Basta con la Callas «divina» La sua Carmen: Un uomo

Cultura polemica. Un critico contro il mito. Insorgono gli esperti Basta con la Callas «divina» La sua Carmen? Un uomo il ACCUSA è pesante. Di " quelle da mandare in frantumi un mito inossii dabile come quello di Ma- —Lì ria Callas. La divina cantante non era così grande come vuole la tradizione. Dalla sua ha avuto la fortuna di apparire sulla scena lirica mondiale in un momento in cui non aveva rivali. La sua arte non era poi così sublime, mancava di vis comica, le sue pretese interpretazioni brillanti tali proprio non erano. Mancava di sensualità. A sparare queste bordate è il critico Giuseppe Pugliese, sul nuovo mensile musicale Applausi. Il prossimo 3 dicembre colei che per schiere di ammiratori non è mai stata altro che la «Divina» compirebbe settantanni, se la sua vita non fosse terminata nel '77, con la complicità dei barbiturici. E' ora di rivedere un mito alimentato da fideistiche adesioni? Pugliese fa due considerazioni. La prima riguarda i tempi: «Se nell'intenso periodo italiano della Callas, diciamo dal '47 al '57, fossero apparse accanto a lei, nel momento culminante della loro carriera, due voci, due interpreti, non dico più grandi, o grandi quanto lei, ma soltanto diverse: per esempio Joan Sutherland con il suo paganiniano stratosferico virtuosismo, e Montserrat Caballé, la più bella voce in assoluto del secolo (...), ebbene credo che lo spazio allora e oggi occupato dal mito Callas, si sarebbe notevolmente ridotto». La seconda critica è invece sulle interpretazioni: «La sua Rosina (nel Barbiere di Siviglia, ndr) è stata la più opaca e tetra che io ricordi. E non ho mai capito perché si sia favoleggiato tanto di una presunta strepitosa vis comica della Callas nella parte di Fiorilla nell'opera II turco in Italia, di una risibile comicità nera, come scaturiva dalla mole fisica e dalla tropicale vocalità. Qui si tocca un altro aspetto controverso della personalità della Callas, il suo eclettismo per tutto prevalentemente, se non esclusivamente, tecnico. La totale assenza di sensualità e di erotismo, da un lato, di sentimento comico dall'altro, le preclusero l'accesso a personaggi come quelli indicati e altri ancora. Un ultimo esempio: la sua interpretazione di Carmen è di una sinistra cupa virilità». La Callas unica perché senza rivali dunque: «E la Tebaldi dove la mettiamo? Critiche risibili», sbotta Giuseppe Di Stefano, partner sulla scena della cantante negli anni d'oro. E aggiunge: «La Callas poteva cantare in tre diversi registri, da mezzo soprano, da soprano drammatico e da soprano di coloritura drammatica, ma solo questa terza era la sua vera voce. Certe cose non doveva farle, per esempio Aida. Ma in opere come Puritani o i Vespri è stata un esempio insuperabile». «Callas contro Sutherland e Caballé? Ma è come chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina - dice il critico Giorgio Gualerzi -. Se non ci fosse stata la prima non ci sarebbero state le seconde. E' stata la Callas a riportare in auge titoli di repertorio in cui hanno poi trionfato anche Sutherland e Caballé: Armida, il Pirata, la Vestale, Anna Bolena, Medea». «Certi ruoli, se non ci fosse stata lei, oggi sarebbero cantati in altro modo - rincara il critico Rodolfo Celletti -. E poi, attenzione: Sutherland e Caballé forse avevano la voce più bella, ma nessuna era insuperabile nella recitazione come la Calias». Umorismo, sensualità? «Sono d'accordo con Pugliese per quanto riguarda la Rosina del Barbiere - prosegue Celletti -. "Donna Fiorilla del Turco in Italia invece l'ho sentita nel '50 alla radio e ne conservo ancora uno splendido ricordo. La sua Carmen era senza gioia di vivere. Ma bisogna anche dire che quell'opera l'ha registrata in un periodo della sua carriera artistica in cui la voce era già in decimo. La decadenza vocale della Callas è incominciata dal '55 in poi. Colpa della vita mondana e della cura dimagrante». Ma anche dell'uso spericolato che fece della sua voce cantando qualsiasi cosa: lo dice Magda Olivero, esempio opposto di longevità vocale che, doppiate le settanta primavere, ha recentemente inciso una nuova Adriana Lecouvreur. «Meglio fare tre passi indietro che mezzo passo avanti azzardato - commenta il grande soprano -, certe opere io le ho affrontate solamente quando ero molto sicura tecnicamente della mia voce». Ma si può dire che il mito della Callas è in pericolo? «Neppure per sogno - conclude Celletti -. Al contrario oggi la sua eredità artistica è immensa. Certe considerazioni possono solo infastidire quegli odiosi individui che sono i vedovi della Callas, imbecilli idolatri per i quali nessuna critica è ammessa». Sergio Trombetta Pugliese: povera Maria se ci fossero state Sutherland e Caballé. Di Stefano: sciocchezze resta insuperabile CulA sinistra Maria Callas A destra Renata Tebaldi Di in siMa- anme ha lla mo La me, sue nti ava t A sinistra Maria Callas A destra Renata Tebaldi

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