Clinton spora di nuovo su Saddam di Foto Epa

Caccia colpisce una postazione antiaerea. Il Presidente minimizza ma la tensione cresce Caccia colpisce una postazione antiaerea. Il Presidente minimizza ma la tensione cresce Clinton spora di nuovo su Snddciiti La Casa Bianca: se fanno attentati daremo una lezione ancora più dura WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton ha definito una semplice azione di «routine» il lancio, avvenuto ieri mattina, di un missile anti-radar su una postazione della contraerea irachena nella zona protetta sciita a Sud del 32° parallelo da parte di un caccia F-4G dell'Air-Force. Ma, anche se episodi analoghi si erano verificati frequentemente nei mesi scorsi e perfino durante le prime settimane della presidenza Clinton, erano cessati da parecchio tempo e il loro riprodursi segnala il permanere di un forte stato di tensione tra Stati Uniti e Iraq, dopo il bombardamento, avvenuto sabato, del quartier generale delle spie di Baghdad da parte di due dozzine di missili Tomahawk. Del resto, che la tensione sia alta, è stato dimostrato anche da un curioso episodio verificatosi ieri a Baghdad. La contraerea irachena, temendo un'incursione americana, ha fatto fuoco su uno dei propri aerei che sorvolava la città. La luna di miele tra Clinton e Saddam Hussein è finita. Il Presidente iracheno aveva salutato l'elezione di Clinton come una svolta nella politica americana e, in un gesto che aveva presentato come un atto propiziatorio di nuovi più distesi rapporti, aveva ordinato la cessazione di ogni azione della contraerea contro gli aerei americani che pattugliano le due zone protette nel Nord e nel Sud dell'Iraq. Ieri i giornali di Baghdad hanno definito Clinton «un criminale» e lo hanno etichettato come «la fotocopia di George Bush». In un articolo pubblicato sul quotidiano della Difesa irachena, Nouri al-Marsoumi, sottosegretario all'Informazione, ha incitato «il popolo iracheno e le masse rivoluzionarie arabe a rispondere duramente all'aggressione e a organizzare azioni di legittima difesa non solo contro obiettivi americani, ma anche sionisti, sauditi, kuwaitiani in tutto il mondo». In questo modo, con una notevole dose di irresponsabilità, il governo iracheno ha prenotato la paternità di ogni eventuale azione terro¬ ristica futura. E, in una lettera spedita ieri al Congresso, il Presidente degli Stati Uniti, ha scritto che «nell'eventualità che la violenza dell'Iraq, l'aggressione, il coinvolgimento in atti di terrorismo di stato contro il nostro Paese continuino, ordinerò misure aggiuntive nell'esercizio del nostro diritto all'autodifesa». Clinl£>nA che ieri si è dichiarato convinto che sia stato proprio Saddam Hussein in persona a ordinare l'attentato contro Bush sventato in Kuwait, potrà facilmente caricarlo della stessa responsabilità per attentati futuri se qualche fanatico raccoglierà l'invito di al-Marsoumi e le incitazioni alla vendetta da parte di tutto il governo di Baghdad. Se poi fosse fondata la previsione dei curdi, secondo i quali Saddam starebbe per scatenare contro di loro un'offensiva di massa nella zona protetta a Nord del 36° parallelo, la situazione potrebbe degenerare molto presto. La portaerei «Theodore Roosevelt», che nei giorni scorsi era stata mossa dalle acque dell'Adriatico a quelle del Mediterraneo meridionale per tenersi pronta qualora Saddam avesse ordinato una rappresaglia per il bombardamento di sabato, ieri ha attraversato il Canale di Suez, facendo rotta per il Mar Rosso. I suoi aerei, è stato comunicato, parteciperanno all'operazione «Sentinella del Sud» per il pattugliamen¬ to delle zone protette in Iraq. Clinton, per ora, non ha certamente fatto piani di ulteriori attacchi contro l'Iraq. Cominciano a venir avenzate, da qualche parte, obiezioni di diritto internazionale sull'interpretazione piuttosto larga dell'articolo 51 della Carta dell'Onu invocato a copertura per l'attacco di sabato. Soprattutto, Clinton vuole dedicarsi ai problemi interni americani e non è neppure convinto, come non lo era Bush, che sia utile per la regione medio-orientale liquidare definitivamente Saddam. Ma basterebbe un'altra piccola mossa di Saddam per risospingere la situazione oltre l'orlo del baratro. Paolo Passarmi La polizia di Washington sgombera manifestanti che hanno bloccato la strada per la Casa Bianca [foto epa]