Il famigerato servizio segreto non è morto con l'Unione, ma si è moltiplicato per 15: dalla Russia al Baltico all'Asia Centrale dilagano le spie

Il famigerato servizio segreto non è morto con l'Unione, ma si è moltiplicato per 15: dalla Russia al Baltico all'Asia Centrale dilagano le spie Il famigerato servizio segreto non è morto con l'Unione, ma si è moltiplicato per 15: dalla Russia al Baltico all'Asia Centrale dilagano le spie MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Dalla Russia senza amore. Decine di Ian Fleming, riveduti e corretti, hanno spazio per riscrivere daccapo tutte le avventure di James Bond. Ma ora non ci sarebbe più soltanto la comica e rodomontesca «Spectre», che insidiava - si fa per dire - l'«MI-5» britannico. Ora i nuovi detective dell'Occidente hanno a che fare con ima dozzina abbondante di nuovi inquilini del «condominio delle spie». E' successo che il Proteo-Kgb, la più possente organizzazione spionistica mai esistita nella storia mondiale (se si eccettua quella dell'Impero romano), non è morto con l'Urss, ma ricompare moltiplicato per 15 (quante sono le Repubbliche ex sovietiche): si tratta di compagnie di ventura, in qualche caso simili ad armate brancaleone ma, in altri, a temibili congreghe di professionisti di rango. Comunque pericolose: le une per il loro dilettantismo fanatico, le altre per la loro esperienza. Tutte, in ogni caso, prive di controlli effettivi da parte dei poteri statali che dovrebbero servire. Tutte già inquinabili e inquinate da interessi esterni potenti, in grado di sciogliere ogni resistenza morale. Schegge, frammenti, asteroidi di spie, che vagano nello «spazio geopolitico» un tempo denominato Urss, ora aperto alle scorribande degù altri servizi segreti. Colossale laboratorio, pieno di alambicchi esplosivi, di atomiche e di uranio, di armi raffinate e di «mercurio rosso». Già orientarsi nelle sigle diventa un problema. La Russia ha abolito il Kgb (Comitato per la sicurezza nazionale) e l'ha sostituito con l'Svp (Servizio di spionaggio estero) e con l'Mnb (Ministero della sicurezza nazionale). Inutile dire che entrambi sono, al 98%, composti dal vecchio personale del Kgb. L'Svp - guidato da Evghenij Primakov, ex consigliere di Gorbaciov - giura di avere intenzioni più che pacifiche. «Collabora» perfino con la Cia. La vecchia rete di spie è stata smantellata: più che per buona volontà, per le defezioni di centinaia di collaboratori che hanno «scelto la libertà» proprio nel momento in cui la libertà arrivava a Mosca. Ma molti sono rimasti in zona, con stipendi in dollari, a popolare imprese commerciali, export-import, racket, affari di dubbia legittimità. Primakov assi¬ cura comunque che il suo S^rp non ficca il naso nelle faccende del «vicino estero», cioè nelle Repubbliche ex sorelle. Con un'eccezione: le tre baltiche, Estonia, Lettonia, Lituania. Così piccole e già così nemiche. A Riga, Vilnius e Tallinn hanno già liquidato tutti gli ufficiali dell'ex Kgb sovietico. E all'occorrenza se ne servono per fare fuori gli avversari politici del momento. In Lituania, ad esempio, ne hanno fatto le spese l'ex premier democratica e indipendentista, signora Prunskene, e l'ex leader di Sajudis, Cepaitis, rei di non essere d'accordo con l'allora presidente Landsbergis, quindi «servi di Mosca». E' ovvio che l'Svp russo mantiene un occhio di riguardo sulle rive del Baltico. Non solo perché lassù ci sono ancora le truppe russe, ma anche perché ci sono circa due milioni di cittadini di nazionalità russa. Nel frattempo i giovani servizi segreti baltici fanno corsi accelerati in America e in Germania, arruolano agenti tra gli ex emigranti - che erano già agenti, ma di altri servizi segreti - e controllano Mo- sca attraverso controagenti russi assoldati con i biglietti verdi così' di moda dappertutto nell'ex Urss. Non si sa mai. Il Baltico è pur sempre «zona vitale» per la Russia, come lo era ai tempi di Pietro il Grande. E se a Mosca cambiasse il vento? I contatti