«E' uno sfasciapartito» di Valerio Zanone

Iiex leader pli fonda un nuovo schieramento parlamentare. Il pri punta su Mario Segni «E' uno sfqsciapqrtito» Costa: mi ha lasciato con tanti debiti LIBERALI DIVISI nuovo INISTRO Costa, lo sa che l'onorevole Zanone vuole costituire un gruppo parlamentare, l'Unione liberaldemocratica? «So che due onorevoli, lui e Battistuzzi, vogliono costituire un gruppo. Ma per farlo ci vogliono almeno 20 deputati: la loro è una pia illusione». E' la rottura? «Siamo all'addio, e mi dispiace». Perché «Perché Zanone guarda a sinistra: io invece resto al centro». Zanone a sinistra? «Pensa ad Alleanza democratica e fa il gioco di Occhetto. Ma non è solo questo che ci divide». E che cos'è? «Ho trovato una situazione finanziaria disastrosa, oltre 20 miliardi di debiti. E poi c'è la catastrofe torinese». Quale catastrofe? «Fino a 18 mesi fa avevamo un sindaco liberale, che era Zanon :, e cinque consiglieri. Poi Zanone ha lasciato la carica. Oggi Torino ha un sindaco pds e il pli è senza consiglieri. E io ricomincio da capo». Onorevole, lei dice: io guardo al centro. Al centro o al centro-destra? «Guardi, io sto lavorando a una nuova aggregazione politica, l'Unione di centro, per raccogliere quelle forze che, nella società, si riconoscono nei valori liberali». Un'Unione di centro che cammina a destra. E' così? «No. Un'Unione di centro in cui ci sono parlamentari liberali come Costa che guardano con interesse al centro-destra e parlamentari di altri partiti come il ministro delle Poste, il socialdemocratico Pagani, che guardano al centro sinistra». Un occhio di qua, uno di là. Non è strabismo questo? «No, perché centro-sinistra e centro-destra finiscono per trovare un punto di riferimento sicuro al centro». Al centro con la Lega? «No: e su questo voglio essere chiaro. L'Unione di centro si fa con chi ci sta. E con chi crede in alcuni valori di fondo: le libertà politiche, sindacali (quindi anche il diritto di voto in fabbrica quando si tratta di eleggere i rappresentanti), le libertà di mercato, di impresa, libertà da un fisco rapace e punitivo, riconoscimento a) merito, al sacrificio, al rischio». Ma queste cose non le dice anche Bossi? «Si, ma in un quadro diverso. Con Bossi possiamo fare qualche battaglia comune. Ma niente confusioni». Onorevole Costa, lei vuole traghettare il msi al centro? «Sul piano ideale siamo distanti. Molto distanti, sia ben chiaro. Se c'è però qualche missino che intende allontanarsi dalla nostalgia e dalla mera protesta per venire al centro, non sarò certo io a chiudere la porta». Che cosa vuol dire: che lei non si appella a Fini ma alla base missina? «Mi appello a chiunque voglia staccarsi dai residui fascisti di quel partito». Come dire ai missini: pentitevi che al centro c'è posto? «Quel verbo usato all'imperativo non mi piace. Ma se qualcuno vuole chiudere con il passato e venire al centro, si accomodi». E questo non è un guardare a destra? «Glielo ripeto: il nostro occhio non guarda a destra ma al centro. Lì ci sono il nostro progetto e la nostra collocazione politica. Poi ciascuno ha le sue inclinazioni». Anche Occhetto oggi guarda al centro. Anzi, teorizza uno schieramento di «sinistracentro». E' lui l'avversario? «Guardi che qui non si tratta di formule o di chiacchiere. Qui si tratta di dare voce e rappresentanza politica alla grande base moderata italiana, a chi lavora e vuole crescere, alla piccola borghesia, ai lavoratori autonomi strangolati dallo Stato, a chi punta sulle proprie forze e merita di affermarsi grazie alle proprie capacità. Nella società italiana la voglia di !;beralismo è tanta. E non credo che sia il partito di Occhetto, convertitosi al centro nell'ultima settimana, a farla emergere». La farà emergere l'alleanza fra Costa e la de? «Se la de non è quella della spesa pubblica impazzita, del populismo, dell'equo canone, dei patti agrari prorogati dopo 40 anni, delle pensioni di invalidità a tutti, si può fare un grande discorso». Con la de di Rosy Bindi o con quella di Martinazzoli? «Nella de di Rosy Bindi sento odore di pds». E' daU'«odore di pds» che lei giudica una proposta politi¬ ca? «Senta, io sono un liberale. E come tale rispetto le idee di tutti. Non morirò di dolore se la sinistra andrà al governo. La sinistra ha gli stessi diritti e la stessa dignità che abbiamo noi. Però io la combatto. E faccio il possibile perché non ci vada». L'Unione di Centro sarà pronta per le elezioni amministrative d'autunno? «Vedremo: 15 parlamentari e più di cento professori universitari hanno già dato la propria adesione». Chi sono? «Democristiani come Zamberletti, Usellini e Tarabini; repubblicani come Castagnetti, Gorgoni e Ungari; l'economista Scognamiglio, il sardista Martelli e tanti altri. Abbiamo in cantiere qualcosa di nuovo». Mauro Anselmo «E ai missini dico: se abbandonate la nostalgia potremo discutere» Qui a fianco: Valerio Zanone A sinistra: Raffaele Costa

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