«Caro Bill, Kennedy era un'altra cosa» di Pierluigi Battista

«Caro Bill, Kennedy era un'altra cosa» «Caro Bill, Kennedy era un'altra cosa» Dibattito alla presentazione del libro di Veltroni LA SINISTRA «AMERICANA» Lm AVEVANO trovato, il ™ degno erede dei Kennedy. E invece appena si è insediato alla Casa Bianca, il presidente col sassofono, il marito di Hillary, il rappresentante del «nuovo» dal sorriso accattivante e dai modi spigliati e giovanili, Bill Clinton insomma, ha cominciato a deludere, a scivolare lungo una china sempre meno entusiasmante. E adesso si è. messo persino a bombardare Baghdad, il guerrafondaio. Tanto vale abbandonarlo, Clinton. E tornare direttamente alle fonti kennediane. Anzi di Bob Kennedy, celebrato in un libro di Walter Veltroni dal titolo II sogno spezzato e presentato a Roma, presso la Sala Umberto, dalla crema dei kennediani d'Italia. Primo fra tutti Achille Occhetto, segretario del pds. Che non era kennediano al tempo in cui Bob venne ucciso («allora ero impegnato in un'importante missione in Vietnam dove incontrai Ho Chi Minh») ma che oggi lo è al cento per cento. 0 comunque molto più del deludente Clinton che secondo Occhetto ha dimostrato di non capire, con il suo «dissennato» attacco a Saddam Hussein per vendicare Bush, che nel cuore del sogno di Kennedy c'era ben altra idea di «governo mondiale». E invece per Occhetto il sogno clintoniano si è infranto a Baghdad: «Le decisioni che l'amministrazione americana ha assunto sabato contraddicono le scelte che fece¬ ro i Kennedy di fronte alla crisi dei missili a Cuba». Kennediano doc anche il neosindaco di Catania Enzo Bianco. Che su Clinton ha semplicemente glissato, preferendo soffermarsi sul messaggio che Bob sapeva portare «ai giovani» e sul gran valore d'attualità che quel messaggio conterrebbe in un'Italia in cui a Catania si contendono il posto di sindaco «uno come me che ha quarantadue anni e uno come Claudio Fava che ne ha trentasei». Lì, sul palco c'è la vedova di Bob Kennedy, Ethel, che assieme alla figlia Courtney già in Italia per il viaggio di nozze, non perde una parola dell'interprete impegnata a tradurle ciò che si dice nella sfilata dei kennediani d'Italia. In platea, attori e registi, come si conviene nelle grandi occasioni: da Ugo Pirro a Luigi Magni, da Maurizio Micheli a Ettore Sepia, da Ciccio Ingrassia a Piero Vivarelli che sfodera sulla giacca un distintivo con la bandiera cubana malgrado i difficili rapporti che il fratello di Bob, John Fitzgerald Kennedy, intratteneva con il regime di Fidei Castro. E poi gran folla di funzionari Rai, con il Tg3 e il Tg2 quasi in parata. Scuote la testa in un angolino del palco Ottaviano Del Turco. Del clintonismo pare il meno deluso, forse perché è uno di quelli che ci ha creduto meno. Del kennedismo sembra il rappresentante meno entusiasta, sarà perché il «nuovo» sembra stam¬ parsi sul viso degli altri ralatori coordinati da un Andrea Barbato che si guadagna un sentito applauso non appena accenna alla «volgarità leghista» che i neokennediani sono costretti a fronteggiare a differenza del maestro Bob. Anche Sergio Mattarella non appare a suo agio. Riscuote consensi, anche lui, soltanto quando agita lo spauracchio del leghismo. Il «nuovo» è invece Bianco che invita i presenti a capire che la «nuova politica» ha bisogno di «miti» come quelli suscitati dal kennedismo. Oppure Francesco Rutelli, sindaco in pectore della Capitale, che confessa di aver accolto la notizia dell'uccisione di Bob, lui che allora era un quattordicenne, «con un profondo senso d'ingiustizia», Chiude per tutti l'autore Veltroni, che invece allora di anni ne aveva tredici. Parla come il depositario del Verbo kennediano. E la cotta per Clinton? Oramai è acqua passata. Pierluigi Battista Ethel Kennedy e la figlia con Veltroni autore di un libro sul leader americano assassinato