Sellerio: «Ma la tv è anche cultura » di Massimo GramelliniPaolo Murialdi

I Saggi: tranquillo Baudo, non faremo i presentatori Il nuovo Consiglio affronta il malumore interno. Adesso tutti gli occhi sono puntati sul futuro direttore Sellerio: «Ma la tv è anche cultura » I Saggi: tranquillo Baudo, non faremo i presentatori ALLA RAI IROMA L più burbero è Paolo Murialdi, il probabile neopresidente della Rai. «A chi dovrei rispondere? A Pippo Baudo che procede per slogan radicalchic? Che dice che noi nuovi consiglieri non vediamo la tv? Ebbene, io la televisione la vedo». Il più spiritoso Tullio Gregory: «Nessuno vuole togliere il mestiere ai tecnici. Baudo può stare tranquillo. Non farò il presentatore». La più problematica Elvira Sellerio: «Baudo ha ragione a dire che non ci siamo mai occupati di tv. Condivido più il suo discorso che quello della Parietti, che pure ringrazio per il bell'augurio che ci ha fatto. Dove però non sono più d'accordo con Baudo è quando dice che la tv deve fare informazione e spettacolo, ma non cultura. Bene: informazione e spettacolo sono cultura. Parlare un italiano corretto è cultura. Usare le parole appropriate è cultura». Era la loro prima giornata da governatori della tv, ma i cinque «professoroni» issati ai vertici della Rai da Napolitano e Spadolini l'hanno trascorsa nelle occupazioni di sempre: chi in casa editrice e chi all'università o al suo tavolo di lavoro, in stanze prive di monitor e ricolme di libri, come quella da cui Feliciano Benvenuti ha solennemente dichiarato che lui, fra un'ora di tv e una di teatro, ne preferisce senz'altro una di musica. Prenderanno servizio mercoledì prossimo. Intanto però fiutano l'aria e non ci hanno messo molto a capire che quella che spira nei corridoi della Rai è pesantissima: un miscuglio di paura, diffidenza, opportunismo. Ma i «professoroni» non si scoraggiano. Hanno ricevuto il telecomando e adesso... «Adesso impareremo ad usarlo», scherza Gregory, il filosofo della compagnia. Dice che gli ci vorrà qualche settimana per prendere confidenza con la nuova materia. Un paio di idee, comunque, se l'è già fatte. Questa storia, ad esempio, per cui chi è dentro l'azienda avrebbe più titoli a governarla di chi viene da fuori. «Io credo che non sia necessario crescere e svilupparsi in batteria». E messo di fronte alla presunta «diversità» della Rai, il professore prova a ragionare: «Esistono dei problemi strutturali di fondo comuni a tutte le aziende». Come consigliere d'amministrazione, anche Gregory dovrà mettere la sua firma su tutti i contratti superiori ai cinque miliardi e quindi anche sul prossimo pacchetto di film che la Rai andrà a comprare ad Hollywood. «Ma potremo vedere il film prima o dovremo prenderlo a scatola chiusa?» è la sua domanda spontanea, sospesa fra l'ironico e l'ingenuo. Fin troppo facile rispondergli che, mentre lui guarda il film, Berlusconi glielo ha già soffiato da sotto il naso. «Sono spaventata e orgogliosa». Elvira Sellerio è nella sua Palermo a districarsi fra i telegrammi di auguri, a cercare fra gli amati libri il carburante per la difficile spedizione che l'attende in continente: «Mi preoccupa la grande attesa che accompagna e circonda noi nuovi consiglieri». A scanso di illusioni, ammette: «Non si può cambiare tutto. Anzi, con grande franchezza devo dire che per un po' non cambierà quasi niente; che la televisione italiana, con tutti i suoi difetti, resta una delle migliori del mondo e che sarà già un risultato - forse un grande risultato - se alla fine dei due anni del nostro mandato sarà cambiato il rapporto fra la tv e gli utenti. Se la gente, cioè, potrà credere che quella che esce dai teleschermi è la verità». Molto dipenderà anche dalle caratteristiche del nuovo direttore generale. Esaurite le emozioni che hanno accompagnato la nomina dei cinque consiglieri, da ieri l'attenzione è tutta concentrata sulla poltrona più importante dell'organigramma Rai. E se Romano Prodi, cui come presidente dell'Ili spetta assegnarla, ci vedrebbe volentieri seduto il direttore del «Sole 24 Ore» Gianni Locateli!, all'interno dell'azienda la richiesta è unanime: «Vogliamo un uomo Rai, uno che di televisione se ne intenda». Dopo Baudo, Minoli e il sindacato dei giornalisti Usi- grai, ieri sono stati i dirigenti di viale Mazzini a suonare la stessa canzone: «Solo chi conosce i problemi dell'azienda può accelerare i processi decisionali», ha detto in un burocratese abbastanza chiaro il loro rappresentante sindacale, Aldo Materia. A fianco degli uomini della Rai scendono vasti settori del mondo politico. Come Pierferdinando Casini, uomo-tv della de ai tempi della segreteria Forlani: «Una soluzione interna potrebbe essere il tocco finale, il completamento di un lavoro ben fatto». Chissà come sarà contento Martinazzoli, che sponsorizza da mesi la candidatura di Locatelli. Anche il pds si schiera pubblicamente per una soluzione interna, che a meno di un ripescaggio di Emanuele Milano potrebbe avere la faccia di Corrado Guerzoni, attuale vicedirettore per la radiofonia. Dice il solito anonimo Rai: «Se cercano un tagliatore di teste, chi meglio di lui, che ha tagliato i cori e le orchestre?» Massimo Gramellini A sinistra l'editrice Elvira Sellerio Qui accanto lo scrittore e giornalista Paolo Murialdi

Luoghi citati: Hollywood, Palermo