Con Neil Young zucchero e rock di Marinella Venegoni

Appassionato concerto a Stoccolma Appassionato concerto a Stoccolma Con Neil Young zucchero e rock STOCCOLMA DAL NOSTRO INVIATO Cantava che il rock'n'roll non morirà mai, alla fine è stato miracolato. Neil Young, canadese quasi cinquantenne, è uno degli ultimi rocker classici di carriera a non avere mai mollato: un passo dietro Bob Dylan (con deferenza), però con una storia trentennale di tutto rispetto. Anche se è una storia un poco capricciosa, persa dietro molte cotte e avventure, dalle più mielose allo sperimentismo, dal supergruppo (mitico) Crosby Stills Nash & Young a mattane giovanilistiche tipo l'adesione al movimento punk alla fine dei '70. Il suo amore per il nuovo lo ha portato, per esempio, a sponsorizzare i Sonic Youth e ad essere considerato, da loro stessi e da alcune altre fresche star, un eroe degli Anni 90. Riconoscimento un po' tardivo: ma gli eroi non hanno mai fretta. Adesso è finalmente tornato il suo momento magico troppo lungamente atteso: un bel disco l'anno scorso, «Harvest Moon», e ora - fresco fresco - un .... «Unplugged», di- Ned Young sco acustico della serie «senza spina» (quelli registrati in spettacoli dal vivo alla Mtv che hanno fatto, per intenderci, vendere milioni di dischi a Eric Clapton) lo hanno riportato di prepotenza a galla: la critica è concorde nell'affermare che è uno degli «Unplugged» meglio riusciti. E lunedì, in un tramonto boreale che non si faceva mai notte, Neil Young (supportato dagli osannatissimi giunge Pearl Jam), ha aperto in un freddo e bellissimo parco di Stoccolma il suo tour europeo che arriverà presto in Italia: c'erano ad ascoltarlo almeno 20 mila persone, molti giovanissimi e i più d'epoca, come lui. Il che non ha impedito sbornie pazzesche di birra; molti vecchi hippies o aspiranti tali non si reggevano in piedi, e dondolavano per darsi un contegno alla musica di quell'uomo dall'aspetto da orco, che sotto la faccia cattiva e i capelli sottili tinti di un improbabile rosso canninio nasconde una voce dolce come quella di un angelo. Young suona la chitarra come se zappasse. E' impressionante vederlo chino all'opera; si capisce che ci dà dentro con gusto e un po' di civetteria. Lui che potè essere ripreso solo per pochi secondi nel film «The Last Waltz», per via di quel sacchetto di cocaina che gli pendeva dalla chitarra, rivela oggi una forma fisica e musicale strepitosa: supportata certo dai quattro giganti della band (Booker T.Jones, Duck Nunn, Steve Cropper, Jim Keltner) che hanno suonato con tutti i miti del rock e che ora non paiono neanche malinconici con i loro capelli ossigenati a coda, le pance come otri di birra, i pori dilatati e il naso rubizzo. E' il cuore quello che conta. E Young offre il suo, incatenato alla propria storia musicale: in due ore di spettacolo generosissimo, zappa con la chitarra terreni incantati, estraendone suoni vigorosi e moderni: per la notissima «Like a Hurri- cane» (del '77) o per il trascinante rock'n'roll «Love to Bum», per sottolineare con la chitarra acustica la dolcezza estrema e country di «Harvest Moon» o di «The Needle and The Damage Done». Il rischio, sempre dietro l'angolo, è di ammalarsi di diabete per troppo zucchero; ma l'eroe di Woodstock sa governare sapientemente i dosaggi, alterna ballate al piano («I Believe in You») e cariche selvagge («Powderfingen>), fino a formare una scaletta che rende bene la sua storia, la sua modernità, le sue debolezze. E chiude con due omaggi rock: «The Dock of The Bay» e «Ali Along The Watchtower». Grazie anche da Neil, padre Dylan. Marinella Venegoni I concerti italiani: 15 luglio Forum di Assago, 16 Correggio Festival dell'Unità, 23 Foro Italico di Roma. .... Ned Young

Luoghi citati: Assago, Italia, Roma, Stoccolma