La grande macchina Usa non gira più di Paolo Passarini

Il Superindice cala ancora, i consumatori sono impauriti. Il miracolo Clinton non c'è stato Il Superindice cala ancora, i consumatori sono impauriti. Il miracolo Clinton non c'è stato la grande macchina Usa non gira più Le tasse di Bill ingolfano il motore WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli effetti della cura Clinton sull'economia americana sono per il momento più negativi che positivi. L'andamento degli 11 principali indicatori sullo stato dell'economia, il cosiddetto Superindice, ha segnalato un arretramento dello 0,3% nel mese di maggio. Il Superindice annuncia, con una certa attendibilità, la tendenza per i prossimi sei-nove mesi. Il calo di maggio segue al modesto incremento dello 0,2% rilevato in aprile. Poiché in marzo il Superindice era calato dell'1% tondo, in febbraio era salito dello 0,4% e in gennaio era sceso dello 0,3%, se ne conclude che il grafico della salute dell'economia assume la forma di un'altalena che non è indice di benessere e, nella migliore delle aspettative, può fare prevedere un saldo di fine anno con una ripresa molto moderata. Da quando, poi, Bill Clinton ha assunto la presidenza, l'altalena è andata più giù che su. Infatti, da gennaio o maggio, il Superindice è sceso complessivamente dell' 1,4% e se, rispetto al maggio dell'anno scorso, l'incremento è sostanziale (più 1,6%), questo dipende dalla crescita piuttosto sostenuta nella parte finale del '92. La ragione principale del calo è attribuibile a una forma particolare di inflazione che si chiama «tasse». Le tasse sono aumentate del 400% (depurato dall'inflazione) a partire dal '60 per arrivare a oggi. E oggi c'è un Presidente che ha cominciato a aumentare le tasse in modo piuttosto consistente. La paura di uno spietato drenaggio fiscale frena l'attività dei consumatori e questo blocca un'economia trainata per i due terzi dai consumi privati. La fiducia del consumatore americano, secondo un indice messo a punto da un gruppo di analisti privati chiamato Conference Board, è scivolata considerevolmente verso il basso nel mese di giugno. Gli economisti avevano previsto per giugno un indice di fiducia del 62,9, con un incremento di quasi un punto sul mese precedente. Invece il dato reso noto ieri è molto più severo: 58,9, quasi tre punti in meno. C'è un altro dato molto indicativo e molto preoccupante nello stesso tempo. Riguarda la vendita di nuove case, per il quale si è assistito, nel mese di maggio, a un autentico crollo: 21% in meno, la caduta più brusca degli ultimi 13 anni. La gente, con l'eccezione del West, ha smesso di comprare case, mentre negli ultimi mesi dello scorso anno, il mercato era in netta ripresa. Tra i 6 degli 11 indicatori del Superindice che sono in netto calo, uno riguarda proprio la fiducia dei consumatori, che scende per la quarta volta in 5 mesi. Ma anche i nuovi ordinativi alle imprese sono diminuiti, mentre aumentano le richieste di godere dei benefici per i disoccupati. La paura di nuove tasse sconsiglia gli imprenditori dal fare nuove assunzioni e il tasso di disoccupazione rimane bloccato attorno al 7%. D'altra parte, in attesa della mazzata, i consumatori tengono il portafogli strettamente chiuso. Clinton si è fatto eleggere con la promessa che avrebbe «aggiustato» l'economia che ristagnava sotto la presidenza di George Bush. Ma, nonostante intenzioni molto generose, il nuovo Presidente, messo alla prova, ha rivelato finora di essere più ricco di promesse che di idee. Il pacchetto per la ripresa e il programma di bilancio hanno avuto vita molto dura nel Congresso a maggioranza democratica: il primo bocciato, il secondo invece è ancora in pericolo. Ma, soprattutto, i due provvedimenti non hanno rivelato l'esistenza di alcuna nuova filosofia. E il 55 per cento degli americani, secondo l'ultimo sondaggio, disapprova la conduzione dell'economia da parte di Clinton, mentre solo il 36 per cento approva. Paolo Passarini A sinistra Bill Clinton presidente degli Stati Uniti Sotto, Helmut Kohl cancelliere tedesco

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, George Bush, Helmut Kohl

Luoghi citati: Stati Uniti, Washington