Summit Martinazzoli-Occhetto di F. Mar.

Riprende il dibattito sulla riforma, e la de tende una mano alla Quercia Riprende il dibattito sulla riforma, e la de tende una mano alla Quercia Summit Martinazioli-Ckchetto E Bossi sbotta: «Quei due dicono il falso» ROMA. Il grande sconfitto delle elezioni Mino Martinazzoli e uno dei vincitori del 20 giugno, Achille Occhetto, hanno deciso di vedersi: si incontreranno stamane di buon'ora per spegnere la miccia che domani a mezzogiorno potrebbe far esplodere la riforma elettorale, ma anche per capire se sia possibile far lievitare quel dialogo a distanza che è improvvisamente sbocciato sul tema dell'unità nazionale. A Martinazzoli, che due giorni fa aveva richiamato anche il pds alla difesa dell'unità nazionale minacciata dalla Lega, ieri Occhetto ha risposto con benevolenza: «L'unità nazionale è estremamente importante, se sa rinnovare e articolare lo Stato, cambiando il rapporto tra tasse e Stato». Ma quel che sta veramente a cuore ad Occhetto - è lui ad avere chiesto l'incontro alla de - è la riforma elettorale. La Quercia si prepara a votare contro, perché vede malissimo il testo preparato dalla Camera, approvato, sia pure con sfumature di volta in volta diverse, dall'asse dc-Lega-psi-msi-Rifondazione comunista. Il pds voleya (e non ha ottenuto) una riforma che esaltasse o quanto meno non deprimesse troppo la sua capacità di coalizione, quella perizia ad aggregare forze attorno a sé dimostrata eloquentemente alle elezioni am- ministrative del 6-20 giugno. In questa logica, Occhetto voleva il doppio turno ed è stato battuto; voleva la lista nazionale bloccata (che avrebbe permesso di garantire posti sicuri ai tanti possibili satelliti, Rete, Rifondazione, Alleanza democratica, psi) ed è stato battuto anche su questo fronte; voleva (e non ha ottenuto) l'abolizione dello «scorporo» per stravincere dove è già forte. E' per questo motivo che il pds ieri faceva sapere in giro che potrebbe chiedere il voto segreto: in questo modo i tanti scontenti della legge (ve ne sono in tutti i partiti) potrebbero concorrere ad una clamorosa bocciatura. Se ciò avvenisse spiega il pidiessino Franco Bassanini - «ci sarebbero due strade: o votare con la vecchia legge proporzionale, ma il pds e Scalfaro non lo vogliono, oppure il governo dovrebbe prendere l'iniziativa». E a quel punto «se al Senato non ci saranno modifiche importanti, tanto meglio la legge fatta dal governo: meglio di quella attuale lo sarà sicuramente...». E infatti stamani Occhetto chiederà a Martinazzoli un impegno concreto, perché i senatori democristiani votino in modo compatto almeno una delle modifiche che stanno a cuore al pds. Due le richieste che Occhetto farà ad un Martinazzoli che poco potrà garantire con una de in crisi così profonda e così scollata. La Quercia chiederà il ripristino della lista bloccata, ma rilancerà anche una vecchia proposta della Lega: che, per essere eletti al primo turno, occorra almeno il 35% dei voti; se non si raggiunge questo tetto, si va al secondo turno. Anche questa ipotesi però trova pareri contrari. Dice il pannelliano Peppino Calderisi: «Sarebbe la soglia dell'indecenza, perché in questo modo la competizione si trasformerebbe completamente: lo scopo non sarebbe più I quello di arrivare primi, ma di impedire, con liste di disturbo, che qualcuno superi il 35%». In questa fase di incertezza il pri rilancia l'elezione diretta del capo dell'esecutivo, «una risposta alla tentazione secessionista», una proposta caldeggiata anche dal democristianocossighiano D'Onofrio che torna a parlare di referendum sulla Bicamerale e indirettamente sul presidenzialismo. E proprio mentre Occhetto e Martinazzoli decidono di incontrarsi, Umberto Bossi gli spara contro. Vogliono criminalizzarci, urla il leader della Lega, vogliono attribuirci un disegno secessionista che in realtà non coltiviamo. Bossi accusa Occhetto e Martinazzoli di diffondere «falsità». Dice il capo della Lega: «E' penoso vedere l'oligarchia centralistica e partitocratica fare professione di aspra difesa unitaria». Bossi ce l'ha con Martinazzoli «che sostiene il falso», che «rimasto zoppo dopo che Segni l'ha lasciato, cerca altri appoggi per ritardare il ribaltone de» e che «ignora don Sturzo» che si battè per'il federalismo. Bossi, in una fase di incontenibile protagonismo, se la prende anche con Occhetto, che «non è da meno a Martinazzoli, quando parla lui di federalismo, confondendosi probabilmente con il conto Gabbietta aperto in Svizzera, che è Paese federale...». [f. mar.]

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