Tangenti arrestato Graziosi
Milano, «mazzetta» di 4 miliardi porta in cella l'ex manager Stet Milano, «mazzetta» di 4 miliardi porta in cella l'ex manager Stet Tangenti, arrestato Graziosi Una carriera di successo sempre a fianco dell'Opus Dei Al giudice Ghitti: non ho pagato né autorizzato a pagare MILANO. Una maxitangente da 4 miliardi ha aperto le porte di San Vittore a Giuliano Graziosi, ex presidente della Stet (gruppo Iri), uno dei signori delle telecomunicazioni. Telefoni di Stato, l'inesauribile filone su cui lavorano Di Pietro e gli altri magistrati del pool Mani pulite. Graziosi è accusato di corruzione per quella mazzetta a nove zeri finita tra il '91 e il '92 a Giuseppe Parrella, l'allora direttore generale della Asst che ha raccontato appalti miliardari con annessa tangente. Una carriera tutta in salita quella di Giuliano Graziosi, cattolico, molto vicino all'Opus Dei, ai vertici della Stet fino al '91. Una carriera tutta nel «pubblico»: Svimez, Eni, Cnel, Imi. Poi nell'84 l'ingresso alla Stet. A Graziosi, in buona parte, si deve l'accordo tra l'Italtel e il gruppo americano AT&T, e la progettazione di Superstet, il colosso chiamato a raccogliere tutte le società pubbliche di telecomunicazioni. A San Vittore il top manager di Stato ha già incontrato il giudice Ghitti per un primo interrogatorio. Spiegano davanti al carcere i suoi legali: «Il nostro assistito ha negato di aver autorizzato o pagato tangenti». Ma aggiungono: «Graziosi ha ammesso di aver saputo successivamente, a cose fatte e quando non si occupava più della cosa, che da parte della consociata Sirti erano stati fatti pagamenti». Altri interrogatori in carcere per il giudice Ghitti, che ieri ha convalidato quattro arresti avvenuti venerdì per il filone sanità. In cella sono finiti gli imprenditori Luigi Della Beffa, della omonima società farmaceutica, e Azio Mantovani, che secondo l'accusa curava gli interessi di alcune aziende nelle trattative al ministero della Sanità per l'aumento del prezzo dei farmaci. Entrambi sono accusati di aver versato 300 milioni a testa a Giovanni Marone, l'ex collaboratore del mi¬ nistro De Lorenzo che ha raccontato tutto ai giudici. Arrestato pure Emanuele Barracchia, ex responsabile del settore fitofarmaci della Ciba Geigy, a San Vittore per 250 milioni versati su un conto svizzero dell'ex ministro del pli. Manette infine all'ennesimo pubblicitario, coinvolto nei versamenti illeciti a De Lorenzo per gli spot anti-Aids. Si tratta di Marcello Di Tondo, ex amministratore della Scr, una delle major del settore. Di Tondo entra a San Vittore per una mazzetta da 100 milioni, e dà il cambio al vicepresidente del gruppo, Gian Paolo Gironda, scarcerato dopo 72 ore. E la Scr smentisce ancora. Sulla gestione dei fondi ministeriali per la lotta contro l'Aids il giudice Di Pietro si è incontrato con il parlamentare verde Gianfranco Bettin, autore di diversi esposti e interrogazioni. Al termine dell'incontro il deputato verde ha detto: «Di Pietro si è mostrato consapevole, informatissimo e motivato ad andare avanti». E intanto Gabriele Cagliari, l'ex presidente dell'Eni arrestato il 9 marzo scorso nemmeno questa volta riesce ad uscire dal vecchio carcere di piazza Filangeri. In oltre 100 giorni Cagliari ha confessato tutto, pure i fondi neri, e dunque per i magistrati di Mani pulite può andare agli arresti domiciliari. Ma sulla sua testa pende un altro mandato di cattura per una seconda inchiesta, relativa ad altri fondi neri creati attraverso un'operazione finanziaria tra l'Eni e la compagnia di assicurazione Sai. Va agli arresti domiciliari, invece, l'ex capo della segreteria politica repubblicana Giorgio Medri. L'ex collaboratore di La Malfa era stato arrestato una prima volta il 21 febbraio. Scarcerato il 24 marzo era stato nuovamente portato a San Vittore il 22 maggio per le tangenti nel settore telefonia. Fabio Potetti Giuliano Graziosi (a sin.) e Vincenzo Lodigiani (qui a fianco) Il primo è stato arrestato per una tangente di 4 miliardi; il secondo ha rivelato rapporti «scottanti» con i sindacati
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