Sarà Centro o centrino? di Stefano Bartezzaghi
Il futuro della de tra anagrammi e scelte della politica Il futuro della de tra anagrammi e scelte della politica Sarà Centro o centrino? LA Perdita del Centro, nella cultura contemporanea, è moneta corrente da decenni. A quanto pare, per la politica nazionale è invece una gran sorpresa: e non si è mai parlato tanto del Centro (c'è, non c'è, andiamoci, fuggiamone) come da quando lo si è perso di vista. Centri e Centrini ovunque, in ogni accezione. Prima: Bossi contro lo Stato Centralista e Occhetto contro il Centralismo democratico del suo ex partito. Ma poi: Bossi proclamato estremista di Centro (avrà fatto una convergenza parallela), e Occhetto propugnatore di una sinistra che, obtorto collo, guarda lì, al Cen¬ tro. Si tratta di un Centro vuoto o di un Centro abitato? E, eventualmente, da chi? Cento ceti al Centro: commercianti, salotti, popolo minuto, formiche incazzate, radicali-chic, cattolici, giovani, donne, tassisti. Tutti e nessuno. Almeno nell'elezione dei sindaci, poi, ci sarà stata qualche confusione tra il Centro politico e il Centro-città, ossia Piazza del Duomo e paraggi. Una recente polemica Serra-Bocca (due nomi che, congiunti, formano un invito a tacere) ha riguardato il voto dei salotti del Centro di Milano, inteso come Cerchia dei Navigli, in tale po¬ lemica (subito vanificata dall'analisi del voto zona per zona) a Centro si opponeva Periferia: dunque, Borghesia contro Popolino. Ma ora sta per nascere una Cosa che si chiamerà (pare, forse, dicunt, ferunt) proprio Centro Popolare. Gli si opporrà Borghesia Periferica? Provincia Nobile? Hinterland Snob? E si alleerà a Cuore Plebeo e Nucleo Triviale? E scegliere un sostantivo come Centro e un aggettivo come Popolare contando sempre meno e divenendo impopolari sempre più - non sarà, putacaso, qualcosa come un lapsus? Stefano Bartezzaghi
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