«Porto a Sarajevo 5 mila guerrieri della pace»
«Porto a Sarajevo 5 mila guerrieri della pace» «Porto a Sarajevo 5 mila guerrieri della pace» UN PRETE CONTRO I CANNONI CPADOVA I confronteremo con tutte le istituzioni per avere la possibilità di passare. Oppure concentreremo tutto lo sforzo in una pacifica, ma grande e coraggiosa invasione di campo: andare avanti con tutti i mezzi possibili, senza arrivare allo scontro, sulla strada che conduce a Sarajevo». Don Albino Bizzotto non molla, e va radunando gruppi del volontariato, per portarli nel cuore della guerra nella ex Jugoslavia, come una forza d'interposizione nonviolenta. Don Albino è uno dei padri fondatori del movimento Beati i costruttori di pace, quello che ogni anno mette insieme circa quindicimila persone sulle gradinate dell'Arena di Verona, per la difesa dei diritti dei popoli. Stavolta il terreno di battaglia è quello di Sarajevo. «Si vive una sola pace», è lo slogan che accompagna questo progetto di don Albino e di quanti rispondono alle sue chiamate. E «Sarajevo 2» è la denominazione della marcia che questa gente vuole intraprendere, fin dentro il martirio della Bosnia. Già nel dicembre del '92 cinquecento pacifisti provenienti dall'Italia e da altre parti del mondo attraversarono i territori delle popolazioni della ex Jugoslavia in guerra «per affermare l'urgenza e la centralità del rispetto dei diritti umani, per la vita e il benessere di tutti». Ora i beati costruttori di pace, e le associazioni che li affiancano, ci riprovano. E stavolta l'onda dovrebbe essere più lunga: ci si propone di realizzare, a turai, in gruppi di 6080 persone per una o due settimane, un campo di pace, con presenza continua nel territorio di Sarajevo, dai prossimi giorni fino al 15 settembre, «per condividere con la popolazione le sofferenze e i problemi causati dalla guerra, portando solidarietà e appoggio morale, rispondendo ai bisogni e alle urgenze dei cittadini, senza discriminazioni etniche, religiose, culturali o territoriali, adoperandosi in tutti i modi e a tutti i livelli per incoraggiare gli sforzi sinceri alla ricerca di una soluzione politica del conflitto». Hanno risposto alla mobilitazione da diversi Paesi. Ieri, qui a Padova, c'è stato un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni pacifiste di Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti. Contano d'infittire le schiere nella settimana dal 7 al 15 agosto, quando molti saranno liberi dal lavoro: le ferie a Sarajevo. In quel periodo, secondo i calcoli, potrebbero essere in più di cinquemila a comporre questa forza di pace nella ex Jugoslavia. Don Albino Bizzotto ci spera, si prodiga. «Se, come società, ci facciamo carico anche del problema della guerra, credo che troveremo una pista che consenta di arrivare a una soluzione». Ma non è facile trovare la pista per i portatori di pace. «In questo momento non c'è alcuna strada che si possa percorrere per giungere a Sarajevo. Il secondo motivo di difficoltà è politico. In qualunque posto si vada nella Bosnia-Erzegovina, la prima richiesta che ci fanno è di essere schierati: insomma, vogliono sapere da che parte stai. Ma noi andiamo a dire a tutti che la prima cosa urgente è che si fermi la guerra». Per andare a dirlo, ostacoli enormi, e grandi rischi. Le avanguardie di questo esercito della pace dovevano radunarsi venerdì scorso ad Ancona, per partire domani. «Ma non si può - dice don Albino -. Per il passaggio noi ci appoggiamo a un'organizzazione umanitaria francese, che ci consente di conoscere la situazione nella ex Jugoslavia. Ma anche quella ora non può passare». Per don Albino, comunque, non c'è rassegnazione: «Tenteremo di andar dentro con un piccolo gruppo, che intanto si renda conto delle possi¬ bilità d'intervento degli altri. Là, in Bosnia, c'è gente che non vede l'ora che noi entriamo. E a Sarajevo ci sono giovani che non vogliono più fare la guerra». Don Albino pensa a quella pacifica invasione di campo. «E se questo provocasse un grande intasamento, sarebbe un forte richiamo alla comunità internazionale». Un'invasione con tutti i pericoli che comporta. «Nessuno ama e vuole il rischio. Ma siamo pronti a correrlo per raggiungere la pace». Giuliano Marchesini Volontari italiani e americani passeranno le ferie nell'ex Jugoslavia «Siamo pronti a rischiare la vita per fermare questo assurdo massacro» Un convoglio di aiuti umanitari diretto in Bosnia Dopo la marcia su Sarajevo don Bizzotto vuole guidare un esercito di 5 mila volontari che costruiranno un campo della pace
Persone citate: Albino Bizzotto, Bizzotto, Giuliano Marchesini
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