospedali, inadeguatezza delle strutture ad accogliere i malati di Aids, acquisto di macchinari e tecnologie destinati a rimanere nelle cantine per mancanza di personale tecnico o di stanze agibili. Maria Corbi Per più di 17 ore l'ospedale San Camillo è rimasto senza energia elettrica. Colpa di un corto circuito notturno. Per assicurare corrente nelle sale di rianimazione e agli altri servizi d'urgenza sono entrati in funzione i gruppi elettrogeni

Persone citate: Luigi D'elia, Publio Fiori, Roberto Cavanna, Spallanzani

Luoghi citati: Roma