Sulla strada con il codice del gradasso di Oreste Del Buono

Sulla strada con il codice del gradasso RISPONDE O.d.B. Sulla strada con il codice del gradasso Quello che manca a noi italiani, e che ci distingue da altri popoli occidentali, è, a mio giudizio, la civiltà: un minimo di educazione civica che ci per metta di avere maggiore rispetto del prossimo e della cosa pubblica. L'esempio più alto di questa maleducazione civica è l'italiano al volante: è una delle cose che mi fanno quotidianamente imbestialire, visto che come tutti sono costretto a percorrere parecchi chilometri nel traffico congestionato. Le cinture di sicurezza sono quasi completamente ignorate (chi le indossa è considerato un povero fesso che non sa guidare)... Massimo Gonnella, Vicenza GENTILE signor Gonnella, sono costretto a tagliare la sua lettera non perché nutra obiezioni per quanto lei afferma, ma semplicemente perché è troppo lunga per entrar tutta nel poco spazio a disposizione. Lei è molto efficace nella sua collera: «Il semaforo rosso è rispettato solo quando non si ha fretta, gli stop e i diritti di precedenza non vengono nemmeno considerati, il povero pedone rischia di essere arrotato ogniqualvolta osa mettere un piede giù dal marciapiede, quando quest'ultimo non è occupato da automobili, biciclette e spazzatura. Per non parlare dell'autostrada dove provetti piloti fanno la gara a chi corre più veloce o a chi guida con maggiore menefreghismo nei confronti degli altri automobilisti, occupando a proprio piacere le corsie di sinistra invece di viaggiare Sulla con il del gr trada codice adasso sulla corsia libera più a destra, come impongono il codice e il buonsenso, ma in Italia, si sa, la macchina è lo status-symbol per eccellenza, più è grossa, bella e potente, più mi permette di fare il gradasso...». Come inveterato «povero pedone», mi associo a lei con tutto il cuore e, soprattutto, condivido il seguito della sua lettera, la vera e propria denuncia: «Ma quello che maggiormente dovrebbe far imbestialire è il comportamento degli agenti addetti al controllo del traffico. Non si capisce questo permissivismo sull'uso delle cinture di sicurezza. Io penso che, cominciando a far rispettare con severità questa norma di base, si abitui l'automobilista al rispetto automatico anche delle altre prescrizioni di maggiore importanza. Non si capisce come sia possibile che, percorrendo le strade, sia praticamente improbabile incappare in pattuglie di polizia o di vigili: è possibile che facciano il loro dovere solo in casi straordinari tipo il sabato sera all'uscita dalle discoteche? O nel periodo immediatamente posteriore all'entrata in vigore del nuovo codice della strada? Dove sono i vigili quando ti parcheggiano davanti al portone di casa o in doppia fila o sopra le strisce pedonali?...». Oreste del Buono

Persone citate: Gonnella, Massimo Gonnella

Luoghi citati: Italia, Vicenza