Dopo la vergogna processo al basket

Dirigenti, giocatori e tecnici si interrogano sul kappaò della Nazionale agli Europei Dirigenti, giocatori e tecnici si interrogano sul kappaò della Nazionale agli Europei Dopo la vergogna, processo al basket Meneghini troppi gli stranieri LE RAGIONI DEL CROLLO AZZURRO KARLSRUHE DAL NOSTRO INVIATO L'Europeo va avanti, ma gli azzurri sono già a casa, a dimenticare la vergognosa eliminazione. Un disastro: esclusi dal Mondiale '94 in Canada, domenica l'Italia non sarà testa di serie ai sorteggi per le qualificazioni all'Europeo '95 in Grecia, che concederà il visto per Atlanta. Un rischio in più di saltare i Giochi per la terza volta consecutiva. Al banco gli imputati sono tanti: dai giocatori pavidi e viziati ai tecnici del «tutto subito», dai dirigenti federali che hanno abdicato a compiti e poteri a quelli egoisti e miopi dei club. 1) Errori tecnici. Nessun rimpianto per gli assenti: avrebbero cambiato poco o nulla. Ma la squadra ha patito la statura dei rivali, costretta a giocare con un'ala come Tonut, che sfiora appena i 2 metri. «Troppo deboli sotto canestro - dice Dino Meneghin -. Io, Magnifico l'avrei portato ancora, e magari Riva». La poca esperienza di Messina (scotto inevitabile) non è stata bilanciata dagli assistenti, Blasone e soprattutto Michelini. Il et ha cercato di trasferire in Nazionale la sua filosofia del turnover: un fallimento. «I nostri non hanno la mentalità per giocare pochi minuti», dice Tonino Zorzi, tecnico di Napoli. E Carlo Recalcati, coach di Reggio Calabria: «Anche in Nazionale vuoi la certezza del posto: io sapevo sempre se avrei giocato o no. In panchina pensavo che avrei fatto meglio di chi era in campo, ma tutto era chiaro». Giancarlo Primo, et dal '69 al '79, critica invece la preparazione: «Inutili i lunghi raduni: meglio farli riposare, sperando che ritrovino voglia di giocare dopo una stagione stressante. L'ho imparato sulla mia pelle». Concordano Meneghin e Carlo Caglieris, manager a Torino: «Vincemmo l'oro europeo '83 con 3 settimane di raduno». Ma l'ex et Sandro Gamba chiedeva lunghi ritiri «per essere sicuro di aver fatto il possibile». 2) Né leader né animo. Alla minima difficoltà, squadra allo sbando, senza un giocatore che prendesse le redini (salvo Gentile con la Bosnia) o scuotesse i compagni. «Manca un leader anziano, esperto, carismatico - dice Recalcati - Sarebbe servito... Meneghini a 43 anni, avrebbe accettato di far la balia. Con lui, in certe situazioni, non facevi la doccia tranquillo». Messina invece ha creduto ai progressi di Rusconi e l'ha promosso capitano, ma il pivot fuggiva addirittura dallo spogliatoio dopo le disfatte, e forse proprio a lui si riferisce il et: «Potendo, farei altre scelte sulle suddivisioni delle responsabilità». Ma la mancanza di carattere è il comun denominatore degli azzurri: fallivano col sergente di ferro Gamba, hanno fallito col paterno Messina che «ha creato un ambiente più rilassato, da club», parole di Iacopini. «Il guaio è che loro sono convinti di aver dato il massimo, facendo grossi sacrifici» è la sconsolata conclusione del et. 3) Colpe del campionato. Se nessuno si assume responsabilità, la causa va cercata nel campionato, dove i momenti importanti sono gestiti dagli stranieri. «Da anni mi batto contro i due stranieri: troppi» ricorda Gamba. Dietro a lui, il coro. Meneghin: «Portano via spazio e responsabilità». Renato Villaltà, presidente dei giocatori: «E costano l'80 per cento degli ingaggi, in un momento di crisi. Troppe anche 32 squadre di A». Ma la Lega che direbbe? «Tutti hanno bisogno della Nazionale: questo fallimento crea danni enormi. Io per la prima volta ho avuto un confronto vero col basket delle altre nazioni e mi sono reso conto della situazione», dice Gianluigi Porelli, capo spedizione: un'affermazione grave considerando che fino a ieri era vicepresidente della Lega. Messina sottolinea pure che, oltre alle lacune psicologiche, i nostri giocatori sono «carenti sul piano tecnico e fisico: non ti inventi il talento e i muscoli». La ricetta? «Più lavoro e maggior cura dei vivai» dice Meneghin, ma attenti. «Troppi giocatori son polli d'allevamento - accusa Caglieris - senza voglia e abitudine a lottare». 4) Ricchi e famosi. Ma perché soffrire con lè tasche piene di soldi? «Quando diventi famoso hai altre cose per la testa, oltre al basket», ammette realisticamente Recalcati. Villaltà invece punta l'indice sui club: «Se sale il costo dei cartellini, giusto salgano i compensi. Oppure ci diano lo svincolo: sarebbe un calmiere». Sui soldi, ahi, però il fronte si compatta, solidale: si cita Yannakis, che guadagna 9 miliardi l'anno ma si batte come un leone pur essendo ora privo di contratto (e non sarà per quello?). 5) Nazionale snobbata. Il risultato è che ormai la Nazionale passa in seconda linea di fronte a soldi e coccole dei club, e alle vacanze. L'esempio non arriva certo da dirigenti e allenatori (solo Recalcati e Zorzi presenti). Meneghin alla bandiera crede ancora: «La Nazionale è una vetrina, ma gli sportivi sentono anche di dover tenere su l'immagine dell'Italia, così disprezzata all'estero per colpa di politici e mafiosi». Zorzi invece dubita: «L'azzurro ha perso importanza, è un fatto generazionale». Messina l'ha toccato con mano: «Se le cose vanno male, devi aver dentro qualcosa che ti spinge a restare lì, anziché voler scappare». Ed è la foto giusta. In conclusione: cosa vale il nostro basket, «fallito» (Petrucci) in questo Europeo «livellato in basso» (Gamba)? Poco, risultati alla mano. Un basket «sopravvalutato» (Villaltà), portato a snobbare i progressi altrui, specie dei nuovi Paesi dell'Est, mentre restava in surplace. Per dargli una nuova mentalità, magari ripartendo dalla Nazionale Under 22 come ipotizza Messina, servono tempi lunghi, e forse tante altre delusioni, soprattutto se Petrucci cercherà il consenso anche di chi bada solo al proprio interesse. Guido Ercole Zorzi e Recalcati: così è fallita la politica del turn over del et , a: to atti aaccutoL sario tecnico esordiente Internazi0nale dl un commisportano dal campionato 9'0catori si Villaltà (a sinistra), Meneghin (a lato) e (sopra) Messina: il tecnico ha pagato l'inesperienza L'ex et Primo (a sinistra) critica i lunghi raduni Gamba (in alto, a sin.) accusa gli stranieri e Recalcati (a fianco) dice: «Ci manca un leader»