Così io Miller il maledetto per due volte piansi su «Cuore» di Pierluigi Battista

il caso. L'autore del «Tropico del Cancro» lo rivelò a 88 anni il caso. L'autore del «Tropico del Cancro» lo rivelò a 88 anni Così io, Miller il maledetto per due volte piansi su «Cuore» AROMA LL'«ULTIMO stadio della civiltà», nello sfacelo e nella «sclerosi» di quella I modernità in cui «i ragazzi hanno familiarità con il linguaggio del Tropico del Cancro e forse ne sanno anche di peggio», in questo «incubo ad aria condizionata» soltanto un libro si salva: Heart of a Boy, che altro non è che la traduzione americana del Cuore di Edmondo De Amicis. Stupefacente ma vero: il papà di tutti i Franti della letteratura di questo secolo, il profeta del sesso, la pietra dello scandalo, Henry Miller insomma, aveva un debole per il deamicisiano libro per ragazzi. Lo confessa, all'età di 88 anni, in un breve scritto che viene presentato per la prima volta in Italia nel fascicolo della rivista MicroMega in edicola da martedì. Sono poche pagine, quelle pubblicate da MicroMega nella traduzione di Guido Ancelotti e con un'introduzione di Emanuele Bevilacqua, che Miller scrisse per la rivista Stroker diretta dall'amico Irving Stettner e che nel 1984 confluiranno nella raccolta di articoli From your Capricom Friend. Mai prima di allora l'autore del Tropico del Cancro e di Sexus aveva confessato il suo profondo legame con quel libro che all'età di otto anni gli «era stato regalato per Natale da una zia-che mi voleva molto bene». E del resto Miller non aveva fatto menzione della sua passione per De Amicis nemmeno in I libri della mia vita (tradotto da Einaudi nel 1976) dove invece citava tra le sue prime scoperte letterarie romanzi come Huckleberry Finn e Tom Sawyer, Tre uomini in barca e Alice nel Paese delle meraviglie. E invece, non appena l'amico Stettner gli manda una vecchia copia di Cuore Miller, oramai diventato una presenza stabile nella galleria degli scrittori maledetti del secolo, viene come invaso (proustianamente) da una fiumana di ricordi. E da un flusso di nostalgia per il «mondo di ieri» davvero sorprendente in uno scrittore così alieno dalla retorica dei buoni sentimenti. «Ho l'impressione che il suo messaggio fosse, e sia ancora, rivolto agli adulti piuttosto che ai ragazzi», scrive Miller a propòsito di Cuore nel testo sinora inedito in Italia. E se il lettore italiano di De Amicis non vi troverà interpretazioni che non gli appaiano più che familiari, noterà certamente il modo minuzioso con cui Miller de¬ scrive al pubblico americano le situazioni-base di quel romanzo deamicisiano che viene definito lo specchio di «un meraviglioso cosmo» che oramai non esiste più. Nostalgia, appunto. E desiderio di suggerire a qualche editore americano una nuova pubblicazione di Cuore non certo per l'esemplarità delle gesta di Franti ma per rendere l'onore dovuto alla bontà di Garrone. Estremo gesto scandaloso del maledettissimo Miller. Pierluigi Battista

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