con le mafie In attesa il ministro Viktor Barannikov, capo dell'Mnb e intimo di Boris Eltsin, dice in Parlamento che il suo servizio è a conoscenza di numerosi contatti tra non precisati «servizi segreti stranieri» e le mafie russe, il mondo dell'economia sommersa, organizzazioni criminali varie e alti esponenti go¬ vernativi russi. Rivela che «organizzazioni terroristiche internazionali» si stanno infiltrando in Russia attraverso le frontiere mal sorvegliate delle altre Repubbliche. E anche (ma non solo) per questa ragione cerca di controllare come vanno le cose ai confini dell'ex Unione Sovietica, ormai non più e non solo russi. Per questo si intensificano i rapporti tra l'Mnb e i servizi segreti di Bielorussia, Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan. Ma non solo per questo. Dando un'occhiata alle frontiera tra Tagikistan e Afghanistan si può anche sapere come vanno le cose a Dushanbè e, all'occorrenza, operare qualche discreto «intervento». Per fare che e per aiutare chi è un altro discorso. A Mosca le linee che si combattono sono tante e ciascuna tira l'acqua al suo mulino. Un nuovo imperialismo russo? Niente affatto. Per ora è guerra di bande anche a Mosca. Certo è che Georgia, Moldavia, Armenia - come i baltici, anche se con minore aggressività - hanno già epurato di tutti i russi i loro servizi segreti. Quelli che restano sul loro territorio li ammazzano o li arrestano senza troppi complimenti. Forse è per questo che l'intero archivio del Kgb georgiano fu trasferito per tempo a Smolensk, in Russia. E la stessa cosa è stata fatta per gli altri archivi nazionali, anche se pochi sanno dove si trovano. In ogni caso qualcuno cade nelle reti bucate dei nuovi servizi repubblicani. In Georgia è accaduto recentemente al capitano Karen Aronian e al colonnello Anatolij Satnikov, entrambi del controspionaggio militare russo. I russi spiano attraverso il Gru (servizi militari) e i georgiani replicano. E, poiché tutto il Caucaso è in guerra, gli sconfinamenti sono all'ordine del giorno. L'ex presidente georgiano Gamsakhurdia (dissidente con un ambiguo passato) aveva infestato di agenti l'Inguscezia. Obiettivo evidente: istigare gli ingusci contro gli osseti del Nord (in Russia), proprio mentre la Georgia cercava di liquidare gli osseti del Sud (in Georgia). E intanto aiutare la secessione della Cecenia del generale Dudaev. Per la legge del contrappasso tutti gli ex ufficiali russi del Kgb georgiano passarono al servizio del Kgb dell'Ossezia del Nord. Adesso, con Shevardnadze, l'Irs (Servizio di informazione e controspionaggio georgiano) recluta a man bassa tra i russi del Caucaso del Nord, da dove partono aiuti e armi agli abkhazi in guerra contro Tbilisi. Ma anche Erevan non perde di vista la Georgia, attraverso cui passano le uniche vie di comunicazione con il mondo esterno (da quando c'è la guerra con gli azeri). Il Gunv armeno, guidato dal giovane Eduard Simonianz, vigila sugli equilibri interni a Tbilisi, stringe alleanze con i circoli moscoviti che appoggiano il Nagorno-Karabakh contro l'Azerbaigian e tiene d'occhio il Daghestan (Repubblica russa), dove aiuta il partito nazionalista dei lesghini, il «Sadval», che vuole unificarsi con i lesghini di Azerbaigian. In questo aiutato dal servizio segreto parallelo degli ultranazionalisti armeni del partito «Dashnakzutiun». Puzza di petrolio Gli azerbaigiani hanno epurato il loro Kgb cominciando a arrestare, nel settembre '92, Naghif Guseinov, presidente del Kgb ai tempi dell'Urss. Ma quasi tutti i quadri della polizia politica sono ancora quelli «sovietici» e, non a caso, il Fronte Nazionale e il deposto presidente Elcibej non hanno trovato di meglio che consegnarsi mani e piedi ai servizi turchi. Come ai bei tempi coloniali i colpi di Stato puzzano di petrolio. Aliev, tornato al potere a Baku, per prima cosa ha ricevuto i rappresentanti della British Petroleum che, con altre compagnie occidentali, sta contrattando concessioni per l'estrazione e per la