Il governo cambia rotta «Aiuto a chi si droga» di Francesco La Licata

Palermo, nuova linea dopo la conferenza Palermo, nuova linea dopo la conferenza Il governo cambia rotta «Aiolo a chi si droga» Ma la liberalizzazione resta sulla carta Modica quantità: contrasto tra ministri PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Dalla galera alla distribuzione gratuita delle siringhe, dei preservativi, del metadone. Dalla cella, al letto e al pasto caldo: il futuro del tossicodipendente è in gran parte affidato all'intervento delle strutture pubbliche, che aiuteranno il drogato al di là del tentativo di recuperarlo. Non più punizione ma prevenzione, solidarietà, raccomanda Fernanda Contri, ministro degli Affari Sociali, chiudendo i lavori della prima Conferenza nazionale sulla droga di Palermo. «Ma - assicura il ministro - una cosa dev'essere chiara. Questa non può essere considerata l'anticamera della legalizzazione». La raccomandazione della Contri è una sorta di scudo contro le polemiche «finora soltanto perniciose e portate avanti esclusivamente sulla pelle dei ragazzi». Eppure farà discutere il «cambio di rotta» del governo, materializzatosi sull'onda di una parola magica che è stata il leitmotiv della Conferenza: «riduzione del danno». E' stata questa la chiave che ha aperto il confronto e sancito la nuova linea consacrata dal risultato del referendum del 18 aprile. Non sarà una strada facile quella che dovrà percorrere la «strategia della riduzione del danno». Siamo appena all'inizio e le spinte, già registrate durante i lavori della Conferenza, sono tanto numerose quanto discordanti. C'è chi, come parte del volontariato impegnato nel recupero dei tossicodipendenti, ha chiesto la legalizzazione delle droghe leggere, trovando poche resistenze, ed ha avanzato la possibilità di poter arrivare alla somministrazione controllata di eroina «in quei casi dove mon è più possibile il recupero». In altri tempi, proposte del genere sarebbero state liquidate drasticamente, come ha fatto Maria Pia Garavaglia, ministro della Sanità, che ha manifestato tutta la propria indisponibilità per strategie che non tengano conto del concetto della illiceità della volontà di drogarsi. Ieri, invece, Fernanda Contri ha ribadito la scelta di andare «in ogni caso» incontro ai tossicodipendenti, anche potenziando le cosiddette «unità di strada» «perché la lotta alla droga non dev'essere la lotta ai drogati». Ma è andata anche oltre precisando che di legalizzazione non si deve parlare «almeno per ora». E poi? «Si vedrà, il mio no non Il ministro Ferna anda Contri vale da qui all'eternità». Il ministro, in sostanza, lascia uno spiraglio aperto. Uno spazio dove si è inserito Luciano Violante, presidente della Commissione Antimafia, che si è dichiarato favorevole alla legalizzazione di hashish e marijuana, seppur presentando questa scelta come necessità strategica nella lotta al traffico degli stupefacenti. Insomma, si cambia rotta. E sulla nave devono convivere le diverse anime del volontariato e l'impegno delle strutture pubbliche: ((Accentuando la politica dei Centri di accoglienza e dando impulso ai servizi territoriali». E allora sarà necessario creare un ((tavolo di coordinamento» (però non un superministero) per una «verifica permanente alla quale parteciperanno operatori, rappresentanti delle Regioni e dell'Amministrazione». L'impegno del ministro sarà rivolto essenzialmente alla «difesa» dei fondi per realizzare una simile inversione di tendenza. Ma se questa è la situazione (confusa) a proposito dell'assistenza ai drogati, cosa accade nell'ambito della lotta allo spaccio, dopo che il referendum ha cancellato il concetto di «modica quantità» al di là della quale il tossicodipendente si trasformava in spacciatore? Su quest'argomento si è registrata una divergenza di vedute tra 3 ministro della Giustizia e quello dell'Interno. Per Nicola Mancino il problema è nel vuoto legislativo che si è creato dopo il referendum «E' un vuoto che va colmato», ha detto lasciando intendere che sarebbe necessario un disegno di leg ge del Parlamento. E ciò perché ai poliziotti servono direttive chiare e precise per evitare il verificarsi di due paradossi opposti: o tutti spac datori e arrestati o tutti consuma tori e allindi impunibili. Ma per il ministro della Giustizia il pericolo non c'è. «Non si può più tornare indietro dopo il voto dei cittadini», ha detto Giovanni Conso. «Non credo necessaria una nuova legge, basta un'oculata interpretazione delle norme vigenti». In pratica, dice il ministro, sarà il pubblico ministero a discernere e a stabilire quando il tossicodipendente è anche spacciatore. Insomma, non è la quantità a stabilire se ci si trova di fronte al reato di spaccio: su questo si sono trovati d'accordo anche la Contri, Violante e Giancarlo Caselli. Francesco La Licata Il ministro Fernanda Contri

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