Maderna gioca con se stesso e la sua musica di Giorgio Pestelli

r- Venezia: l'Orchestra della Rai di Torino diretta da Tamayo al Festival di musica contemporanea Moderna gioia con se stesso e la sua musica Un testo da ricostruire ogni volta e altre interessanti novità VENEZIA. La partecipazione del pubblico al Festival Internazionale di Musica Contemporanea ha stupito gli stessi organizzatori, a cominciare dal suo direttore Mario Messinis: che pure è roccia di ottimismo inconcusso sulle sorti della musica d'oggi (e di domani). E' chiaro che una schiera interessata alla musica d'oggi esiste; non una massa oceanica, che snaturerebbe tutto, ma un pubblico attento più che agli «eventi» (come dicono le agenzie stampa per fatti specialmente normali) a curiosare nel nuovo e a collegarlo con la tradizione del Novecento. Così è stato alla Biennale Musica 1993: significative riprese di Malipiero, Schoenberg, Webern, Maderna, Varese, Feldman e Cage, tutte linee che convergevano alla centralità di Nono, quale sfondo su cui collocare, con forti giochi di controluce, la fitta serie delle novità: con i nomi illustri di Luis de Pablo e Nunes fra tanti più giovani. Ad uno degli ultimi appuntamenti, con l'Orchestra Sinfonica della Rai di Torino alla Fenice, è stato istruttivo risentire «Ausstrahlung» di Maderna, l'«irradiazione» scritta nel 1971 per il festival di Persepoli; anche perché è un testo da ricostruire in parte ogni volta, poiché Maderna, secondo l'idea compositiva dell'«alea controllata», segnò con precisione le singole parti ma non altrettanto la loro combinazione. Qui, con le indicazioni di documenti maderniani in possesso della fondazione Sacher di Zurigo e con la regìa sonora di Alvise Vidolin, la ripresa diretta da Arturo Tamayo non denunciava lacune e scompensi. Per altro, «Ausstrahlung» resta un lavoro molto eterogeneo: ci si sente molto il Sessantotto, nella quantità di testi didattici e profetici, nella mania di riempire tutto di messaggi; ma le parti di voce e flauto s'innalzano su tutto e così pure l'ultimo episodio («Ich frage dich»), davvero bellissimo. Nella stessa sera una prima assoluta di Fabio Vacchi, «Prima dell'alba»: l'impiego d'una orchestra di ricchissime screziature tende fatalmente all'espressionismo viennese; ma Vacchi riesce subito a liberarsene, e tutta sua è la leggerezza atmosferica, la propensione a sforare verso l'acuto con mordenti, avvii di canti interrotti, sortite del violino solo, delicati e notturni glissé. Della prima assoluta dell'opera per marionette di Luis de Pablo «La madre iiivita a corner» ho dovuto accontentarmi di un ascolto radiofonico in diretta dal Teatro Goldoni: sufficiente a rendersi conto della forza di questa partitura, anche per merito della tesa e controllatissima direzio¬ ne di Guido Guida con il Gruppo strumentale Carme. In compenso delle scene che non ho visto, ho potuto sentire l'intervista con gli autori, de Pablo e il librettista Molina, che negavano ogni connivenza col folclore, eterna trappola della musica spagnola: ma è curioso che da nessuno sia stato menzionato il «Retablo» di de Falla, esempio sommo del rigore evocato da de Pablo e la cui ariosa leggerezza sembra aver agito anche sulla nuova opera: che subito colpisce per la scioltezza di strumentalità e vocalità, ciascuna sbrigliata eppure ingranate una nell'altra; fiati mobili come zampilli di luce, percussioni che cambiano ad ogni quadro, caratterizzandolo; ma tutto è integrato con le voci in sequenze che si contraggono e si espandono in un'aria di follia. Giorgio Pestelli

Luoghi citati: Torino, Varese, Venezia, Zurigo