Rosso e Nero uniti in Francia di Enrico Benedetto
tosso e loro uniti in Francia tosso e loro uniti in Francia «Santa Alleanza contro Usa e Israele» relazioni pericolose IPARIGI L cemento è l'ostilità al modello Usa e democratico-parlamentare in senso lato, il lievito l'antisionismo (con forti simpatie per la causa palestinese e, non ultimo, Saddam Hussein), la bandiera un'inedita alleanza fra l'estrema sinistra e la destra più oltranzista. Lo si voglia definire comunismo nero o fascismo rosso, ha la Francia per laboratorio ma fa rapidi progressi anche nell'Europa orientale, Russia compresa. Il crollo del Muro favorirebbe quella che «Liberation» definiva ieri «la galassia nazionalbolscevica», con spregiudicate intese ai massimi livelli. Le prove le ha portate il «Canard enchaìné»: una lettera autografa in cui Georges Marchais riconosce l'esistenza di legami neppure troppo sotterranei fra alcuni intellettuali pcf e l'estremismo ultralepenista. «Ne sono indignato» scrive il segretario. Ma il suo quotidiano, «l'Huma- nité», nasconde la notizia in 17 righe appena. E' che proprio la stampa vicina al pcf - come il mensile ideologico «Revolution» - sarebbe rea di sposare il Rosso e il Nero. Per esempio ospitando un reportage dall'ex Jugoslavia a firma Edward Limonov, filosofo russo che presiede il «Fronte nazionale bolscevico», accozzaglia di nostalgici pcus e neofascisti. Lo stesso autore collabora peraltro al periodico filo-lepenista «Le choc du mois» su cui celebra la purificazione etnica e aggiunge di avervi preso parte sul campo. Altra commistione insospettabile, quella che vede Alain de Benoist - teorico della Nuova Destra europea - intervenire a tavole rotonde organizzate da circoli filo pcf e ricambiare la cortesia invitando l'ex nemico rosso nei suoi feudi. Ancora, Jean-Paul Cruse (un redattore di «Liberation», testata con fama libertario-gauchiste) firma sull'ambiguo «Idiot International» un ap- pello per «una politica autoritaria», che federi ai comunisti «la Destra cattolica, nazionale, maurassiana». Non manca la classica requisitoria contro «il sionismo internazionale», tema dietro cui è facile intravedere stereotipi antisemiti. Proprio «L'idiot International», settimanale animato dal polemista Edern Hallier che celebra Fidel Castro, e insieme, Jean-Marie Le Pen, «uomo con lo stoffa di Eltsin e Walesa» pubblicò mesi fa un articolo dal titolo «Gli ebrei nel ps». Di Hallier si ricorda infine un viaggio a Baghdad, in piena guerra del Golfo. Ne ritornò veemente contro l'imperialismo Usa e i suoi servi occidentali. La battaglia comune per affondare Maastricht, le proteste contro il Gatt (una longa manus del «mondialismo» bancario) e le spinte neoprotezioniste in cui la Francia oggi eccelle, suggellerebbero ulteriormente il patto segreto tra l'ultragauche e la Destra nazional-popolare. Dopo il «Canard» e «Le Monde» in prima pagina (sabato), nelle ultime 24 ore sono scesi in campo «Liberation» e lo stesso pcf. Il quotidiano ha chiesto a Jean-Paul Cruse di rassegnare le dimissioni. Ma lui non cede, e la sezione Cgt (la Cgil transalpina) l'appoggia. Il braccio di ferro continua, e spacca «Libé». Tra i ranghi comunisti, l'imbarazzo non è minore. Vista l'impossibilità di mettere a tacere l'affaire, ieri sera il pcf ha voluto prendere ufficialmente posizione e denunciare l'ibrido amalgama. Si sottolinea che il fenomeno è marginale. Ma il fenomeno viene ammesso, e giunge tardiva - l'autocritica. Riesce in ogni caso difficile credere Marchais, padrone assoluto del pcf dal 1972, potesse davvero ignorare il flirt. Certo è che in visita all'Avana nella primavera scorsa, si ribellò quando gli comunicarono il prossimo arrivo di Le Pen per vedere Fidel (complice Edern Hallier). Furioso, obbligò Castro ad annullare il rendezvous. La Pen addusse una lombaggine fittizia. Oggi sappiamo che la posta in gioco era il partito trasversale. Enrico Benedetto Autocritica del pcf dopo la denuncia di «Liberation» Da sinistra il segretario del pcf Georges Marchais, Edern Hallier e Jean-Marie Le Pen
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