Il cannone uccide 7 ragazzi in coda per l'acqua a Sarajevo di E. St.

Il cannone uccide 7 ragazzi in coda per l'acqua a Sarajevo EX JUGOSLAVSA Ultimatum croato ai bosniaci: cessate di attaccarci o diventeremo nemici. Un belga sostituirà Morillon a capo dei Caschi blu Il cannone uccide 7 ragazzi in coda per l'acqua a Sarajevo Fra i4ei 22 anni, li ha centrati un solo proiettile. Altri 4 sono rimasti feriti SARAJEVO. Arriva nella notte la notizia di una nuova tragedia nella capitale della Bosnia assediata dai serbi: sette ragazzi di età compresa fra i 4 e i 22 anni sono stati uccisi nella città vecchia di Sarajevo da una singola cannonata. Ne da notizia radio Sarajevo. Secondo le prime informazioni, il colpo di artiglieria ha raggiunto un sito ove decine di persone si recano ogni giorno per rifornirsi di acqua. L'ospedale Kosevo riferisce anche di quattro feriti. La strage è avvenuta nel quartiere di Bistrik. Il proiettile, probabilmente di mortaio, è caduto sulla via Dragice Pravice, non lontano dall'acquartieramento dei soldati egiziani dell'Unprofor (i Caschi blu). E' il più grave episodio del genere avvenuto nella capitale bosniaca, dopo che otto musulmani erano rimasti uccisi due settimane fa quando un obice aveva colpito il cimitero durante una cerimonia funebre. Dall'ultimo cessate-il-fuoco stipulato il 15 giugno, Sarajevo era rimasta relativamente tranquilla, con una notevole riduzione dei bombardamenti. Sempre ieri il presidente croato Franjo Tudjman ha ammonito che la Croazia sarà costretta a rivedere «la totalità delle relazioni con la Bosnia Erzegovina», se la presidenza bosniaca non adotterà le necessarie misure per porre fine al conflitto tra croati e musulmani, «degenerato in un'aperta aggressione e in crimini commessi dall'esèrcito bosniaco». Tudjman, inoltre, ha deciso di concedere solo un mese in più alle forze delle Nazioni Unite, il cui mandato scade mercoledì prossimo, a causa della loro asserita «inefficienza» nel ricondurre le zone croate occupate dai serbi - un terzo del territorio - sotto il controllo di Zagabria e nell'affrettare il ritor¬ no dei profughi. Intanto, il generale Philippe Morillon ha lasciato la Bosnia: a sostituirlo in qualità di comandante dei Caschi Blu di stanza nella Repubblica ex jugoslava sarà con ogni probabilità un belga. Ieri, è sceso in campo anche Radovan Karadzic. Revocare l'embargo sulle armi destinate ai musulmani bosniaci equivarrebbe a firmare la loro condanna a morte, ha detto il leader dei serbo-bosniaci. Secondo Karadzic, se l'Onu permettesse ai musulmani bosniaci di riarmarsi, «serbi e croati colpirebbero con tutte le loro forze» e i musulmani sarebbero «interamente sterminati». Il piano di spartizione della Bosnia su basi etniche in discussione a Ginevra costituisce invece «una soluzione realistica». Ma proprio ieri il governo bosniaco ha chiesto all'Onu e alla Cee di annullare i risultati dei negoziati di Ginevra, mentre continuano i combattimenti tra croato-bosniaci ed esercito di Bosnia (a maggioranza musulmana). A Vienna la conferenza delle Nazioni Unite sui diritti umani ha prodotto, dopo quasi due settimane di liti furibonde, un documento sulla Bosnia che soddisfa i 51 delegati della Lega islamica. I Paesi musulmani sono riusciti, con l'appoggio della Cina, di molti africani e sudamericani, a far votare la richiesta di abrogazione dell'embargo per le armi alla Bosnia. Tutti gli occidentali, anche Stati Uniti e Germania, si sono astenuti, solo l'Austria ha votato con gli islamici, solo la Russia ha votato contro. Per quanto riguarda gli altri aspetti della conferenza, a Vienna la dichiarazione che «i diritti umani sono universali» è il massimo che gli occidentali sono riusciti a strappare, dopo giorni interi di dotte diatribe e di notti insonni, alle dittature asiatiche e africane che il quotidiano «Die Presse» chiama «la lega dei violatori dei diritti umani che hanno impedito la fissazione di una concreta protezione delle loro vittime». Sui temi concreti - la istituzione di un alto commissario e di una corte internazionale per i diritti umani - proposti dagli occidentali, il «documento storico» è vago: «raccomanda» all'Assemblea generale dell'Onu di settembre di «esaminare l'eventualità» di creare un alto commissario, ma non fa menzione della corte di giustizia. Tra gli insoddisfatti delle conferenza di Vienna gli Usa, perché è stata ignorata la loro proposta di inserire la libertà di stampa tra i diritti umani, e il segretario delle Nazioni Unite, Boutros Ghali, che ha disertato la cerimonia di chiusura.[e. st.]

Persone citate: Boutros Ghali, Franjo Tudjman, Karadzic, Morillon, Philippe Morillon, Radovan Karadzic, Tudjman