Paga 100 milioni per un Caravaggio

12 Il «colpo» di un collezionista torinese ad un'asta di Sotheby's a New York Paga 100 milioai per un Caravaggio E' il «Ritratto di un gentiluomo», vale molti miliardi Il dipinto era stato venduto come opera del Battistello TORINO. Tre «nuovi» Caravaggio ritrovati in un anno e riconducibili al celebre pittore lombardo, non sono pochi. Di questi un «Ritratto» acquistato ad un'asta di Sotheby's, a New York, ha fatto felice un acquirente piemontese. Il dipinto era lì, venerdì 22 maggio 1992, esposto nella sala d'aste che stava disperdendo capolavori di alcune celebri collezioni. Il «Ritratto di gentiluomo» attribuito a G. B. Caracciolo, detto il Battistello, (pittore napoletano nato nel 1578 e morto nel 1635) sorrideva enigmatico con il capo emergente da un ampio collare bianco. Un viso inquietante dentro la bianchissima gorgiera. Poi la toga giocata sulle sfumature del nero e, verso il fondo, ecco, a riprendere il biancore della parte superiore, una mano che esce dall'abito e stringe mollemente un fazzoletto. Il battitore parte da una stima di 8/12 mila dollari. Un'inezia per un Caravaggio, giusta partenza se il dipinto (76 centimetri di altezza per 56 di base) fosse del Caracciolo. Un fremito percorre la sala, lo scontro tra quanti vogliono aggiudicarsi il quadro dura pochi istanti; il martello ferma l'offerta a 63.500 dollari. Troppi per un Caracciolo. L'acquirente ha visto giusto. Non è di Battistello. Lo sente. E' il brivido della scoperta che capita, sì e no, una volta nella vita. Troppo bello il «Ritratto» per essere di «bottega». Non sempre è vero, che venerdì porta male. Questa la cronaca di una giornata fortunata che può diventare un avvenimento o suscitare polemiche a non finire. Ma la polemica, il livore, la diffidenza accompagnano Michelangelo Merisi da Caravaggio da sempre: in vita e anche ai nostri giorni. Una maledizione che equivale ad una sfida. Dopo l'acquisto comincia la consultazione degli esperti. Il tempo scorre lento; esasperante è l'attesa del giudizio di chi se ne intende. Caravaggio: dice lo storico dell'arte Sir D. Mahon. Caravaggio: sentenzia Keith Christiansen del Metropolitan Museum. Caravaggio: conferma Mi¬ na Gregori che con l'artista lombardo ha aperto i conti nel 1951 accanto a Roberto Longhi, primo decifratore dell'irrequieto pittore che riempì le cronache del tempo di ammirazione e duelli, anatemi e amori. Un anno è passato dalla memorabile asta e il «Ritratto», rimasto negli Stati Uniti, adesso vale qualche miliardo. Due anni invece sono trascorsi dalla mostra del Caravaggio allestita a Firenze e a Roma, curata da Mina Gregori per conto della Fondazione Longhi. Avvenimento da ricordare per le polemiche (le solite), gli entusiasmi, le «correzioni» di attribuzione e le scoperte fatte. Soprattutto hanno catturato l'attenzione le indicazioni sulla tecnica pittorica usata dall'artista, ampiamente illustrate dalla Gregori: «Il modo di stendere la pennellata, i procedimenti esecutivi, il ripetersi di certe morfologie delle orecchie, delle mani e così via». Aggiunge: «Caravaggio abbozzava con il colore, magari fermando con incisioni alcune linee direttrici delle figure sulla preparazione del fondo ancora fresco. Poi le riprendeva riassestando la composizione. Nel caso che la preparazione fosse ormai asciutta e non gli fosse possibile ricorrere alle incisioni, usava il pennello per tracciare un "disegno a colore"». Un artista che cerca di catturare il tempo che fugge: quindi irruente come il suo carattere: «L'energia e la decisione con la quale la sua pennellata si prolunga con una tensione inimitabile è elemento primario per riconoscere un'opera di Caravaggio». Seguendo questi criteri Mina Gregori ha studiato alcuni particolari anatomici, (le orecchie, le mani, appunto) e individuato come sotto quasi ogni dipinto caravaggesco vi sia un abbozzo che fa da traccia al risultato finale. Sono le spie inconfondibili di un modo di operare insolito e originale: qualcosa che equivale alla firma. Osservando con tale metodo i dipinti, sono state recuperate o respinte opere di incerta attribuzione. Così in un solo anno, il 1993, si è potuto accertare che la «Cattura di Cristo» rinvenuta a Dublino è di mano del Caravaggio. Allo stesso modo sembra ormai definita l'attribuzione del «Ritratto» acquistato a NewYork, di un «S. Giovannino» proveniente da una collezione romana (finora considerato una copia caravaggesca) e di una «Natura morta» di proprietà ancora misteriosa. Maurizio Marini esprime perplessità sul «S. Giovannino» ma non ha dubbi sul «Ritratto». «Stupendo», dice. E aggiunge di aver individuato chi è il «gentiluomo» immortalato da Caravaggio: «Dai documenti consultati dovrebbe essere Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos, divenuto viceré di Napoli nel 1610». Il «Ritratto» però, Michelangelo Merisi, l'avrebbe eseguito tre, quattro anni prima, quando da Roma passò a Napoli. Pier Paolo Benedetto Il «Ritratto di un gentiluomo» che è stato acquistato un anno fa in un'asta a New York e pagato poco più di 63 mila dollari