Il professore va al bordello

Studiosi dalla Sorbona e dall'Università della Pennsylvania: molto imbarazzati, non erano stati avvertiti dell'accoglienza A Parigi si discute di «Estetiche della prostituzione»: con ragazze discinte fra gli accademici Il professore va al bordello Ecole des Beaux Arts, convegno a luci rosse S- PARIGI ingolare. L'Ecole I Nationaie Supérieure des Beaux Arts, l'istituzione più accademica nel senso più nobile ed elitario del termine che vi sia in Francia, apre le porte al pubblico - pubblico ridotto d'accordo - per una giornata di studi senza precedenti. «Le estetiche della prostituzione». Ovvero dell'arte intesa come prostituzione e della prostituzione intesa come arte. Le cosiddette^ìZies dejoie hanno ispirato in assoluto il maggior numero di artisti, scrittori e poeti dall'antichità a oggi. Ottimo spunto per un'iniziativa sommamente provocatoria, e però al tempo stesso degna della Scuola d'Arte che ha laureato i più grandi pittori e scrittori della storia. Genio e sregolatezza. O, forse meglio, vizio con eleganza. Il luogo dove si è svolta ieri la cerimonia, perché come tale il simposio è orchestrato, era l'interno del grande antico palazzo dell'Ecole, nella Chapelle des Grands Augustins. Perfetta, raccolta, tappezzata di tele dei maestri, lungo le pareti sarcofaghi e statue funerarie, sculture di scuola. Il ridotto pubblico sedeva in circolo su predisposti divani, chaises longues e dormenses d'epoca. Provenienti, ci dicono, dalle più note maisons {maisons closes, va da sé) della capitale, che alla fine del secolo scorso ne contava un gran numero di lussuosissime, frequentate dai più noti artisti e scrittori, da Toulouse-Lautrec a Zola. In mezzo al circolo così formato, per terra, tappeti kilim non per camminarci ma per adagiarvisi. Entrata a effetto prima dell'inizio dei lavori: una sublime fan- ciulla opportunamente abbigliata. Déshabillée anzi, insomma una prostituta. Stile Belle Epoque, chiome color tiziano tutte boccoli sollevati sulla nuca, collarino di velluto nero, labbra a boccio, neo finto. Quando occasionalmente si volta, mostra poderose natiche scoperte. Il suo ruolo, per l'intera giornata, è di stare in posa lasciva, instancabile, a ispirare i successivi imbarazzatissimi conferenzieri. Sì, perché loro - professori della Sorbona come della Pennsylvania University, venuti con i loro eruditi interventi all'Ecole des Beaux Arts - sono in tutta evidenza sorpresi del décor che li accoglie. Sacro e profano oltraggiosamente annodati, la Cappella ospita la simulazione di un bordello decadente. Lo sconcerto degli oratori è palese e il loro di¬ sagio accresciuto dall'ambigua figura, probabile androgino, preposta agli onori di casa. Allievo dell'Ecole, ci dicono, dai modi esageratemente graziosi. Il ridotto pubblico è molto eterogeneo. Ma tra i primi ad arrivare, invitato d'onore, è Alexandrian. Il più noto esperto che ci sia in materia di erotismo colto, artistico e letterario. Iniziativa e scenografia lo entusiasmano. Si dichiara «in estasi» sin dai preliminari. Penetrano (a fatica per ovvie ragioni) alcune telecamere scelte, e il simposio può iniziare. Sylvana Lorenz, gallerista, introduce la prima conferenza - La prostituta surrealista della professoressa Natasha Leoff - prendendo però il tempo, prima, di una dichiarazione di principio, aforisma deontologico degli organizzatori: «La prostituzione di cui qui si tratta non è il commercio basso e vile ma quel codice che permette al milieu artistico di esistere. In altre parole: seduzione». Intanto, a porte appena chiuse, altra entrata a effetto. Due facchini portano dentro a peso una persona strettissimamente fasciata, in modo da esaltare ogni dettaglio delle sue forme, in bendaggi di seta color carne. Senza dubbio donna. Adagiata su uno dei divani, lì resta a fare bella mostra di sé. Un'altra prostituta, nera questa con striminzito corpetto rosso che alza e rileva copiosi seni velati solo da leggerissima denteile, mozza poi letteralmente il fiato al secondo conferenziere, il professor Alain Corbin. Venuto a portare, peraltro, il contributo più interessante e valido della giornata: parla di un inedito di Octave Mirbeau del 1912-'13 intitolato Les prostituées, che torna oggi in Francia dopo un lungo misterioso soggiorno in Bulgaria, e della cui autenticità garantisce Pierre Michel (maggior specialista dello scrittore del Giardino dei supplizi e delle Memorie di una cameriera da cui Bunuel trasse l'omonùno film). Il professor Corbin è in difficoltà perché mentre lui illustra le teorie «fortemente contraddittorie» di Mirbeau sulla femme lascive, la corvina esemplificazione vivente seduta al suo fianco si mette a carezzare i riccioli di un giovane efebo caravaggesco. Ma il professore si riprende, soccorso con un bicchier d'acqua dalla prostituta tiziana, e espone «il sorprendente amalgama del testo di Mirbeau». «Lo scrittore crebbe circondato àìfilles dejoie - dice Corbin -. Compì tutto il percorso dei suoi fantasmi e finì con lo sposarne una». Nel testo inedito ripercorre detto percorso e finisce per affermare il diritto maschile al piacere ma insieme quello all'integrazione sociale della/emme venale, che è «sposa ideale, in quanto consapevole della natura tragica del desiderio maschile». Parlano poi Claire Brunet di Ubiquità e reversibilità della prostituzione nel Baudelaire misogino; l'americano Charles Bernheimer di Ambiguità della prostituzione nell'opera di Manet e Degas; e un principe del foro, l'avvocato Lue Saucier, di Diritto penale della prostituzione. Mentre Jean-Claude Lebensztejn, artista, esegue una performance sul tema deU'«Architettura parlante». Per tutta la giornata, tra un divano e l'altro, sempre sorridente e elegantissimo, volteggia leggiadro chi scopriremo poi essere l'ideatore primo del simposio. Un italiano, Alberto SorbeUi, artista plastico di formazione, studi a Roma, trapiantato da sette anni a Parigi. Dove si fece conoscere presentandosi al Jeu de Paume, a un'esposizione, tutto ben vestito ma con il diletto di fuori. Da allora soprannominato «la pute de l'art» e ciò non di meno ben sopportato all'Ecole per la sua intraprendenza. Arrivare al massimo limite e restare in equilibrio sul filo della decenza. Questo il suo patto, rispettato, con la scuola. Ma finiti i lavori, e con essi il controllo dell'istituzione, un invito su cartoncino maliziosamente decorato annuncia «celebrazioni» sul tema del convegno in separata sede: «Di rigore tenuta libertina». Gabriella Bosco Studiosi dalla Sorbona e dall'Università della Pennsylvania: molto imbarazzati, non erano stati avvertiti dell'accoglienza Sedmnd Anche le ragazze «ospiti» erano abbigliate secondo lo stile della Belle Epoque Due immagini delle «maisons» parigine dell'800. Nell'ultima foto a destra una casa di tolleranza degli Anni 40

Luoghi citati: Bulgaria, Francia, Parigi, Pennsylvania, Roma