E un aereo ripercorrerà la rotta del mistero di Lorenzo Del Boca

Oggi una manifestazione ricorderà le 81 vittime perite sull'aereo 13 anni fa Oggi una manifestazione ricorderà le 81 vittime perite sull'aereo 13 anni fa Ustica, vele sul mare della strage E un aereo ripercorrerà la rotta del mistero ROMA. Strage di Ustica, anno tredici. Per questo anniversario di dolore parte un aereo che - alla stessa ora dello stesso giorno, 27 giugno - ripete il percorso da Bologna verso Palermo. Staffette di motociclisti attraversano l'Italia per arrivare sulla costa della Sicilia e una flotta di barche a vela raggiunge il punto del mare dove il De 9 dell'Itavia si è inabissato. Poi: discorsi, poesie e musica, un libro e la prima pietra di un museo di ricordi. Ancora non si sa che cosa ha provocato l'incidente e per gli 81 morti non^'è un responsabile. Il tempo - da allora fino a oggi - è stato un aggrovigliarsi di sospetti che hanno dato la misura dell'impotenza e, insieme, della cattiva volontà di capire. Ogni passo dell'indagine è stato accompagnato da un clima di complotto per le testimonianze sospette di chi doveva sapere e non ricordava più, per i documenti che avrebbero dovuto essere decisivi ma che erano scomparsi e per le spiegazioni date che, così assurde, finivano per gravare di maggiori diffidenze. Le polemiche, come evocate dall'anniversario, ritornano. Il capo della polizia Vincenzo Parisi, l'altro giorno, nell'audizione alla Commissione stragi del Parlamento ha sostenuto la tesi dell'attentato terroristico: una bomba a bordo, insomma, probabilmente nella toilette. A questa versione l'Associazione delle famiglie delle vittime non ci sta. «Ogni volta che ci si avvicina a un pezzo di verità tornano vecchie teorie utili a depistare». Daria Bonfietti, che rappresenta i parenti dei morti, è ruvida e perentoria insieme: «Quella possibilità è stata ampiamente esclusa dalle perizie che, al contrario, evidenziano tracce di esplosivo usato per i missili. Ma il problema è un altro: perché questa versione proprio adesso?». Le ambiguità e i dubbi sembrano convivere in simbiosi con questa storia. Con il silenzio, con le reticenze, con le bugie e con le contraddizioni. Il dittatore della Libia Gheddafi è stato il primo ad alzare polveroni: «Ero io la vittima designata di Ustica, volevano colpire il mio aereo ma si sono sbagliati e ne hanno tira¬ to giù un altro». Volevano, chi? Gli «interessi» internazionali «accusano» Francia e Stati Uniti: la portaerei di Parigi «Clemenceau» incrociava al Sud del Mar Tirreno, quella americana sarebbe uscita dal porto di Napoli per una «esercitazione» verso le coste della Sardegna. Ma è tutto coperto da condizionali e da incertezze. Il giudice Rosario Priore, entro l'autunno, dovrebbe essere in grado di chiudere l'istruttoria, ma fin da ora deve evidenziare le difficoltà - peggio, la fatica - nel costruire gli atti. «La Libia - conta sulle dita - non ha mai risposto alle nostre domande. Prevedibile... Ma la Francia ha risposto solo qualche volta e per alcune questioni il rifiuto è stato inossidabile. Abbastanza analogo anche il comportamento degli Usa: alcuni ufficiali hanno testimoniato ma poi hanno ritrattato la versione che essi stessi avevano fornito». Quanto all'Aeronautica italiana, che sarebbe, comunque, soltanto una testimone indiretta, si è comportata come se avesse chissà cosa da nascondere. «E tuttavia - dice Daria Bonfietti - anche queste che sono piccole e forse piccolissime verità non ci sarebbero senza 150 mesi di battaglie civili». Prima solitarie: nell'indifferenza se non proprio nell'ostilità. Poi con una solidarietà sempre più aperta sino a diventare consenso. «Un bilancio? E' stato raggiunto il massimo possibile con i periti del Politecnico di Torino, con gli avvocati, con i cittadini che ci hanno consentito di andare avanti». Il lavoro dei parenti delle vittime ha smosso silenzio e arrendevolezza. La riflessione su questo loro impegno è diventata libro, «Il dolore civile», edito da Guarirti. Si tratta della pubblicazione degli atti di un convegno che si è svolto l'anno scorso. Gli interventi sono diventati veri e propri saggi firmati dai professori Franco Ferrarotti, Gabriella Turnaturi, Luigi Manconi, Salvatore Costantino, Guido Corso. Poi: Gianfranco Pasquino, Luigi Vandelli, Alessandro Gamberini. Un centinaio di pagine riescono a dimostrare che i cittadini «autorganizzati» sono capaci di giungere dove «ragionevolmente» sarebbe impossibile arrivare. I politici, i militari e le ambasciate da una parte a dare versioni accomodanti e a rappresentare una specie di potere, mentre dall'altra parte una minoranza cucita insieme dalla sofferenza comune che è un contropotere e pretende spiegazioni oneste. Un contrasto da manuale - secondo i sociologi dove alberga e cresce anche la democrazia. Lorenzo Del Boca