Mogadiscio Aidid colpisce sulla strada della morte

8 Battaglia dopo un agguato ai pakistani: ucciso un Casco blu, si parla di una strage di civili Mogadiscio, Aidid colpisce sulla strada della morte MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Ormai è guerriglia nella capitale somala, non passa giorno senza che l'armata alla macchia del generale Farah Aidid spari nel mucchio contro le forze multinazionali dell'Onu. Domenica due graduati americani ed un pakistano erano stati feriti dai cecchini, ieri il solito, improvviso scambio di fucilate ha lasciato sul terreno un soldato di Islamabad, ucciso da un proiettile vagante, ed altri due in gravi condizioni. Si parla pure di un disperso ma fino a tarda sera la notizia non ha trovato conferme ufficiali. Il luogo degli scontri è sempre lo stesso, quella maledetta circonvallazione XI Ottobre, a Moga Sud, diventata la strada della morte. L'avevamo percorsa in mattinata passando proprio dinanzi allo stadio sportivo appena sgomberato da centinaia di profughi che negli ultimi mesi vi avevano trovato una sistemazione precaria. All'esterno tanta gente minacciosa che ci ha accolto con fischi e sputi e qualche sasso per fortuna tirato alla cieca. Verso le 14 giungono sul posto tre camionette pakistane richiamate dalla segnalazione, rivelatasi fasulla, di un nascondiglio di armi. Non fanno nemmeno in tempo a scendere che da un vicino edificio disabitato partono alcune raffiche di mitragliatrice pesante. Si scatena il caos. Nel giro di pochi minuti appaiono in cielo gli elicotteri Cobra a copertura dei rincalzi della «Forza di intervento rapido» della Decima divisione da montagna americana acquartierata a pochi chilometri di distanza nel campus universitario. La scaramuccia è violentissima tanto che numerose fonti parlano di un vero massacro fra i civili intrappolati nella battaglia. Circola la cifra di una quarantina di vittime, di certo è soltanto che negli ospedali della zona sono affluiti decine di feriti molti dei quali in condizioni disperate. Dal comando di Italfor sono usciti di corsa gli incursori del Col Moschin e quattro carri armati M-60 della «Folgore», in totale un'ottantina di paracadutisti, per partecipare al rastrellamento dell'area che si è concluso al tramonto con l'usuale risultato bianco. Dei miliziani di Aidid nessuna traccia, nemmeno un'arma sequestrata. Ma già si preannuncia la tempesta ed ad anticiparla ai giornalisti è stato l'ammiraglio Jonathan Howe, inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali. «Nei prossimi giorni ha detto - procederemo al setacciamene sistematico dei quartieri più turbolenti della città alla ricerca degli arsenali clandestini a qualsiasi fazione appartengano». L'operazione rientrerà nell'ambito delle regole d'ingaggio stabilite in marzo dagli accordi di Addis Abeba che stabilisce lo smantellamento e la confisca di qualsiasi tipo di armi, tuttora in mano ai 15 clan disseminati nelle 18 regioni del Paese, da parte dei contingenti multinazionali. Il repulisti verrebbe affidato agli Stati Uniti, presenti con 3800 soldati a terra ed- oltre 1200 marines imbarcati su quattro navi al largo del porto di Mogadiscio, con il concorso dei reparti stranieri al comando del generale turco Cevik Bir. In tutto 18 mila uomini di 28 eserciti. Ma la mazzata avrebbe anche un secondo scopo ben definito, la cattura di Aidid e la sua traduzione dinanzi ad un tribunale internazionale per rispondere dell'accusa di aver provocato il 5 giugno la morte di 24 soldati del Pakistan. Pronta la risposta della «Voce del popolo somalo», organo dell'Alleanza nazionale del ge- nerale. «Il sogno americano e il suo bieco progetto di assoggettarci non hanno alcuna probabilità di riuscita. I nostri patrioti difenderanno la patria cacciando a mare gli infedeli nel nome sacro dell'Islam». E rapido pure il commento del portavoce di Unosom, il maggiore David Stockwell: «Prendiamo ogni minaccia sul serio però procederemo nella missione di pacificare la Somalia, costi quel che costi». Pi d Geli Un soldato del contingente italiano a Mogadiscio

Persone citate: Aidid, Boutros Ghali, Cevik, David Stockwell, Farah Aidid, Jonathan Howe, Moschin

Luoghi citati: Addis Abeba, Islamabad, Mogadiscio, Pakistan, Somalia, Stati Uniti