OSSERVATORIO di Aldo Rizzo

"1 r- TORIO "1 Francia e Germania congelano l'Europa IRA il vertice europeo di Copenaghen, svoltosi all'inizio della scorsa settimana, e il vertice delle sette maggiori democrazie industriali, in programma a Tokyo dal 7 luglio, rischia di rompersi il famoso asse franco-tedesco, sul quale si basa il poco o molto che resta del processo di unificazione europea. Rischia, se non di rompersi, d'incrinarsi seriamente, mettendo subito a dura prova la capacità della Cee di atteggiarsi in maniera univoca, o almeno omogenea, di fronte ai suoi interlocutori mondiali, l'America e il Giappone: i partner, appunto, di Tokyo. Che è accaduto? E' accaduto che il vertice di Copenaghen si era appena concluso, con un impegno unitario anche superiore (almeno nel tono) alle attese, ed è scoppiato un incidente tra i due maggiori Paesi della Comunità, la Francia e la Germania. I ministri Alphandéry e Waigel, con i presidenti delle due Banche centrali, si sarebbero dovuti incontrare venerdì a Parigi, per una riunione del Consiglio economico franco-tedesco. Probabilmente avrebbero parlato - con tutta la riservatezza del caso, come pretende soprattutto la Bundesbank - di una possibile riduzione dei tassi d'interesse tedeschi, vista un po' da tutti come una condizione, se non la condizione, dell'uscita europea dalla recessione e della ripresa dell'occupazione. Ma la riunione è stata bruscamente annullata da Waigel, per «improvvisi e inderogabili impegni», e rinviata a una qualche data entro l'estate. Colpa del collega francese, che in un'intervista radiofonica di poche ore prima aveva pubblicamente svelato il tema delle conversazioni, aggiungendo che «l'Europa soffre a causa della politica monetaria tedesca troppo restrittiva» e che «i tedeschi devono accelerare la loro riduzione dei tassi», d'intesa con la Francia. Qualcosa d'intollerabile per la Bundesbank, che notoriamente vede la propria autonomia nella difesa della stabilità del marco come un dato sacrale, e in conseguenza per lo stesso governo di Bonn. Una gaffe di Alphandéry? Certamente. Ma anche qualcosa di più: la velleità della Francia (la cui moneta è in questo I momento più forte di quella teI desca) di assumere, almeno temporaneamente, la guida dell'economia comunitaria. Naturalmente dimenticando, oltre alle suscettibilità d'oltre Reno, il fatto che, con tutti i suoi problemi, e anche i suoi errori, nel processo di riunificazione nazionale, la Germania resta la maggiore potenza economica europea, e il marco la seconda moneta di riserva su scala mondiale. Lascio ai tecnici dell'economia giudizi specifici sui futuri rapporti tra il marco e il franco e sull'evoluzione dell'area monetaria europea. Ma ^incidente» dei giorni scorsi ha un ovvio significato politico. Tanto più che non si tratta di un caso isolato. Si pensi alle divergenze sull'accordo agricolo Cee-Stati Uniti e, più in generale, a una certa minore sintonia tra Bonn e il nuovo governo di centro-destra francese. Per dire quanto sia importante, anche per noi italiani, che l'asse franco-tedesco si ristabilisca e duri nel tempo, ricordiamo ciò che ha detto, proprio al vertice di Copenaghen, il presidente del Consiglio Ciampi. Egli ha ammesso, coraggiosamente, che l'Italia potrà non essere pronta all'appuntamento dell'Unione economica e monetaria prevista dal Trattato di Maastricht; ma ha auspicato che l'Unione vada avanti comunque, nell'interesse dell'Europa e anche dell'Italia, che vi approderà appena possibile, intanto riferendo ad essa tutti i suoi sforzi di risanamento. Ebbene, un simile discorso perderebbe senso, se venisse meno quell'intesa franco-tedesca che è il nucleo duro di una Comunità per altri versi slabbrata. Non è il caso di drammatizzare, Parigi e Bonn non hanno certo smarrito la visione di un fondamentale interesse comune. Ma è un motivo in più di allarme, o almeno di malessere, in un'Europa e in un mondo alla ricerca di se stessi. Aldo Rizzo rzo^J

Persone citate: Europa Ira, Waigel