Rai un giallo sul Gran Consiglio di Massimo Gramellini

Resta da sciogliere qualche riserva: il germanista Magris e l'editrice Sellerie» Resta da sciogliere qualche riserva: il germanista Magris e l'editrice Sellerie» Rqi# un giallo sul Gran Consiglio Spadolini e Napolitano fanno slittare le nomine ROMA. Scusate il ritardo. Succede, quando si fa la Storia. Il primo Gran Consiglio televisivo dei tecnocrati senza partito era atteso per ieri e invece Spadolini e Napolitano, che hanno in mano il pulsante delle nomine, fanno sapere che bisognerà pazientare ancora un po'. In un comunicato congiunto avvertono che i contatti sono in pieno sviluppo, e che una vicenda tanto delicata e complessa non ammette scelte precipitose né può essere aiutata dal rincorrersi delle voci. Intanto però, come le gocce di un rubinetto chiuso male, i nomi dei nuovi consiglieri della Rai continuano a zampillare al ritmo di uno al giorno. E così, dopo l'economista Claudio Demattè, il manager delle assicurazioni Feliciano Benvenuti e l'editrice Elvira Sellerio, irrompe in scena un altro uomo di cultura: il germanista Claudio Magris, che si è preso una notte di tempo per pensarci. Seduto al suo tavolo personale del triestino caffè San Marco che già fu di Joyce e Svevo, lo scrittore di «Danubio» e «Lontano da dove» sta cercando dentro di sé una risposta in ogni caso non semplice. Se non ha detto subito di sì a Spadolini è perché qualcosa lo blocca a Trieste, e quel qualcosa è la malattia di sua moglie, che già alcuni anni fa lo aveva indotto a rifiutare la proposta di un prestigioso incarico a Berlino, offertogli dall'allora ministro degli Esteri Gianni De Michelis. Ma stavolta è diverso. Stavolta è la Rai che chiama. E' il suo grande amico ed estimatore Spadolini. Magris andrebbe ad occupare la poltrona che inizialmente era stata preparata per Umberto Eco, che ha detto di no per ben due volte. La poltrona, non le competenze. Perché Eco avrebbe fatto il presidente, mentre nel consiglio che si sta profilando in queste ore la carica più prestigiosa dovrebbe andare al cattolico Feliciano Benvenuti, che viene già dipinto come una sorta di Ciampi veneziano. Resta da svelare il quinto e ultimo nome. Sembrava fatta per il preside di Giuri- sprudenza della Cattolica, il professore di diritto amministrativo Giorgio Pastori. Poi sono sopraggiunti dei problemi, ma l'identikit rimane quello di un giurista di prestigio. La «scrematura» finale avviene in un clima di ansiosa attesa. Fra i più curiosi, ovviamente i segretari di partito, tagliati fuori dai giochi, almeno in teoria. Si racconta di una divertente telefonata fra Occhetto e Napolitano, con il leader del pds che moriva dalla voglia di conoscere i nomi dei consiglieri ma non osava entrare direttamente in argomento. E poiché Napolitano non gliene offriva mai il destro, alla fine i due si salutavano senza che Occhetto fosse riuscito a saper nulla. Ieri mattina Napolitano ha limato la lista con Spadolini, chiusi per tre ore nella casa fiorentina del presidente del Senato. Restano da sciogliere ancora un paio di riserve (Magris e Sellerio), mentre si esclude la possibilità dell'ingresso in extremis di qualche giornalista, anche se interno all'azienda come Sergio Zavoli. Chiusa la partita del Gran Consiglio, continuerà quella già abbondantemente in corso della direzione generale. Scelto un consiglio di garanti, si cerca un direttore che sappia muoversi sul mercato della tv. Il presidente dell'Ili Romano Prodi (azionista Rai) proporrà ai nuovi consiglieri una rosa di nomi, tutti democristiani, all'interno della quale c'è il suo petalo preferito: Gianni Locatelli, direttore del Sole 24 Ore e amico del segretario de Martinazzoli. Massimo Gramellini Claudio Magris uno dei «papabili» per il nuovo Consiglio della Rai

Luoghi citati: Berlino, Roma, Trieste