Saddam: rinuncio a vendicarmi

Insolito sondaggio di Baghdad, il 70 per cento contrario a rappresaglie Insolito sondaggio di Baghdad, il 70 per cento contrario a rappresaglie Saddam: rinuncio a vendicarmi «Aveva ragione Bush, la sua cagnetta in politica estera è meglio di Clinton» BAGHDAD. Anche ieri il regime di Baghdad ha continuato a martellare gli iracheni sul «nuovo e lungo confronto» che si prospetta con gli Usa dopo l'attacco missilistico di sabato, ma gli appelli alla vendetta lanciati da Saddam sembrano ormai non fare più presa sulla gente che pare stanca di guerra e sfiduciata come mai prima d'ora. Mentre la propaganda si faceva più serrata, ieri l'agenzia ufficiale Ina ha reso noto che più del 70 per cento degli iracheni sono stufi di sentir parlare di riscossa e di vendetta e il giornale «al Jumhouriyah» ha addirittura criticato apertamente il governo per aver smantellato il suo arsenale missilistico. L'indicazione del malcontento popolare è emersa da un sondaggio d'opinione condotto dal ministero dell'Informazione su un campione di 1000 persone (626 uomini e 374 donne) intervistate per telefono a Baghdad e in altre sei città. Inconsueto a detta di molti osservatori - il fatto che il regime abbia commissionato una simile inchiesta, ma ancor più sorprendente è che ne abbia diffusi i risultati, secondo i quali il 50 per cento degli intervistati preferisce «pazienza e risolutezza» e non rappresaglia come risposta all'attacco americano. Inoltre, il 19 per cento ritiene sufficienti «proteste pacifiche», mentre meno del 2 per cento si è detto disposto ad «accettare le condizioni degli Usa». Soltanto il 29% ritiene che «colpire gli interessi americani» sia l'opzione da adottare. . Ma ancor più sconcertante della pubblicazione del sondaggio è stato un articolo apparso sulla prima pagina di «Al Jumhouriyah», in passato sempre allineato con il regime. Il giornale ha accusato a chiare note la dirigenza irachena di aver commesso «un errore strategico», accettando due anni fa i termini del cessate-il-fuoco della guerra del Golfo in base ai quali Baghdad ha dovuto smantellare i suoi missili a lunga gittata. «Se adesso avessimo avuto i nostri missili - ha scritto il gior¬ nale - il debole e inconcludente Bill Clinton non avrebbe osato colpirci, e l'Iraq avrebbe potuto rispondere all'attacco con efficacia e una potenza completa colpendo i centri dell'aggressione a Riad, Tel Aviv e in Kuwait». Ma sia le accuse di «al-Jumhouriyah» sia la diffusione del sondaggio d'opinione - a detta degli osservatori - potrebbero essere manovre volute dal regime iracheno per darsi una parvenza di democraticità in vista di un rimpasto di governo. O, forse, di una più spiccia epurazione ai vertici. Diversamente da altri giornali - che da alcuni giorni definiscono Clinton un «criminale» e un «vigliacco» - e con un tocco d'ironia insolito per la stampa irachena, «al-Thawra» ha scritto di «essere d'accordo» con l'ex presidente Usa George Bush, il quale l'anno scorso affermò che la sua cagnetta Milly di politica estera ne sapeva più di Clinton. Bush aveva fatto questa battuta durante la campagna per le elezioni presidenziali del novembre scorso, senza riuscire però a convincere gli americani. «Al-Thawra» ha scritto che «in effetti l'attacco americano ha dimostrato che la cagnetta di Bush in politica estera ne sa di più perché Clinton ha aggredito l'Iraq senza neanche dare al suo crimine una copertura di legittimità rivolgendosi prima di tutto al consiglio di sicurezza dell'Onu, come invece Bush a suo tempo aveva fatto». Radio e televisione hanno invece trasmesso più volte un appello del partito Baath (al potere) «agli arabi e ai musulmani di tutto il mondo ad unirsi all'Iraq in un'azione comune contro i piani americani». A Baghdad, insomma, tutti sembrano aspettarsi l'inizio del secondo atto. La portaerei Usa Roosevelt, del resto, è già uscita dal canale di Suez insieme con le sue navi appoggio e, forse, attraverserà il Mar Rosso per dirigersi nel Golfo. Mentre gli ispettori dell'Onu rendono noto che Saddam non nasconde nessun reattore atomico per la produzione di plu¬ tonio, le reazioni internazionali al blitz Usa non sono tutte incoraggianti. I tradizionali alleati canadesi mugugnano: «La prossima volta avvertiteci», ha detto il ministro degli Esteri Perrin Beatty, aggiungendo: «Speriamo che non accada più». Nuova spaccatura in Russia tra il presidente Eltsin, che approva, e il Parlamento, che condanna duramente: «Questo è terrorismo di Stato, e il nostro governo è succube della politica degli Stati Uniti». Nuovo intervento critico di Mikhail Gorbaciov, dopo quello apparso in prima pagina sulla Stampa. L'ex Presidente sovietico ha definito un «serio errore» l'attacco di Clinton e «inqualificabile» la reazione del governo di Mosca. [e. st.] © 1993 GAMBLE—FLORIDA TIMES-UNION