ROMANZI SLEGATI TRA NORD E SUD di Ferdinando Camon

ROMANZI SLEGATI TRA NORD E SUD ROMANZI SLEGATI TRA NORD E SUD EARO Tuttolibri, vorrei rivolgere alcuni interrogativi a Ferdinando Canion in merito al suo intervento di sabato scorso. Se la cultura nazionale-meridionale è morta, e ugualmente morta è quella spinta all'unità di scrittori come Calvino, Vittorini, Ottieri, età, e se la cultura del Nord dello Stato va sempre più a Nord in una prospettiva da introverso ed individualista centro Europa, ebbene, cosa resta al Sud? Quale secondo lui la cultura meridionale dei nostri giorni? E' una cultura schiava di concezioni settentrionali che hanno invaso perfino il Ministero della Pubblica istruzione (mi riferisco all'accenno ai temi della maturità), oppure è forte pur nella scissione? Ma è veramente questo lo scenario dell'ultimo scorcio del secolo, non c'è sempre stata una differenza fisiologica, ma non per questo separatista, tra i due estremi dell'Italia? Enza Scuderi, Misterbianco Che piacere dialogare di letteratu ra, su questo tema e con questo tono, con Misterbianco! Ma no, non si può certo dire che la letteratura meridionale sia «morta», e che sia morta quella «spinta all'unità di scrittori come Vittorini, Calvino, Ottieri...»: man mano che il tempo passa, anzi, la critica rafforza il sospetto che sia più vitale e dura turo il primo Calvino, quello della resistenza, della denuncia, della nalisi, dal «Sentiero» fino ai racconti, con quel nucleo su Marco valdo, alla «Speculazione» e allo «Scrutatore», che non l'ultimo, quello cosmico e fantastico: così passionale e sentimentale il primo, così freddo e cerebrale il se¬ condo. Ho l'impressione che all'estero non abbiano mai pienamente accettato i racconti matematico-filosofici, abbiano continuato a rimpiangere il tempo ideologicopassionale di Calvino. Dunque! Non so se si potrà mai fare lo stesso ragionamento a proposito di Ottieri, preferendo «Donnarumma» ai romanzi della malattia: che a me interessano molto. So che lui non sopporta questa definizione, «della malattia», vorrebbe che si parlasse «della guarigione, dell'analisi» e non «della nevrosi». Ma, insomma, il nuovo Ottieri è lì. Non è dunque questione di grandezza o piccolezza, di morte o vitalità, ma di evoluzione, per cui fino a un certo punto è esistita da noi una letteratura notevolmente compatta, che fondeva in un unico magma i problemi del Sud e i problemi del Nord; poi, da un paio di decenni, il Nord ha cominciato a sentire i suoi problemi come differenziati e specifici, e la sua letteratura è diventata diversa e priva di relazioni con quella del Sud: oggi gli scrittori del Nord fanno una letteratura più europea che italiana. Il che non significa che dai problemi del Sud non possa nascere una letteratura «forte», come dice lei: Sciascia ha fatto della mafia una chiave per aprire non solo la Sicilia, ma il mondo, compreso quello americano, quello giapponese, quello comunista e quello post-comunista. La grandezza non è nel tema, è nell'autore. Per questo dicevo che il nuovo clima morale dell'Italia del Nord farà una grande storia, ma un piccolo uomo: grandi interessi, piccola morale. Ferdinando Camon

Luoghi citati: Europa, Italia, Misterbianco, Sicilia