Italia all'asta nessuno compra di Francesco Manacorda
Da economisti e banchieri un solo coro: le privatizza2ioni sono al palo Da economisti e banchieri un solo coro: le privatizza2ioni sono al palo Italia all'asta, nessuno compra De Rita e Tancredi Bianchi scettici: si fa tanta demagogia Baratta taglia corto: cambiamo strada, cediamo i servizi COURMAYEUR DAL NOSTRO INVIATO Tutti le vogliono, ma chi le fa? Le privatizzazioni, eterno miraggio della politica economica italiana, restano al palo. E soprattutto, dicono in coro banchieri ed economisti, sarà davvero difficile che vedano la luce se alcune condizioni di base non cambiano rapidamente. Nq, non è un messaggio di fiducia quello che arriva dal convegno sulle privatizzazioni organizzato dalla Fondazione Courmayeur che si è concluso ieri con una tavola rotonda. Tutt'altro. Pesa la situazione politica incerta; pesa una politica di trasformazioni fatta «a colpi di maglio» e talvolta contraddittoria, come dice il ministro per il Commercio con l'estero Paolo Baratta; pesa la crisi economica che leva di mezzo i grandi gruppi privati, impegnati a leccarsi le ferite più che a fare shopping di aziende di Stato. E anche gli istituti di credito non si sbilanciano. Certo, saranno in prima fila per collocare i titoli delle aziende da privatizzare, come sottolinea il presidente dell'Abi Tancredi Bianchi, ma di entrare come soci attivi nel capitale delle società, nonostante le recenti aperture al matrimonio banca-industria, non ci pensano nemmeno. «Non abbiamo vocazione, strumenti, mandato, per entrare con compiti gestionali rtel capitale delle imprese», mette in chiaro Piero Schlesinger, presidente della Popolare di Milano. «Nessuno si aspetti che le banche vadano a gestire le aziende - rincara la dose il presidente della Bnl, Giampiero Cantoni - entreremo nei consigli di amministrazione solo per presidiare i nostri crediti». Ma è Baratta a lanciare un nuovo sasso nello stagno. Lo stagno è quello tranquillo del monopolio, dove nuotano placide le imprese che gestiscono servizi di pubblica utilità: acqua, gas, elettricità, comunicazioni. «E' indispensabile che queste attività non siano più monopoli nazionali chiusi nella loro piccola vaschetta - attacca il ministro. - Anzi devono percorrere la strada contraria, andare in giro per il mondo in cerca di affari». Inutile scegliere altre strade, «tanto su tutti questi fronti sta arrivando in modo violento la concor¬ renza internazionale». Le imprese italiane non partono svantaggiate nella gara con gli stranieri, dice il ministro, «hanno buoni conti e in molti casi una posizione mondiale di tutto rispetto, ma comunque in Italia ci vogliono spazi di concorrenza all'interno di questi settori che servano come una frusta per stimolare la competitività». Anche Natalino Irti, presidente del Credito Italiano, lancia un messaggio sulla stessa lunghezza d'onda: «Fino ad ora lo strumento per attribuire ad alcuni soggetti i poteri che lo Stato aveva in monopolio è stato quello della concessione. Adesso ci dobbiamo chiedere se le privatizzazioni sono compatibili con il mantenimento del monopolio. Si può dare il monopolio ai privati?». Scontata la rispo- sta: «L'unico modo per uscire da questo dubbio è rompere la situazione di monopolio». Scettico sulle privatizzazioni «all'italiana» è Giuseppe De Rita, presidente del Censis, che lancia una provocazione: «Oggi i soldi sono nelle famiglie, non nelle imprese, e chi li spende investe in polizze assicurative oppure in Bot, mica si compra il Nuovo Pignone». Così, «o si creano le public company, oppure queste privatizzazioni non si fanno». O, peggio, aggiunge De Rita, si rischia che si facciano, ma andando in senso contrario al loro significato. Il problema dell'azionariato popolare è sentito. E non solo in positivo. Offrendo azioni ai cittadini si rischiano anche, avverte Bianchi, possibili ripercussioni sul risparmio e sulla propensione al consumo. Cantoni ricorda come vendere aziende al grande pubblico possa significare anche ricorrere all'«underpricing», cioè a prezzi particolarmente vantaggiosi che invoglino i compratori, come è già stato fatto a Parigi e Londra. Francesco Manacorda i|f§|f| OLANDA SVEZIA ■■03 SPAGNA L'EUROPA BATTE CASSA [STIMA DELLE POSSIBILI PRIVATIZZAZIONI IN EUROPA PER IL 1993-94, IN MILIARDI DI DOLLARI]
Persone citate: Baratta, De Rita, Giampiero Cantoni, Giuseppe De Rita, Natalino Irti, Paolo Baratta, Piero Schlesinger, Tancredi Bianchi
Luoghi citati: Courmayeur, Europa, Italia, Londra, Milano, Olanda Svezia, Parigi, Spagna
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