Bossi: faremo fuori il pds ultimo dei Curiazi

Il leader della Lega lancia la nuova crociata. «Abbiamo già liquidato socialisti e de, ora tocca a Occhetto» Il leader della Lega lancia la nuova crociata. «Abbiamo già liquidato socialisti e de, ora tocca a Occhetto» Bossi: faremo fuori il pds, ultimo dei Curimi Scalfaro?«Fa ilfarmacista con il bilancino, ma è un'attività inutile» «Vuol fare marciare la macchina del cambiamento a 0,3 chilometri l'ora» STRESA DAL NOSTRO INVIATO Arriva tardi, ma ha fretta. «Abbiamo fatto fuori la de e il psi, adesso tocca a Occhetto, l'ultimo dei Curiazi». Umberto Bossi, tranquillo come il lago, ha già smaltito la ciucca di voti e pare non voglia perder tempo. «Ho chiesto ai miei un congresso straordinario... Insomma, il congresso lo faremo ad ottobre e partirà il missile per il pds. Io lavoro per battere lo statalismo di sinistra, ci dovrà essere un nostro coordinamento e ci penserà Roberto Maroni. Almeno questo è quel che io raccomando al congresso». Figurarsi, l'ha appena detto e a ottobre sarà fatto. Addio prati di Pontida. Qui, «Grand Hotel des Iles Borromées», Umberto Bossi viene ad ascoltare professorini e professoroni che discettano di «Nuovo federalismo europeo». Ma l'albergo lo mette in soggezione, il convegno non lo emoziona e preferisce parlar d'altro. E allora via con l'assalto ad Occhetto. L'ultimo dei Curiazi, ap¬ punto. Attacco alla «tenaglia acchiappavoti», che poi sono pds e Rifondazione. «Ma adesso dovranno fare i conti con le nostre amministrazioni comunali. Con le privatizzazioni cambieremo la base sociale per cancellare la più grossa forza politica statalista». E nella Lega, udite udite, nascerà la «Sinistra federalista» guidata da Maroni, nuovo capogruppo alla Camera. «Ma non scrivete che nasce una corrente - diffida Bossi - sennò vuol dire che non avete capito niente. E' che il pds, fuori dallo statalismo, non ha un progetto. Deve scegliere il federalismo». Ai suoi, Bossi promette di «affondare Occhetto, il nemico coi baffi come quel Dalla Chiesa di Milano». Come ha detto a «Panorama», «la sinistra, e in particolare il pds, mica pensa alla solidarietà, ma solo ai quattro milioni di false pensioni di invalidità per avere i voti. Mica è solidale la sinistra, ha sempre bisogno che i lavoratori restino dei disgraziati». La Sinistra di Maroni nasce per «ragioni di democrazia e giustizia nel federalismo». Insomma, Bossi prende atto della gran massa di voti passati dalla sinistra alla Lega e punta al «pieno». E qui si arriva alle prossime elezioni. Certo, Bossi le vuole al più presto. Ma non insiste più di tanto. «Vedo che hanno anticipato la finanziaria al 1° settembre e mi sa che le elezioni partono entro l'anno. Noi siamo i garanti della democrazia del Paese e non andremo certo a dar fuoco ai Palazzi: perderemmo un altro mese». Tanto, sa che il tempo lavora per la Lega. E Scalfaro resta nel mirino: «E' lui che ci attacca. Non sono le parole che fanno male, ma i fatti. E' inutile che faccia il farmacista con il bilancino, questo è il momento di un cambiare forte!». Sulla de del Sud, sull'ipotesi di un accordo per - brutalmente dividersi in due l'Italia, solo una battuta: «E' stato un equivoco, anche se resto convinto che ci sia qualche democristiano del Sud che ce l'ha in mente». Sulla de di Mino Martinazzoli neanche questo: «La de l'abbiamo già distrutta». Sicuro, sicurissimo Bossi: «Siamo una macchina in movi- mento e una macchina come la nostra va lasciata correre. Capito Scalfaro, tu che vuoi far viaggiare la macchina del cambiamento a 0,3 chilometri all'ora?». Vuol correre con la spinta degli industriali: «All'impresa conviene investire in fiducia su di noi. Senza paura». Parla da presidente del Consiglio incaricato. «Voteremo con il sistema elettorale maggioritario. Come dicono le statistiche monetarie internazionali, con un sistema maggioritario lo Stato ha meno debiti». Sulla trattativa Confindustria-sindacati, un tocco di qua e l'altro di là: «Gli industriali si preoccupino dei posti di lavoro e le parti diano prova di maggiore flessibilità perché il prossimo anno sarà determinante per l'economia del Paese». Il finale è scoppiettante. A «Panorama» ha dichiarato che la cassa della Lega piange, di lira se ne vede poca e mica tutti sono come Carlo Monzino, il figlio del signor Stantìa mecenate di questo convegno sul Lago Maggiore. «Se non ce la faremo passeremo alle rapine in banca»: ha detto così, vero? «Oh che bello», ride e mette la retromarcia: «Chiederemo soldi a tutti i cittadini e le rapine le faremo alla de e al psi, che già ci hanno fregato 5 miliardi sui 7 del finanziamento ai partiti. Troveremo ancora qualcosa?». E Bossi, messo in ombra il professor Miglio, riparte. «Vado a Torino a combattere, la storia dei brogli non mi è ancora andata giù». Giovanni Cerniti Umberto Bossi. Annuncia che nella Lega ci sarà una «Sinistra federalista»

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