costruzione di un grande oleodotto. La chiave di volta per spiegare la ribellione del colonnello Surat Guseinov, la caduta di Elcibej e tutto il resto non è nel Nagorno-Karabakh, ma a Londra e New York e Ankara e Teheran. Dove passerà l'oleodotto? Attraverso la Turchia? Oppure (ma gli americani non vogliono) attraverso l'Iran? Oppure (ma la Turchia non vuole e non Io vogliono gli islamici azeri) attraverso la Russia? Dalla Cia ai servizi britannici a quelli turchi, iraniani, arabi-sauditi: sono tutti impegnati a fondo per fare le scarpe gli uni agli altri. Ma il groviglio maggiore sta in Asia Centrale. L'anello debole è il Tagikistan, dove i servizi segreti pakistani e iraniani sono interessati alle miniere di uranio di Taboshar, nei pressi di Leninabad. I pakistani, insieme con i fondamentaUsti afghani del premier di Kabul Hekmatiar, appoggiano i ribelli islamici «democratici» in lotta con il governo di Dushanbè, a sua volta discretamente appoggiato da Mosca. Nel frattempo il governo tagiko stringe alleanza con il generale Abdurashid Dostum (di nazionalità tagika), che controlla il Nord dell'Afghanistan, il quale, a sua volta, ha infiltrato diversi agenti ai vertici del Knb (Comitato per la sicurezza nazionale) tagiko. La funzione di Dostum - nemico di Hekmatyar - è di bloccare e fucilare i ribelli islamici che sconfinano in Afghanistan. In ciò alleato stretto delle guardie di frontiera russe che ancora presidiano quel confine. Il tutto in stretto contatto con determinati circoli moscoviti che non hanno digerito affatto la fine dell'Urss. Per costoro il rafforzamento della «sfera d'influenza» russa nella regione è solo una tappa di un progetto più ambizioso di «ricomposizione», al quale non sono insensibili anche ambienti democratici della leadership al potere. E il favore è reciproco. Il portavoce del Parlamento tagiko Rakhmonov è venuto di recente a Mosca per firmare un accordo di cooperazione in cui è prevista la collaborazione tra Knb russo e tagiko per l'arresto degli oppositori che si nascondono in Russia. In questo seguendo fedelmente la falsariga già sperimentata con il Kgb uzbeko che scorrazza in tutta l'Asia Centrale arrestando e liquidando fisicamente gli oppositori del presidente Karimov rifugiatisi nelle Repubbliche finitime. Per non parlare dell'Ucraina, il cui contenzioso con Mosca è talmente vasto da lasciar supporre che intere schiere di doppiogiochisti, tanto dei servizi segreti civili che di quelli militari, siano al lavoro in entrambi i campi, naturalmente seguiti e consigliati, passo passo, dai servizi segreti tedeschi e americani. Con la complicazione specifica che si tratta di una guerra tra spioni-fratelh, che si conoscono benissimo, che hanno fatto le stesse scuole di preparazione professionale, che usano gli stessi metodi e che, in molti casi, hanno le stesse idee politiche, pronti, alla prima occasione, a vendere i loro presidenti «democratici» (penso a Kravciuk di Ucraina e a Eltsin di Russia) al migliore offerente. Estero o autoctono poco importa. Viene in mente la profezia di Ivan Il'in che, cinquant'anni orsono, vedeva la Russia, liberatasi dal bolscevismo, trasformarsi in un «intruglio mondiale» in cui «confluiranno i rifiuti sociali e morali di tutti i Paesi, infiltrati, occupanti, agitatori, spie, speculatori rivoluzionari e missionari, tutti gli avventurieri politici e confessionali del mondo. La Russia diverrà una piaga inguaribile». Giuliette Chiesa A Mosca sono nati l'Svp e l'Mnb, al 98% composti dal personale dei vecchi servizi. Gli agenti di Estonia, Lettonia e Lituania fanno corsi accelerati in America e Germania Scambi di favori e lotte fratricide, epurazioni e intrighi internazionali Il portone della Lubjanka a Mosca, sede del vecchio Kgb, con i simboli della falce e martello di ottone Funzionari del Kgb al lavoro, in una vecchia foto. In basso, da sinistra, il capo deIPSvp russo, Primakov, la ex premier lituana Prunskene e il deposto presidente georgiano Gamsakhurdia