Burlando: «le mie prigioni da innocente»

Burlando; «le mie prigioni da innocente» L'ex sindaco di Genova, arrestato per corruzione e scagionato, scrive sull'Unità: la gente è con noi Burlando; «le mie prigioni da innocente» «Urisultato del 20 giugno mi ha ridato la voglia di fare politica» 9Nra9S998mnBR IL RITORNO DOPO LA BUFERA A ROMA L terzo giorno ero a Palazzo di Giustizia. Aspettavo da molte ore di essere interrogato. Fino ad allora non avevo avuto sapone, vestiti e indumenti di ricambio. Ero vestito come il primo giorno, e non ero proprio profumato... Tutto quanto mi serviva era in una valigia a pochi metri dalla mia cella. Non ho mai capito perché non abbia potuto prendere ciò di cui avevo bisogno. Secondo alcuni si tratterebbe di una scelta precisa: una persona abbrattita confessa più facilmente...». Claudio Burlando descrive così le sue prigioni a Pontedecimo. Il «terzo giorno», spiega l'ex sindaco di Genova in un lungo articolo pubblicato ieri sull'Unità, è il 21 maggio. All'alba del 19 due finanzieri avevano bussato alla sua porta: «Signor sindaco, ci segua. Lei è in arresto». L'accusa: truffa e abuso d'ufficio per gli appalti delle Colombiane. La pietra dello scandalo: il sottopasso di piazza Carica¬ mento, 111 miliardi a consuntivo contro 70 di preventivo. Un tunnel da rifare, troppo basso, con gli autobus che devono girare al largo per non finirci incastrati. «Forse comprendendo il mio stato d'animo - continua Burlando, 39 anni, enfant prodige della Quercia genovese - un carabiniere mi ha invitato a scrivere su un foglietto il numero di casa mia e l'elenco di ciò di cui avevo bisogno. Mezz'ora dopo mi ha consegnato una borsa blu che conteneva quanto avevo richiesto. E mi ha fatto fare una doccia... Non è per questo, tuttavia, che non ho confessato. Semplicemente non avevo nulla da confessare...». Qualche giorno dopo Emanuele Romanengo, il cardine della Tangentopoli genovese, confessa: «Niente soldi al pds. Ho pagato solo socialisti e democristiani». Il sindaco, che nella sua cella di Pontedecimo ha firmato la lettera di dimissioni, ottiene gli arresti domiciliari. Poi viene scagionato, con tante scuse: «Sì - commenta sull'Unità -. Noi non abbiamo rubato, né per noi né per il partito. Non abbiamo organizzato truffe ai danni del Comune, né abusato del nostro ufficio...». La gente di Genova - insiste Burlando - lo sapeva. «L'altro giorno passeggiavo a Boccadasse con il bimbo - racconta -. Mi ha fermato una signora. Mi ha chiesto se ero il sindaco. Mi ha portato a casa sua e mi ha regalato le triglie appena pescate dal marito, "perché fanno bene ai bambini". Una compagna mi ha portato le uova fresche e il vino. Il presidente del Genoa mi ha citofonato, dicendo a mia moglie: "Sono Spinelli. Dica a suo marito che i 2 punti di ieri sono per lui...». Due settimane fa - era il 10 giugno - Burlando scende a Roma, alle Botteghe Oscure: «Per abbracciare Occhetto e ringraziarlo della solidarietà», spiega ai giornalisti. Ma quando qualcuno gli chiede se vuole ricandidarsi per Genova risponde con un «vedremo» poco convinto. Oggi, dopo le elezioni, le sue sensazioni sono cambiate: «La nuova geografia dell'Italia che cambia mi ha fatto pensare a cose belle e ha cancellato i cattivi pensieri che avevo fatto. Non solo io non avevo buttato via 20 anni della mia vita, come avevo confidato in un momento di sconforto, ma tutti noi avevamo speso bene un pezzo di esistenza: il popolo italiano ha lanciato un messaggio univoco. Vuole essere governato da chi non ha governato mai... Tutti hanno ca¬ pito che Vittorio (Grattarola, l'assessore arrestato con Burlando, ndr.) ed io non c'entriamo nulla e che quindi possiamo candidarci alle prossime elezioni. Purtroppo rimaniamo indagati per truffa, e quindi la nostra posizione resta delicatissima, visti i tempi della giustizia. Del resto noi stessi abbiamo sempre detto che una persona indagata deve farsi da parte fin tanto che la sua posizione non viene chiarita. E' certamente un bel problema scoprire che questo atteggiamento, pensato per un indagato che la gente di solito presume colpevole, diventa un dramma se applicato a un indagato che si presume innocente. Perché al danno si aggiunge la beffa di non poter misurare la solidarietà in termini di consenso elettorale. Nei primi giorni dopo il carcere avevo detto che non sapevo se avrei avuto ancora voglia di fare politica. Ora, per la prima volta, vi dico che ne ho voglia di nuovo...». [g. tib.l Claudio Burlando ex sindaco pidiessino di Genova

Persone citate: Burlando, Claudio Burlando, Emanuele Romanengo, Grattarola, Occhetto

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma