NEL GIARDINO DI MOZZI SI NASCONDE LA VERITÀ'
NEL GIARDINO DI MOZZI SI NASCONDE LA VERITÀ' NEL GIARDINO DI MOZZI SI NASCONDE LA VERITÀ' misuri da fuori, è lungo due metri e mezzo. Ci monti sopra e cominci a camminare, e cammini e cammini, e vedi posti strani e meravigliosi, ecc. ecc.»... «In capo a ottanta giorni puoi arrivare all'altro lato. Se torni indietro, il tappeto è così grande che non riuscirai a riconoscere la strada». Questo passo appartiene a un racconto in cui il protagonista è un gentile borseggiatore che nella borsetta che ha strappato a una donna trova una strana lettera in cui figura il passo citato. Il borseggiatore nel restituire la lettera alla donna la accompagna con la considerazione che «sembra scritta da una persona che abiti in un luogo dove la creazione non è stata ancora completata, e dove la fantasia degli abitanti possa provvedere liberamente al completamento». Infine, il terzo passo è una confessione di Mario - il protagonista del racconto Treni - il quale, nel viaggiare contro voglia verso Roma per incontrare una donna che forse l'aspetta ma che lui ha deciso di non incon¬ LETTO che ho il libro di Giulio Mozzi (che raccoglie otto racconti di lunghezza media) mi rimangono (mi salgono al ricordo) tre passi che mi aiutano a capire quello che ho letto. Il primo è: «Ho pensato che ogni parte dell'anima è tutta l'anima intera, e che l'anima intera è composta di una quantità infinita di parti, come i frantumi dei vetri, la ghiaia, la superficie del muro». Questo passo appartiene a un racconto {Vetri) in cui l'ignaro protagonista (sono tutti ignari nel senso di malgré soi i protagonisti dei racconti di Mozzi) ogni mattina, appena sveglio, scende giù in giardino a fumare una sigaretta e i suoi occhi pur distratti non mancano mai di scorgere un frammento di vetro che instancabilmente lui raccoglie. E li raccoglierà per ogni mattina della sua vita. Il secondo passo, trascinato dal primo, recita: «Per andare da un lato all'altro del tappeto si attraversa tutto il mondo. Lo trare, ricorda che da bambino l'ideale era «giuocare a nascondino, per farsi delle tane, per avere dei posti segreti, dei nascondigli... nei loro posti segreti i bambini nascondono il cuore, con la certezza, se il posto è realmente segreto, che qualunque cosa succeda, potranno ritrovare il loro .cuore, toccarlo e sentirlo palpitare, carezzarlo, raccontargli storie, piangere con lui, amarlo». Mi pare chiaro che a Giulio Mozzi non piacciono le strade dirette, gli sembrano scorciatoie inconcludenti, passaggi vuoti. Anche perché non si stanca di dire che il problema non è dove vuoi arrivare ma dove sei. E il punto dove sei (o credi di essere) è un punto infinito, una esplorazione senza fine, un ritrovamento continuo (un inizio sempre nuovo). Per Giulio Mozzi i luoghi vitali vanno conservati; si nascondono dietro la realtà, in spazi ombrosi, irraggiungibili, intoccabili. Sono come i gioielli di famiglia che tu non indossi mai ma rappresentano tutto il tuo peso nel mondo. Tu sai dove sono ma non apri mai il cassetto che li contiene perché se lo apri fai svaporare il segreto e dunque la garanzia del loro valore. Contare continuamente i soldi (come fanno gli avari) è come non averli; contarli è come spenderli (riconoscerne l'inevitabile limite). Conservare è l'unico modo di essere di Mozzi; anche se cosa conservare lui non se lo chiede e non lo sa. O forse se lo chiede e lo sa ma ha paura di essere banale e non lo dice. Lui vuole conservare la vita, difenderla dalle mistificazioni della realtà, metterla al riparo dalle offese del tempo (tanto più che il tempo si accanisce proprio contro chi vuole sfuggirgli). «Io ho letto dei libri che mi hanno insegnato molte cose e, soprattutto, mi hanno insegnato a conservare la mia vita, e dentro la mia vita... a mettere in salvo la mia voce, unica, privata - unica ricchezza e salute». Certo per chi ama spendersi (e crede che la vita si ottiene perdendola) la lettura di questi racconti di Mozzi non deve essere
Persone citate: Giulio Mozzi
Luoghi citati: Roma
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