I cornetti di Ovidio di Sabatino Moscati
Scoperte pitture dell'antica Tomi Scoperte pitture dell'antica Tomi I cornetti di Ovidio ¥"l|U esiliato a Tomi, dove li morì». Queste parole, che il concludono le biografie del poeta latino Ovidio, tornas Ino alla memoria per la straordinaria scoperta sul luogo dell'antica Tomi, oggi Costanza sulle rive del Mar Nero in Romania, di splendide pitture murali sulle pareti di tombe dell'età romana. E' dunque il mondo di Ovidio che, con tutto il suo fascino, ci ritorna dinnanzi nella diretta illuminazione dell'archeologia. La scoperta, resa nota solo recentemente dopo una serie di vicende quaji romanzesche, ha i suoi precedenti tra il 1988 e il 1989, allorché una serie di lavori edilizi a Costanza richiama improvvisamente l'attenzione degli archeologi. Questi intervengono con tempestività, fermano i lavori dove possono e li controllano dove non possono. Tutto si awierebbe a buon fine se, alla fine dcll'89, non vi fosse la rivoluzione con la morte di Ceausescu. Nel caos generale, chi pensa più all'archeologia? Per buona sorte, i lavori edilizi diminuiscono; ma per intervenire efficacemente, occorre attendere circostanze migliori. Siamo ormai ai tempi recenti. I due protagonisti romeni della vicenda, Constantin Chera e Mikhail Bukovala, si rendono conto che il più diffìcile problema è la conservazione delle pitture parietali. Chera si ricorda d'essere stato ospite del Centro di studi sulle pitture romane di Soissons, in Francia. Viene chiesto l'aiuto degli specialisti francesi; e parte per la Romania una missione di due studiose, Alix Barbet e Florence Mornier, con il finanziamento della Direzione del Patrimonio presso il ministero della Cultura. Le due studiose giungono a Costanza, restano impressionate specialmente dalle pitture: per la bellezza, l'originalità, i valori simbolici esse sono senza precedenti, rivaleggiano con i migliori esemplari di Pompei; eppure siamo in una provincia dell'impero romano, a migliaia di chilometri di distanza! Tornate in Francia, le studiose danno i primi annunzi al mondo scientifico. In Italia, le scoperte stanno per essere presentate e commentate sulla rivista Archeo. Vediamone la consistenza, in base alle prime informazioni. Sulle pareti della prima tomba tornata alla luce è dipinta a vivaci colori, nella lunetta superiore della parete opposta all'ingresso, una scena di banchetto. Sono distesi intorno alla tavola, su letti coperti da tappeti variopinti, cinque personaggi. Dinanzi a ciascuno c'è un pane di forma semicircolare, al modo dei nostri «cornetti». Ma ai cinque pani dei commensali se ne aggiunge un sesto, dinanzi a un posto vuoto: evidentemente, quello del defunto! Dietro ai commensali, in piedi dall'una e dall'altra parte, due servitori recano coppe per bere; alberi e ornamenti vegetali inquadrano la scena. La lunetta in cui questa compare è a suo volta inquadrata da immagini varie, legate nella simbolistica religiosa alla vita nell'aldilà: pavoni che indicano la rinascita, pernici che evocano le anime dei trapassati, grappoli d'uva ispirati al mondo dionisiaco... Ornamentazioni geometriche e floreali completano l'insieme. A un chilometro dalla prima, una «tomba degli oranti» mostra due personaggi con le braccia aperte in segno di preghiera, mentre di lato un defunto si accinge al banchetto dinanzi a un tavolino colmo di cibi. Di altre pitture è ancora troppo presto parlare. A quando risalgono? Almeno nel caso della prima tomba abbiamo indizi precisi: vi sono stati scoperti, infatti, sarcofagi in legno di pino, ceramiche, gioielli che riportano, nell'insieme, agli inizi del IV secolo d. C. Ma abbiamo cominciato con Ovidio e con lui vogliamo terminare. Ricordando che dall'antica Tomi provengono, oltre alle pitture ora scoperte, ricchi materiali architettonici come capitelli e architravi, eleganti statue di culto, iscrizioni che informano su una florida vita economica e culturale, viene fatto di chiedersi: v'era poi motivo per il poeta romano di tanta disperazione in quell'esilio dorato? La risposta è semplice. Da un lato, la Tomi fiorente che riscopriamo è di età più tarda: le condizioni di vita al tempo di Ovidio dovevano essere molto più semplici e dure. Dall'altro lato, Ovidio era per sua natura un uomo di corte; e gl'intrighi di Roma, specie quelli amorosi, costituivano per lui il pane dell'esistenza. Furono, del resto, proprio quegli intrighi a procurargli la condanna e l'esilio. Sabatino Moscati Pane a forma di «cornetti» nelle tombe scoperte a Costanza, l'antica Tomi, sul Mar Nero in Romania
Persone citate: Archeo, Ceausescu, Constantin Chera, Florence Mornier, Mikhail Bukovala
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