«Cosi due missili hanno abbattuto il Dc9» di Giovanni Bianconi

«Cosi due missili hanno abbattuto il Dc9» Secondo il professor Sewell, perito di parte civile, «le schegge sono ancora in fondo al mare» «Cosi due missili hanno abbattuto il Dc9» Da un esperto Usa la nuova ricostruzione sulla strage di Ustica ROMA. La verità dei familiari delle vittime di Ustica sono due missili aria-aria, lanciati a quattro secondi di distanza l'uno dall'altro, che hanno colpito il Dc9 dell'Itavia quasi contemporaneamente: uno vicino all'attacco dell'ala destra, nella parte anteriore della carlinga; l'altro poco più avanti, vicino alla cabina di pilotaggio. Questa verità porta una firma autorevole, quella del professor Robert Sewell, esperto statunitense, trentasei anni passati a studiare missili al Centro di armi navali Usa di China Lake, California, ultimo reclutato in ordine di tempo nel collegio dei periti di parte civile chiamati a pronunciarsi sulle cause della strage di 13 anni fa. «Adesso dice Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione familiari delle vittime di Ustica -, sentiamo di poterci alzare e dire: "Anche noi sappiamo". Oggi diamo una ricostruzione completa che mette insieme il lavoro di tutti i periti di parte civile, sia italiani che stranieri, e su questo chiediamo che siano iniziate le necessarie verifiche da parte del collegio peritale nominato dal giudice». Le conclusioni di Robert Sewell si basano essenzialmente sull'osservazione del relitto del Dc9 recuperato in fondo al mare di Ustica. «Partendo dalla "skin map" - spiega -, cioè la ricostruzione della superficie esterna dell'aereo attraverso i rottami recuperati, ho potuto identificare i segni lasciati dai due missili sulla carlinga dell'aereo. Un primo missile, proveniente dalla destra del Dc9, in posizione quasi perpendicolare all'aereo, lo ha colpito poco sopra l'attacco dell'ala, è esploso, ed è fuoriuscito dall'altro lato dell'aereo, vicino al motore di coda. Un secondo missile ha colpito l'aereo che intanto si era girato verso destra, ed è uscito a sua volta dall'altra parte distruggendo il motore e la coda». Secondo il professor Sewell, «è possibile vedere i tagli fatti dai missili sulla carlinga... Il tappetino del settore passeggeri è stato tranciato dall'alto in basso, esattamente come dovrebbe essere secondo la nostra ricostruzione. Inoltre, la simulazione di un attacco all'aereo in tale maniera coincide con le condizioni del relitto». Il Dc9 dell'Itavia, prima di inabissarsi in mare con 81 pere^nn a bordo, volava a 25.000 piedi di altezza; il caccia che avrebbe sparato i missili che l'hanno abbattuto, invece, doveva volare a 15.000 piedi. La manovra d'attacco quindi (forse un errore, forse no), sarebbe stata compiuta dal basso verso l'alto. E i resti dei due missili-killer? Sewell ha una risposta anche a questa domanda: «Le schegge dei missili non sono state trovate sul relitto, ma abbiamo accertato che nel caso di esplosione con una certa angolazione le schegge si perdono all'esterno... Sono convinto che è possibile trovare, in fondo al mare, frammenti significativi dei missili, ad una distanza di circa 3 o 5 miglia a Nord-Est dalla posizione dell'aereo al momento dell'esplosione». Sul tipo di missile impiegato per abbattere il Dc9 Sewell non si sbilancia, ma fa intendere che si tratta di un modello «a grandi dimensioni», che nel 1980 era in dotazione ad almeno 4 Paesi. Le conclusioni dell'esperto nord-americano coincidono con lo «scenario di guerra» accertato non solo dalle altre perizie di parte civile, ma anche dai nastri con le registrazioni dei colloqui tra i vari centri-radar la sera del 27 giugno 1980. Inoltre si conciliano con le tracce di esplosivo T4 e Tnt, componenti delle testate missilistiche, trovati su alcuni bagagli del Dc9. Giovanni Bianconi

Persone citate: California, China Lake, Daria Bonfietti, Robert Sewell, Sewell

Luoghi citati: Roma, Usa, Ustica