Il grande addio dello Stato padrone di Roberto Ippolito

Una task-force preparerà le grandi cessioni: telefoni, energia, credito, assicurazioni, acqua e luce Una task-force preparerà le grandi cessioni: telefoni, energia, credito, assicurazioni, acqua e luce Il grande addio dello Stato padrone Ciampi: 30 giorni per vendere tutto ROMA. Niente eccezioni. Lo Stato vende tutto ciò che ha di più prezioso. Il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi ha accelerato la privatizzazione delle grandi aziende pubbliche: Enel, Ina, Banca commerciale, Credito italiano, Imi, Agip e Stet. Con una direttiva ha stabilito che entro trenta giorni sia pronto il calendario con i tempi delle cessioni. E a sorpresa ha deciso che si vende fino all'ultima azione, anche se qualche deroga in realtà è prevedibile. I sette gioielli finiranno in mani private. E lo Stato padrone tirerà giù la saracinesca: non gestirà più luce, telefoni, pompe cu benzina, credito e assicurazione. L'obiettivo non è una novità, ma per rimediare a un anno di mancate vendite il presidente del Consiglio ha istituito un supercomitato affidandogli ampi poteri per le privatizzazioni. Ciampi è più che soddisfatto: «Stiamo spingendo al massimo. Il comitato non ha solo compiti di consulenza e garanzia, ma è un comitato propulsivo. Basti vedere le competenze che ha per stabilire il calendario delle privatizzazioni». Per la fine di luglio si saprà quando saranno offerte al pubblico le azioni delle sette società e con quali procedure. La direttiva prevede che i cinque componenti del «comitato permanente di consulenza globale e di garanzia» (questo il nome ufficiale) lavorino «riducendo al nummo i tempi» delle operazioni di vendita. Ne fanno parte Mario Draghi (diret- tore generale del ministero del Tesoro), Pier Gaetano Marchetti (commercialista impegnato con la Mediobanca), Ariberto Mignoli (avvocato, presidente del patto di sindacato che governa la Mediobanca), Lucio Rondelli (ex amministratore del Credit) e Ottavio Salamoilo (ex direttore del Banco di Sicilia). Adesso sono loro i signori delle privatizzazioni; avranno «funzioni di garanzia della trasparenza e della congruità delle procedure poste in essere dal governo». La mossa di Ciampi tende a ridare slancio a un processo arenatosi per mille motivi: la recessione incombe, non sono stati trovati acquirenti. La direttiva contiene finalmente l'elenco definitivo di cosa si privatizza. Ma in realtà viene messo in vendita ciò che era già in vendita. La privatizzazione del Credit è stata decisa dal governo del socialista Giuliano Amato il 9 settembre scorso; a novembre Tiri ha stabilito di ven¬ dere tutte le sue azioni e un mese dopo ha fissato i criteri per scegliere le offerte. A dicembre anche la Comit è stata definita cedibile. Una lettera d'intenti per cedere l'Imi alla Cariplo (operazione saltata) risale a marzo 1991. Lunedì Franco Bernabò, amministratore delegato dell'Eni, ha detto che l'Agip andrà sul mercato all'inizio del 1994. L'apertura ai privati per Enel, Ina e Stet è stata proclamata a'ripetizione. Che bisogno c'èra allora di una direttiva con la lista delle privatizzazioni? Per la presidenza del Consiglio mancava uno strumento tecnico che garantisse il passaggio dalle procedure istituzionali e amministrative al collocamento sul mercato. Il comitato istituito ieri sarà l'ambasciatore sul mercato finanziario delle operazioni annunciate. Aver indicato nella lista anche il Credit per il quale le procedure di vendita sono (invano) in corso da tempo fa immaginare la modifica delle condizioni. Sarà privilegiato il meccanismo dell'offerta pubblica di vendita. Né si può escludere che si tenti di privatizzare prima la Comit, come chièsto da più parti, mancando candidati per il Credit. Il comitato è stato istituito da Ciampi su proposta del ministro del Tesoro Piero Barocci (vicino alla de) che si è mosso d'intesa con i colleghi del Bilancio Luigi Spaventa (indipendente di sinistra) e dell'Industria Paolo Savona (di area repubblicana). Era stato lo stesso Barocci, con la relazione del 18 aprile sullo stato di attuazione delle privatizzazioni, a sollecitare la creazione di un organo di questo tipo. Ma è fuori di dubbio che i cinque signori delle privatizzazioni toglieranno potere allo stesso ministro del Tesoro e ai titolari di Bilancio e Industria. Il comitato, fra l'altro, risponde direttamente a Ciampi, pur essendo presieduto da Draghi, uomo del Tesoro. Nelle Partecipazioni statali in smobilitazione la direttiva ha provocato molti interrogativi sull'intenzione di vendere l'intera partecipazione pubblica. Nessun altro Paese della Cee intende ritirarsi dai servizi pubblici. Proprio ieri la Germania ha deciso di privatizzare la società di telecomunicazioni Telekom, ma il 51% re- sterà in mani pubbliche in una prima fase e sarà impedito il controllo di azionisti stranieri. In Italia, secondo il ministero del Tesoro, lo Stato può ricorrere alle «golden share», le piccole quote di partecipazione alle quali vengono riservati particolari privilegi (come la nomina degli amministratori o il veto su operazioni contrarie agli interessi nazionali). La direttiva di Ciampi non ne parla. Ma non è decaduta la debberà di dicembre del Comitato interministeriale per la programmazione economica che ha ammesso le «golden share» per i servizi. Un chiarimento dovrà venire dai cinque saggi. Il comitato stabilirà le procedure delle cessioni preferendo i «collocamenti pubblici che favoriscano l'ampia diffusione dei titoli fra i riasparmiatori, evitino concentrazioni di quote significative del capitale presso singoli azionisti, permettano la costituzione di un nucleo di azionisti che assicuri stabilità alla compagine azionaria». E' una spinta alle public company, le società che hanno una miriade di azionisti. Roberto Ippolito Il ministro del Tesoro Piero Barucci

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