Andreotti sì all'inchiesta di Giovanni Bianconi

Omicidio Pecorelli: al Senato l'ultima parola sull'autorizzazione a procedere Omicidio Pecorelli: al Senato l'ultima parola sull'autorizzazione a procedere Andreotti, sì alFinchiesta L'avvocato: i giudici hanno sbagliato ROMA. La Giunta del Senato ha detto sì, l'inchiesta su Giulio Andreotti per l'omicidio Pecorelli sarà autorizzata. Del resto l'aveva chiesto lo stesso senatore a vita, e dopo un paio d'ore di discussione la Giunta ha deciso praticamente all'unanimità: solo i democristiani Ladu e Saporito e il liberale Compagna si sono astenuti. Ora l'ultima parola spetta all'aula di palazzo Madama, ed è probabile che lì dentro come ha già fatto per la richiesta per il reato di associazione mafiosa - Andreotti pronunci la sua autodifesa. Ieri, alla Giunta per le immunità che doveva esaminare il suo caso, il leader democristiano ha inviato solo la memoria difensiva preparata dall'avvocato Franco Coppi: diciotto pagine per dire che sì, l'autorizzazione a procedere va concessa perché l'ha chiesta pure Andreotti, ma i giudici di Roma hanno sbagliato a non archiviare subito; e soprattutto non devono esagerare con le indagini, andando a ripescare storie vecchie di vent'anni. Una tesi, quest'ultima, respinta dalla Giunta e dal suo presidente, il pididessino Giovanni Pellegrino: «Noi non possiamo mettere dei paletti alle indagini dei magistrati; però certamente c'è un interesse, di fronte ad accuse così gravi, che si faccia chiarezza e al più presto». Sulla richiesta avanzata dal procuratore di Roma Vittorio Mele e dal suo sostituto Giovanni Salvi, Pellegrino dice: «La Procura di Roma ha riconosciuto che le dichiarazione di Buscetta in sé considerate non erano neppure sufficienti ad una richiesta di autorizzazione a procedere; hanno espletato altre indagini, D cui risultato non è tale da consentire di prospettare un rinvio a giudizio del senatore Andreotti, ma nemmeno un'archiviazione. Si devono compiere altre indagini, fare confronti, e per questo è stata chiesta l'autorizzazione a procedere». Una valutazione positiva, dunque, dell'operato dei magistrati. Del tutto diversa da quel¬ la dell'avvocato Coppi. Per il difensore di Andreotti l'immediata archiviazione del caso «sembrava doversi imporre all'evidenza sia per l'intrinseca incredibilità della mostruosa accusa, sia perché Buscetta non riferiva fatti di cui avesse diretta conoscenza, ma palesemente mescolava con disinvoltura notizie che egli stesso ammetteva di aver ricevuto da terzi, e in gran parte non più controllabili per la morte dei loro presunti autori, con personalissime e indimostrate illazioni». L'avvocato insiste sul fatto che Buscetta, nell'ultimo interrogatorio, dice di aver «dedotto» che fu Andreotti a chiedere ai cugini Salvo il «favore» di uccidere Pecorelli. «L'accusa di omicidio è frutto di una deduzione logico-mafiosa del Buscetta, e si pretende un procedimento penale per verificarla», scrive il professor Coppi che poi accusa: «Fino a prova contraria le deduzioni non sono notizie di reato, e non dovrebbero neppure essere iscritte con nome e cognome del 'dedotto' nel relativo registro». Ed ecco la principale preoccupazione del senatore a vita accusato di omicidio: Andreotti ha diritto ad un'inchiesta rapida, mentre i magistrati inquirenti sembrano intenzionati a scavare a fondo, come dimostra l'articolata richiesta di autorizzazione a procedere che parla di Italcasse, «assegni del presidente», banda della Magliana eccetera. «Orbene - scrive Coppi -, l'aspirazione della Procura di Roma a riscrivere la storia degli ultimi vent'anni di vicende criminali del nostro Paese appare francamente spropositata e fuorviante». Dice l'avvocato che l'inchiesta deve ancorarsi alla presunta conoscenza dei Salvo con Andreotti (sempre negata da quest'ultimo) e agli eventuali legami tra omicidio Pecorelli e caso Moro. Ma la Giunta del Senato ha già risposto: niente paletti al lavoro dei giudici. Giovanni Bianconi Il senatore Giulio Andreotti

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