Torna l'incubo degli arsenali di Saddam di Fabio Galvano

4. Allarme da Washington, il Congresso denuncia la rinascita della potenza militare irachena Torna l'incubo degli arsenali di Saddam Sono state ricostruite le industrie belliche rase al suolo due anni fa Agenti del Rais fanno incetta all'estero (Usa inclusi) di nuove armi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dietro l'azione americana contro l'Iraq potrebbe esserci, oltre alla risposta per il fallito attentato contro Bush, il desiderio di segnalare a Saddam" l'irritazione della Casa Bianca per il suo programma di riarmo. Un documento del Congresso Usa, che sarà pubblicato domani ma di cui l'Observer ha già fornito ieri ampi particolari, rivela infatti che l'Iraq ha ricostituito quasi tutto il suo potenziale militare e continua - nonostante le sanzioni dell'Onu - ad acquisire tecnologie di punta da vari Paesi, compresi gli Stati Uniti e la Germania. In particolare, secondo il rapporto (che si fonda su informazioni della Cia), gli iracheni avrebbero completamente ricostruito oltre duecento stabilimenti specializzati nella produzione di munizioni, e avrebbero ripreso a produrrecarri armati T-72, pezzi d'artiglieria e missili a corto raggio. Il rapporto, messo a punto da un gruppo di lavoro della commissione affari esteri guidato dal democratico Tom Lantos, elenca fra gli impianti completamente ricostruiti il Saad-16, presso Mosul, specializzato nella ricerca e nello sviluppo di nuove armi; ma anche lo stabilimento Al Rabiya di Zaafarniyah, che era coinvolto nella preparazione di materiale per il programma nucleare iracheno e che era stato bombardato l'ultima volta nel gennaio scorso. E' una corsa senza soste, che vanifica gli sforzi dell'Onu: di qui, al di là delle «certezze» Usa sul complotto contro Bush, la decisione di lanciare i missili. La volontà di Saddam di acquisire l'atomica non è diminuita dopo la guerra del deserto, afferma il rapporto. Le ispezioni dell'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica che ha sede a Vienna, non hanno avuto i risultati sperati. Sebbene la maggior parte degli impianti siano stati catalogati e messi sotto sigillo per impedirne l'uso, afferma il rapporto, «pochissime delle attrezzature più moderne sono state distrutte». Peggio, ci sarebbe da diffidare di Baghdad di fronte alle buone intenzioni dell'Aiea, che è contraria a distruggere tutto il programma nucleare di Saddam per risparmiarne il potenziale uso civile. Ma anche per ciò che riguarda le armi convenzionali c'è motivo di allarme: «L'Iraq - scrive in una nota introduttiva un membro del gruppo di lavoro, Kenneth Timmerman - è riuscito a rimettere in servizio la maggior parte dei carri armati, dei pezzi d'artiglieria e degli aerei danneggiati durante la guerra». Il quadro è dei più allarmanti. Una volta sospese le sanzioni dell'Onu «l'Iraq sarà in grado di procurarsi tutto sul mercato libero, per colmare i vuoti tecnologici della sua attuale ricerca». Ma già oggi, nonostante l'embargo, Baghdad si avvale di «una fitta rete clandestina in Europa, in Medio Oriente e forse anche negli Usa». Molti dei più noti agenti iracheni, che già avevano assistito Saddam nel suo sforzo di ottenere tecnologie occidentali per i programmi missilistici, sono ancora all'opera. Fra questi figura Safa al Habobi, già direttore di quel Technology and Development Group che nella seconda metà degli Anni Ottanta fu così attivo nei programmi internazionali dell'industria bellica irachena (compresa la vicenda del «supercannone»). Il rapporto, che tratteggia l'immagine di un Iraq militarmente risorto dalla disfatta di due anni fa, mette anche in dubbio l'efficacia della Commissione Onu - la Unscom - incaricata di verificare l'osservanza irachena delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Fra il 1985 e il 1989, si precisa, l'Iraq importò impianti industriali per un valore di 14,2 miliardi di dollari: «La maggior parte finì nell'industria bellica, ma la Unscom non ne ha trovato traccia». Fabio Galvano Riparati i carri T-72, gli aerei e i cannoni danneggiati in guerra In pieno sviluppo i programmi per i missili e la bomba atomica Powell mostra l'obiettivo colpito Foto piccola: autoblindo irachene e beduini in preghiera [foto ansa]

Persone citate: Bush, Kenneth Timmerman, Powell, Tom Lantos