II vento del Nord porta un nuovo beat

16. I DISCHI II vento del Nord porta un nuovo beat IL giunge è già da abbandonare. Insieme alle perturbazioni, il vento del Nord sta portando nelle discoteche nuove nuvole sonore. Sono quelle del Nordik Beat. L'Inghilterra ne è già stata investita, e c'è da scommettere che anche la nostra estate proverà i brividi di quel ghiaccio bollente in arrivo dalla Svezia. La storia si ripete, a vent'anni esatti dall'esportazione del fenomeno Abba. Chi l'avesse dimenticato o. perso, il gruppo degli svedesi Abba ha percorso le autostrade della musica pop per un decennio con quella sua musica facile, piacevole tra rock e melodia. E poi quel loro quartetto misto, due graziose bionde e due capelluti, che giocava con le voci e catturava chi cercava nella musica solo evasione, non l'impegno politico imperante in quel periodo. D'altronde quali istanze di protesta potevano rappresentare gli Abba: in Svezia erano un'industria, seconda solo alla Volvo. Chi volesse fare un ripasso ha a disposizione una fresca antologia dei loro successi: «More Abba Gold» (Polar-Polygram, 1 Cd). Venti canzoni (da «I do, i do, i do, i do» a «When i kissed the teacher») pluridecorate dalle classifiche. Ed è già la seconda compilation d'oro. Si diceva che la storia si ripete. Ben tre sono gli assi svedesi che saranno calati sul tavolo delle discoteche. Ma se quello degli Abba era una felice rimasticatura del clima da figli dei fiori, i vikinghi musicali di oggi sono giovani che portano un hip hop aggressivo, ballabile ma che nasconde rabbie e rifiuti del perbenismo. E in due casi, sui tre che presentiamo, si tratta ancora di quartetti misti. Sarà casuale, sarà per la febee, equa parità dei sessi che si vive in Svezia, questo ricorso non è spiegabile. Va comunque rilevato che la presenza femminile, soprattutto canora, è in deciso aumento in questi ultimi anni in tutto l'ambiente del rock. Le caratteristiche del Nordik Beat sono quello dell'hip hop, quella fusione rappeggiante tra dance music e heavy metal inventata negli Anni 80 dalla coppia newyorkese del Run DMC. Resta l'importanza della parte strumentale, tipica dell'hip hop, ma nel caso dei vikinghi si arricchisce di elementi caraibici, reggae, regalando una patina di allegria. Ma è solo vernice, perché comunque i testi esprimono rifiuto, ironia, contestazione della tranquilla, perbenista realtà sociale svedese, che i giovani dimostrano di soffrire in modo particolare. Leila K. è una delle capofila del Nordik Beat. Con un piumato look da donna fatale appare sul mini Cd «Ca piane pur moi-Check the dan» (Urban- Polygram). In tutto quattro brani, ma in sostanza due versioni per due composizioni, la prima delle quab non è altro che il successo portato in classifica dei dischi dai Plastic Bertrand tempo fa. Grinta punk, ripetitività rap, tocchi reggae e tanta tecnologia guidata da Denniz Pop' e dal chitarrista Douglas Carr. Un altro disco reperibile, un mini Lp, invece ci ripresenta in tre versioni il maggiore successo di Leila K.: «Open Sesame», con il quale ha conquistato radio e discoteche di tutto il mondo. Anche in Italia. Un vero e proprio inno delle notti ballerine. Più probanti dal punto di vista dei contenuti sono le tredici canzoni degli Ace of Base in «Happy nation» (Mega-Polygram). Fin dal titolo si percepisce l'ironia verso la società svedese del gruppo misto. Altro tema è l'amore, condito di molto sesso con quella tipica libertà svedese scevra da falsi pudori. Due ottime voci femminili, capaci di preziosità quasi jazzistiche, danno un bella impronta a tutto lo stile musicale degli Ace of Base. La lenta «Ali that she want», il già celebre «Wheel of fortune», «Dancer in a daydream» sono i brani più godibili. Un accenno particolare va a «a.t.s.w. Banghra version», ovvero una nuova veste molto indiana dell'altro celebre inno trasgressivo da discoteca, «Ali that she wants», che ha portato il gruppo alla notorietà internazionale. Degli Army of Lovers colpisce invece la teatralità, a dire il vero un po' pacchiana. Le due ragazze, poppute come le Veline di Striscia la notizia, in provocante costume da contadine; i due maschietti impomatati e travestiti in modo ambiguo. Tante, grandi rose colorate adornano vestiti e il disco con cui si presentano: «The gods of Earth and Heaven» (Stockholm-Polygram, 1 Cd). Musica ricca di teatralità alternata a rap. Tanti quadretti che raccolgono anche caratteristiche culturali diverse, da quella israeliana a quella italiana, da quella francese alla spagnola. Sicuramente colpirà in questa estate il brano «Heterosexuality», 4 minuti di mugolìi su ritmo da discoteca: i suoni di un amplesso più ginnico del vecchio hit di Serge Gainsbourg e Jane Birkin «Je t'aime moi non plus» Alessandro Rosa

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Svezia