Incostituzionali i maxisequestri ai mafiosi di Paolo Passarini
Duemila unni d'aborti in un museo Bocciata dai giudici federali anche la norma che ridisegnava i collegi per favorire l'elezione di neri La Corte Suprema pone limiti a una legge presa a modello in Italia WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con una sentenza importante e, almeno indirettamente, rilevante anche per l'Italia, la Corte Suprema ha stabilito all'unanimità che un'applicazione sproporzionata della legge che consente allo Stato di confiscare i beni di condannati per reati di mafia e droga viola la Costituzione. L'ordinamento italiano ha una legge simile, che è stata proprio messa a punto sul modello di quella americana. Secondo i giudici della Corte Suprema americana, che ha deliberato a proposito di un caso, verificatosi in South Dakota, in cui un condannato per spaccio di due grammi di cocaina ha perso la sua officina di riparazioni-auto e la casa, comminare «pene pecuniarie eccessive» sulla base della legge anti racket costituisce una violazione dell'Ottavo emendamento della Costituzione. In due altri casi, la Corte Suprema ha fortemente limitato l'autorità dell'accusa di sequestrare danaro, case, macchine e altre proprietà a trafficanti di droga, mafiosi e membri della criminalità organizzata. Dato il funzionamento del sistema giuridico americano, questi pronunciamenti della Corte, anche se espressi su casi particolari, fanno giurisprudenza in senso generale a partire da ora. L'Ottavo emendamento venne introdotto nella Costituzione per limitare il potere di punire da parte del governo ed evitare che qualunque cittadino debba subire conseguenze sproporzionate per le illegalità commesse. Nel '92 il governo americano ha sequestrato beni per due miliardi di dollari, circa 3 mila miliardi di lire, laddove nel '79, quando la legge era stata introdotta da poco, aveva sequestrato 33 milioni di dollari in beni, circa 50 miliardi. I beni sequestrati vengono poi rivenduti in pubbliche aste. Molto più contrastata è stata invece la sentenza pronunciata nella stessa seduta dall'Alta Corte a proposito di una modifica introdotta in alcuni Stati alla legge elettorale. Cinque contro quattro, la Corte Suprema ha stabilito che, in violazione della legge sugli eguali diritti degli elettori, è incostituzionale la proposta di ridisegnare le circoscrizioni elettorali in modo da facilitare l'elezioni di rappresentanti in Congresso da parte delle minoranze, in particolare quella nera. Poiché il sistema elettorale americano è rigorosamente uninominale, in ciascuna circoscrizione viene eletto un solo candidato, quello che ottiene la maggioranza relativa dei voti. Poiché i neri costituiscono il 12% della popolazione e sono maggioranza in pochissime circoscrizioni, l'ele¬ zione di un nero risulta più difficile di quella di un bianco. Così in North Carolina - questo è il caso specifico su cui la Corte ha deliberato - era stata prepa rata una mappa elettorale delle circoscrizioni costruita con cri teri particolari in modo da consentire ai neri di essere maggioranza almeno in un paio di casi Una circoscrizione, per esempio, era lunga circa 250 chilo metri e, in alcuni punti, larga solo quanto la strada che la col legava. Questa nuova mappa aveva già dato i suoi frutti nelle ultime elezioni, quando dalla North Carolina è stato espresso un parlamentare nero per la prima volta dopo decenni. Ma gli elettori bianchi del 12° distretto (così si chiama) hanno protestato contro quella che viene chiamata «manipolazione razziale» del voto. La Corte ha dato loro ragione. Paolo Passarini Incostituzionali i maxisequestri ai mafiosi
Luoghi citati: Italia, North Carolina, South Dakota, Washington
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