Mogadiscio taglia dell'Onu su Aidid

Attacco (con razzi) al comando dei Caschi blu, gli italiani sedano uno scontro fra somali Attacco (con razzi) al comando dei Caschi blu, gli italiani sedano uno scontro fra somali Mogadiscio, taglia dell'Orni su Aidid Dagli elicotteri pioggia di volantini «wanted» sulla città MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO L'ostilità fra gli uomini di Aidid e i Caschi blu ha prodotto l'altra notte un nuovo scontro a fuoco con sei vittime fra i somali. Un gruppo di armati ha sparato con mitragliette e razzi contro la vecchia ambasciata americana che ospita il comando dell'Unosom, le forze delle Nazioni Unite a Mogadiscio. I militari americani e tunisini presenti hanno risposto a colpi di mitra e di mortaio. Una bocca da fuoco tunisina ha centrato in pieno un furgone uccidendo i guerriglieri che sparavano dall'interno. La sede dell'Unosom, porta numero 8, è il luogo dove un volantino diffuso ieri sulla città dagli elicotteri dei Caschi blu invita a portare notizie del generale Aidid, o la stesa persona del ricercato. Nel testo, sotto il disegno del volto del «criminale», si promette una ricompensa in denaro. Altri due somali sono morti in uno scontro tra fazioni locali che i soldati italiani sono intervenuti a sedare. I nostri militari avevano appena scortato al cimitero la salma di Hussein Kulmiye, un esponente di rilievo del deposto regime di Barre, quando, sulla strada del ritorno, sono nati tafferugli tra i somali del corteo funebre e quelli che del quartiere di Karan, poco a Nord del pastificio. A terra sono rimasti due morti e cinque feriti. In soccorso sono intervenuti i soldati italiani, con ambulanze e blindati. Intanto si gioca al rimpallo fra italiani e americani per l'episodio dell'altro giorno. Gli italiani confermano l'accusa rivolta agli statunitensi di essere penetrati in casa nostra dimenticando la cortesia di preannunciare la visita. Risultato, una sparatoria a Mogadiscio che ha lasciato due somali morti sul terreno (e un italiano leggermente ferito). Replicano gli yankee: noi non abbiamo tirato un colpo, voi invece avete sparato - beninteso in aria - per disperdere la folla il che, in sostanza, consente agli statunitensi di chiamarsi fuori da ogni responsabilità sugli incidenti nella zona del mercato della carne. Ieri mattina abbiamo interpellato sulla questione l'ammiraglio Jonathan Howe, la massima autorità delle Nazioni Unite in Somalia a stretto contatto con le forze multinazionali. E' letteralmente caduto dalle nuvole. «Non so niente dell'episodio in contestazione, la cosa mi giunge del tutto nuova». Poi il round finale con tanto di stoccata al briefing giornaliero di Unosom tenuto dal portavoce magg. David Stockwell. «Abbiamo appurato che le forze americane non hanno fatto uso delle armi, gli italiani invece sì. Posso aggiungere che non è appropriato parlare in pubblico di uno scambio di messaggi, scritti o a voce, fra due generali di Unosom. Ogni discussione riguardante azioni militari deve restare confinata nell'ambito confidenziale». Polemica dunque rinviata di brutto al mittente ma è difficile che la faccenda si chiuda con un nulla di fatto. Sono uscito in pattuglia con il generale Loi per un giro di perlustrazione al posto di blocco «Pasta», teatro dell'incredibile scaramuccia di 24 ore prima. Abbiamo attraversato la bidonville della periferia settentrionale, pochi i passanti, la gente preferisce rintanarsi nella baraccopoli di miseri tuguri senza acqua e privi di luce. Bisogna guidare a slalom per evitare le carcasse di automobili lasciate in mezzo alla strada dai tempi della guerra civile. Al check-point in mano ai para della Folgore è tornata la calma ma il nervosimo sta dietro l'angolo. «Ce la siamo vista veramente brutta», racconta il ten. Gianfranco Paglia. «In un attimo, non appena sono arrivati gli americani, si è scatenato il putiferio. Siamo stati costretti a sparare, in aria secondo il regolamento, e il fuoco era così intenso che temevo restassimo a corto di munizioni. Poi loro se ne sono andati lasciandoci, mi scusi, nella merda. Mai vista una pioggia simile di sassi, proprio contro di noi che stiamo qui ad aiutare la popolazione». Loi si limita a dire: «Ragazzi, mi raccomando nervi saldi». Con i giornalisti si aprirà più tardi. «L'azione americana è stata improvvida, un errore. Se la tragedia è stata evitata lo si deve al sangue freddo dei nostri soldati». Al vicino posto di polizia, ricostituito con l'ausilio degli italiani che hanno fornito le divise agli agenti oltre a setacciare i loro trascorsi politici per evitare l'arruolamento di elementi compromessi con il regime di Siad Barre, parlo con il magg. Abdul Warsame. «Scriva, mi raccomando, che qui da noi non c'è il minimo odio nei confronti degli italiani, li consideriamo nostri fratelli. Sugli americani invece ci sputiamo sopra». Piero de Garzarolli Un soldato Italiano parla con una donna somala a Mogadiscio [foto ansa.epa-afpj

Luoghi citati: Mogadiscio, Somalia