Da Marsiglia a Stoccolma un giorno di terrore curdo di Emanuele Novazio

sono TIRO Attacco ad ambasciate e istituzioni turche in Germania, Svizzera, Francia, Danimarca e Svezia Da Marsiglia a Stoccolma un giorno di terrore curdo BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un morto e sei feriti a Berna, ventuno ostaggi a Monaco rilasciati soltanto nella notte, dopo una giornata di paura. Incidenti, attentati e feriti nelle principali città tedesche, in Francia, in Svezia, in Danimarca e un ultimatum a Kohl: se il Cancelliere non avesse denunciato entro le otto di domani alla televisione «la guerra del governo turco contro il popolo curdo», il commando che da ieri mattina occupava il consolato generale turco a Monaco avrebbe fatto saltare l'edificio. Con azioni contemporanee e parallele e con un effetto-cumulo che ha innescato dimostrazioni e scontri in decine di località, i nazionalisti curdi forse legati al «PKK», il «partito dei lavoratori del Kurdistan», hanno coordinato ieri in mezza Europa una dimostrazione senza precedenti di forza e rabbia «contro l'oppressione militare turca e il genocidio dal quale siamo minacciati». Dopo mesi di «tregua unilaterale» nella quale «i curdi hanno continuato a morire e a venire torturati a centinaia», e alla vigilia della formazione del nuovo governo turco - sul quale volevano far pressione ricordando che «il problema curdo è tragicamente vivo» - decine di militanti hanno scelto obiettivi a ventaglio: in Svizzera, dove attentati sono avvenuti contro rappresentanze turche a Ginevra e a Zurigo, e dove negli scontri con la polizia che cercava di impedire l'assalto all'ambascia: ta di Berna un giovane curdo è morto e altri sette sono stati feriti insieme a un agente. In Francia, dove la presa d'ostaggi e l'assalto ai consolati di Marsiglia e di Lione si sono conclusi senza spargimento di sangue; in Svezia, dove un attentato ha devastato l'ufficio turistico turco di Stoccolma; e in Danimarca, dove è stata danneggiata la sede della compagnia aerea turca. Ma è stata soprattutto la Germania - il Paese nel quale sono meglio rappresentati gli interessi di Ankara in Europa, e dove la comunità turca è più numerosa - a far da bersaglio e a coagulare la protesta di piazza degli immigrati curdi. Ieri mattina - mentre il «Fronte di liberazione del Kurdistan», un movimento vicino al «PKK», minacciava di «portare la guerra in tutte le città e le regioni turistiche della Turchia» - un gruppo di dimostranti ha bloccato l'ingresso dell'ambasciata turca a Bonn. Dopo qualche ora sono stati portati via di peso dalla polizia. Quasi contemporaneamente, un commando ha assaltato una banca turca nel centro della città. A Berlino, un altro gruppo ha devastato la sede della Turkish Airlines, mentre altri attentati avvenivano a Dortmund, Stoccarda, Hannover, Brema, e a Essen oltre duecento dimostranti si scontravano con la polizia. Dappertutto l'anima della protesta - certo concordata da tempo, ma qualche volta espio- sa spontanea e per effetto del «contagio» - era quella riassunta nei giorni scorsi dai comunicati del «PKK»: fine dello stato d'emergenza nell'Anatolia sudorientale, negoziati col potere centrale e riconoscimento dell'identità curda. E' stata Monaco, naturalmente, a sollevare le maggiori ansie. Il commando - nove o dieci persone - è entrato tranquillamente nel consolato, insieme ad altri visitatori; un uomo nascondeva una tanica di benzina sotto il soprabito, ma nessuno era armato: i fucili e le pistole se li sono procurati all'interno, probabilmente sottraendoli al personale della sicurezza. In pochi minuti il quartiere di Nymphenburg, uno dei più eleganti della città, era in stato d'assedio, mentre la tensione nel consolato continuava a salire. Soprattutto in mattinata si era temuto il peggio, dopo la minaccia del commando di uccidere gli ostaggi se la polizia avesse tentato l'assalto, o se Kohl non avesse «subito» denunciato «la guerra del governo turco». Due persone, un uomo colpito da un infarto e una donna vittima di una crisi respiratoria, erano state comunque liberate poco dopo mezzogiorno. Nel pomeriggio, mentre arriva a Monaco uno stretto collaboratore del cancelliere Kohl per tentare un negoziato diretto col commando, la situazione è diventata più distesa, facendo prevedere la soluzione pacifica. Poco dopo le 7, i nove ostaggi femminili sono stati liberati; alle 23,15 la resa del commando e la soluzione del dramma: anche gli ultimi dieci ostaggi tornavano in libertà, grazie alla media- zione dell'inviato del governo Bernd Schimdbauer che, pare, ha promesso la pubblicazione di un comunicato sui quotidiani. Gli ostaggi avrebbero potuto essere di più: il console generale Kemal Gur, sua moglie e sette impiegati erano riusciti a fuggire per un soffio dalla residenza attigua al consolato, subito dopo la presa d'ostaggi. La crisi curda rischia di aggravare le relazioni fra il governo di Bonn e quello turco, già tese dopo la serie di attentati contro gli immigrati turchi e la strage di Solingen. Il ministro degli Esteri Hikmèt Cetin, che ha rifiutato di «trattare con dei terroristi», ha sùbito denunciato «le insufficienti misure di protezione» delle missioni diplomatiche turche, nonostante i «ripetuti avvertimenti di Ankara». Ma gli esiti di questa nuova, spettacolare fase della battaglia curda sono ancora imprevedibili, in Germania e altrove: le minacce di «guerra totale» lanciate al governo di Ankara dal «Fronte di liberazione del Kurdistan» potrebbero essere soltanto un tentativo tattico di intimidazione; ma le azioni coordinate di ieri potrebbero «contagiare» centinaia di militanti, innescare altre violenze. Prima della soluzione del dramma, il solo accenno alla mediazione era venuto dall'Istituto curdo di Parigi, che ha rivolto un «appello al Papa, all'Italia e alle autorità internazionali» perché favoriscano il dialogo fra i nazionalisti curdi e il governo di Ankara. «Condanniamo ogni forma di violenza, quella dei militanti curdi e quella del governo turco», dice il comunicato. «Dovete aiutarci a trovare la pace». Emanuele Novazio Un morto a Berna Lungo incubo a Monaco Dieci ostaggi liberi nella notte L'EUROPA sono TIRO 1 SVEZIA ) NORVEGIA I curdi arrestati a Berna In basso, le forze speciali prendono posizione intorno al consolato turco a Marsiglia [FOTO REUTER]

Persone citate: Brema, Hikmèt Cetin, Kemal Gur, Kohl