Tutti i sogni del Mondo

Dal pianto dell'Olimpico alle strategie del mercato, l'allenatore granata si confessa Dal pianto dell'Olimpico alle strategie del mercato, l'allenatore granata si confessa Tulli i sogni del Mondo «Con Gullit la squadra è giusta» L'EMILIANO ALLA PRIMA VITTORIA GOVEANI, il presidente, s'è messo l'orecchino. Zaccarelli si è rasato i baffi. E l'Emiliano? Forse l'ex voto di Mondonico, per la vittoria in Coppa Italia, il primo trofeo nella sua carriera, è la mise con la quale si presenta all'appuntamento: giacca a quadretti rosa, su una polo rosa bordata di celeste. Una chicca. Guai a dirglielo però. «Nella moda sono due anni avanti agli altri», borbotta il Precursore. Personaggio insondabile il Mondo, un uomo che parla senza bassi e senza acuti, eppure così intriso di colore come le sue giacche o i sogni giovanili di libertà. Uno che esalta «l'ambiguità che è dentro ciascuno di noi, perché a tutti piace uscire dalla normalità, non soltanto a letto». Bisogna frequentarlo a lungo per conoscerlo. E neppure così si ha l'impressione di averlo capito fino in fondo. A qualcuno non piace. «Un prete», lo definiscono e non un parroco alla Don Camillo, ma un prelato di curia. «Di solito è gente che non mi conosce - ribatte lui-. Forse è perché davanti alle sconfitte e alle ingiustizie sembra che me ne lavi le mani, e allora divento "il prete". C'è chi ha scritto che non posso parlare di moralità perché sarei stato il portaborse di Borsano. Mah. E' gente che non ho mai visto, oppure qualcuno che abbiamo colto con le mani nella marmellata. Ma io sopporto. Sono un personaggio pubblico». E le piace esserlo? «No, io sto bene quando alleno al Filadelfia. E basta. Non frequento la sede, non mi piace comparire in tv per essere un protagonista. Mi auguro di non avere mai bisogno di farlo per giustificare il mio lavoro». Da disoccupato non farebbe come altri suoi colleglli? «L'opinionista in tv? Mi piacerebbe. Però lo farei come un lavoro fine a se stesso e non per rimettermi nel giro giusto. Ci andrei, anche se mi sentirei a disagio nel bordello del lunedì». Non è una contraddizione criticare il calcio parlato e mettersene a disposizione? «Le ho detto che siamo tutti un po' ambigui. Oggi per la gente valgono soltanto i programmi spazzatura, i bordelli televisivi. Del resto un'aspirazione dei maschi italiani è far riaprire le case chiuse. Tutto quadra». Torniamo a lei e al Torino. Com'è cambiata la considerazione di se stesso dopo la Coppa? «Mi consideravo anche prima, anche quando subivo sconfitte come con il Napoli, in cui capii di avere per le mani una squadra di uomini veri. Ed ero contento. Il resto appartiene alla superficialità del calcio parlato». In che senso, scusi? «Massi, il fatto che è bravo e credibile l'allenatore che vince, senza guardare alle condizioni in cui parte. Si difende e si loda il Trap perché ha vinto molto. O Sacchi. Ma io sono più ammirato dal fenomeno del Foggia». Non è che Zeman sia ignorato dalla stampa... ((Adesso no. Ma la superficialità rimane. Le faccio un altro esempio: se Tentoni che ha giocato benissimo nella Cremonese cambia squadra non è un colpo di mercato, se la Juve compra un ragazzo croato che viene da non so dove, se ne parla di più. Perché si pensa che un pincopalla straniero abbia più referenze di uno preso dalla B». E allora perché lei non punta sui giocatori di B o di C? «Perché non ho mai messo il naso nel mercato e non li conosco. Un allenatore che ha 20 giocatori è obbligato a studiare la propria squadra e non può illudersi di conoscerne altri». Ma non esistono le videocassette, gli osservatori? «Mai letto una riga di una relazione. In una società c'è chi è preposto a farlo ed è il direttore sportivo. E credo che neppure Zeman conosca tutti quelli che compra il Foggia, anche se in fondo lui può pescare in un ambito ristretto: tra chi gioca a zona e costa poco». Senza Moggi, non interverrà nelle scelte del Toro? «E perché? I programmi si possono impostare là dove è possibile scegliere. Il nostro invece è un mercato obbligato: possiamo comprare soltanto i diciassettenni o chi è a fine carriera». 0 gli svincolati. «Quella era l'idea di Borsano e di Casasco. Ma non possiamo credere di essere sempre noi i furbi e gli altri i deficienti che si lasciano scappare i fenomeni che noi compriamo. Mi sembra più importante il discorso di chi viene a chiudere un ciclo da noi e insegna la strada ai giovani». Per questo vuole GulLit? «Guardi, la squadra nel cassetto dei miei sogni dovrebbe avere una punta e due numeri 10. Uno è Francescoli, Gullit sarebbe l'al¬ tro. Se viene». Ma due numeri 10 non creano problemi di convivenza? «Ho la presunzione di poter gestire anche due Baggio». E che altro esiste nella squadra del cassetto? «Una difesa come quella che ha il Parma con Grun, Apolloni e Minotti: tre uomini che sappiano essere indifferentemente libero, stopper e mediano e giochino a zona». Ma come, lei a zona? «La gente finora ha visto il calcio di un Mondonico che ha cercato di far rendere al meglio quello che aveva a disposizione. Per questo il Toro in tre anni non ha mai avuto la stessa disposizione. Ma il mio modulo ideale l'ho applicato soltanto con i giovani, a Cremona, e un pochino a Bergamo, per un anno». Dispera di riuscirci qui? «Chissà, magari questo è l'anno giusto». Per arrivare dove? ((A spararla grossa posso dire allo scudetto. Ma la nostra gente sa che prometto una sola cosa: che daremo il massimo. E lo si è visto in Coppa Italia. Noi abbiamo spremuto il massimo a Torino e a Roma, la Roma soltanto all'Olimpico e per questo era giusto che vincessimo noi». Anche con le sue lacrime, dopo il terzo rigore contro? ((Anche con quelle. Ad Amsterdam reagii a quella che pensavo un'ingiustizia alzando la sedia. A Roma mi sono sentito vittima di un disegno e le lacrime sono l'ultima reazione di un uomo di fronte a cose più grandi di lui». E' ancora convinto che ci fosse un disegno contrario? «Dopo mezz'ora mi era passata. Perché io credo nel calcio. Guai se un giorno mi restasse il dubbio che non è più una cosa vera». Marco Ansaldo «Il successo non mi rende più bravo: Trap e Sacchi hanno vinto tutto, ma ammiro Zeman che non vince nulla» «Le lacrime di Roma, peggio della sedia alzata a Amsterdam» gGALLI :;-, ANHONt mussi m GREGIKC1 FORTUNATO VENTURI* COIS GULLIT (RANOSC0U AGUItERA Mondonico, di fianco, rivela che accetterebbe un ruolo in tv se fosse disoccupato: «Mi piacerebbe provarmi come opinionista, ma sarebbe un lavoro fine a se stesso non per rimanere nel giro». A sinistra, come potrebbe essere il nuovo Torino di Mondonico «Per la prima volta con un modulo come piace a me», dice il tecnico