Un rifugio al Colle della Portia dove passò anche il re Desiderio di R. Se

VAL DELLA TORRE VAL DELLA TORRE Un rifugio al Colle della Portia dove passò anche il re Desiderio UN minuscolo, rustico rifugio in mezzo ai boschi a due passi da Torino, una piccola storia poetica di un gruppo di volontari dell'Ana di Val della Torre che non riescono a stare con le mani in mano. Il tutto raccontato in un bel libretto «Portia» 1870-1993, di Ezio Capello, ediz. Arti Grafiche S. Rocco di Grugliasco, 130 pagine, 12 mila lire. Il volume è stato stampato in 500 copie a spese dell'Ana e della Comunità Montana Ceronda e Casternone, e viene venduto al puro prezzo di costo. Il rifugio è stato inaugurato il 20 giugno con una gran festa. Il colle della Portia è un'ampia insellatura a 1300 metri di quota, da sempre punto di transito tra la Valle di Richiaglio (Viù) e Val della Torre, ma che metteva anche in comunicazione la Valle di Lanzo con i centri della pianura come Alpignano e Pianezza. Ci passò perfino il re longobardo Desiderio nel 757 in fuga davanti ai Franchi di Carlo Magno, dopo la sconfita alle Chiuse di San Michele. Oggi il colle è solo luogo di tranquille escursioni, e si raggiunge a piedi con un sentiero ben segnato dal Colle del Lys (un'ora) o da Val della Torre (due ore). Sul posto esisteva già dal 1870 una piccola cappella rifugio usata in caso di maltempo, (quando le valli erano piene di gente) dai valligiani che scavalcavano la montagna per andare al mercato o per altre necessità. «La costruì - scrive Capello - Andrea Rigoletti, montanaro di Rocconero, frazione di Col San Giovanni, che una volta era Comune. Rigoletti, che fu sergente maggiore dell'artiglieria da montagna, morì nel 1926 alla veneranda età di 101 anni, e tre suoi pronipoti sono tutt'ora viventi». Ma Capello non ha fatto solo la storia della cappella: ha inserito la sua piccola vicenda nella storia complessa di questa porzione del Piemonte, a partire dai Romani per arrivare alla guerra partigiana. La costruzione era però pericolante: è stata abbattuta e ricostruita da una squadra composta da volontari provenienti da Alpignano, Caselette, Collegno, Pianezza, Rivoli, naturalmente Val della Torre e Viù. Due parole infine su Capello, torinese, che ha già scritto numerosi libri, specializzato come si definisce in «ricerche storiche-su luoghi sconosciuti». Una delle sue ultime fatiche «Quel ponte sull'Unghiasse» (sempre ediz. S.Rocco), storia di una famiglia sfollata nelle Valli di Lanzo durante la guerra, [r. se]

Persone citate: Andrea Rigoletti, Capello, Ezio Capello, Rigoletti