«E' una banca ranista» Incatenati per protesta
Milano, davanti alla sede della «Lombarda» Milano, davanti alla sede della «Lombarda» «E' una banca ranista» Incatenati per protesta Dal verde Apuzzo accuse ai dirigenti «Non hanno voluto assumere un'etiope» MILANO DALLA REDAZIONE «Italiana, profuga, collocamento obbligatorio respinto dalla Banca Lombarda perché nera. Boicotta la banca razzista»: inalberando questo striscione, ieri, a mezzogiorno, in galleria Vittorio Emanuele, si sono incatenati di fronte alla sede di quest'istituto di credito il parlamentare dei Verdi Stefano Apuzzo, la diretta interessata Menbere Lenche (originaria dell'Etiopia), la figlia diciottenne, due amici (Mario Righi, del Culturcentro Mirindamondo e Claudio De Vido). Il gruppo ha spostato le vicine transenne per lavori in corso, le ha allineate di fronte agli uffici, poi vi si è incatenato, in silenzio. Un gesto clamoroso che ha suscitato la reazione di alcuni funzionari, che sono usciti sbraitando; di fronte a uno sparuto drappello di curiosi, un dirigente ha anche ripetuto di non avere mai visto Lenche e di non avere la minima idea sul perché di quella manifestazione. Della vicenda, la magistratura si occuperà giovedì. Nell'attesa, non rimane che registrare le opposte versioni. Nell'ottobre del 1992, Lenche, che dal 1980 al 1990 era stata regolarmente impiegata presso una società per azioni milanese, fu assegnata dall'Ufficio provinciale del lavoro alla Banca Lombarda. E' profuga etiope e i profughi rientrano nelle cosiddette «categorie protette», come gli handicappati: due leggi, del 1968 e del 1981, obbligano ad assumere una determinata percentuale di queste persone, che varia in relazione al numero comples- L'onorevole Ste fano Apuzzo sivo dei dipendenti. Ma quando Lenche si presenta all'ufficio personale, nota subito molta perplessità nei suoi confronti. Peggio, razzismo bell'e buono. «Perché dovremmo assumere lei, con i nostri figli laureati e disoccupati? Non c'è posto per lei»: con queste parole la donna racconta la reazione manifestata dal direttore. Tant'è vero che, nel gennaio scorso, la Banca presenta ricorso contro la richiesta di assunzione obbligatoria, e, per comporre la vertenza, l'avvocato offre a Lenche quattordici milioni, che vengono rifiutati. La Banca rigetta le accuse di discriminazione razzista e spiega di avere, a suo tempo, avanzato richiesta nominativa di personale privilegiato. In pratica, quando un imprenditore decide di avvalersi di personale «protetto», può consultare l'Ufficio provinciale del Lavoro per informarsi del relativo elenco, con i vari curricula, e in base a questo scegliere il o i dipendenti più adatti. Ma, ribattono Lenche e Apuzzo, nelle pratiche inviate dalla Banca Lombarda non compare nessun nome: «Come a dire - commenta Apuzzo -, una richiesta nominativa anonima. Sono sicuro che questo è un caso di razzismo e grettezza. Forse i clienti della Banca Lombarda sarebbero turbati, trovandosi di fronte a un dipendente non "ariano"». «L'invito a boicottare la banca razzista, come abbiamo scritto nel nostro striscione - continua il deputato -, ha esattamente questo significato: ritirate tutti i vostri soldi, così l'istituto finirà con l'aprire una filiale direttamente in Sud Africa». L'onorevole Stefano Apuzzo
Persone citate: Apuzzo, Mario Righi, Stefano Apuzzo, Vido
Luoghi citati: Etiopia, Milano, Sud Africa
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