«Caro Mario stai sbagliando tutto»

Gli alleati contro Segni per il sì alla reintroduzione della preferenza elettorale Gli alleati contro Segni per il sì alla reintroduzione della preferenza elettorale «Caro Mario, stai sbagliando tutto» Barbera (pds): ha votato come MagriLa legge elettorale procede a fatica ROMA. Franco Bassanini arriva in Transatlantico con il volto scuro e la voce tremante di chi ha una grande rabbia in corpo. Lui, uno degli ingegneri istituzionali del pds, ce l'ha con il mondo intero ma, in particolare, con mezzo pds e con Mario Segni, responsabili del voto che ha reintrodotto la preferenza nella nuova riforma elettorale. «Scrivetelo pure, non me ne importa un cavolo - sbotta -. Qui è pieno di cretini: basta aver letto un pochino per sapere che in Europa tutti i sistemi proporzionali hanno una lista bloccata. E, invece, ieri abbiamo generato questa stranezza. Vi dico io che succederà, me lo ha spiegato il socialista Rotiroti. Mi ha detto: «Io per essere eletto con la nuova legge posso anche stringere un'alleanza con un democristiano». Capite, che mostruosità è venuta fuori? Purtroppo D'Alema ha dovuto lasciar libertà di voto per la ribellione dei peones del pds: per non parlare di Segni. Lui davvero non vede al di là del suo naso. La prima volta che ha deciso senza consultarsi con Barbera e Calderisi, ha sbagliato». Il «mostro» generato dalla Camera che ha scosso tanto Bassanini è quella regola venuta fuori l'altro ieri che introduce la possibilità di esprimere una preferenza al posto della lista bloccata per quei seggi che vengono espressi con il sistema proporzionale. L'iniziativa ha tanti padri, molto diversi tra loro, gente che non si stima e si guarda in cagnesco. Ha votato a favore di quella norma Vittorio Sbardella e la parte della de che si sente orfana delle preferenze, tutti i peones del pds e, a sorpresa, Mario Segni, l'uomo che due anni fa capeggiò il referendum che portò alla «preferenza unica». Segni ha difeso la sua «conversione» spiegando che la lista bloccata avrebbe dato un potere enorme alle segreterie dei partiti nella scelta dei candidati. Ma la ^normativa venuta fuori adesso presenta anche dei rischi maggiori, come quello di riproporre un mercato delle vacche. «Quando gliel'ho spiegato - racconta il de Adriano Biasutti - Mario mi è sembrato abbacchiato, ma bastava poco per accorgersene. Visto che la nuova legge prevede due voti, uno per il collegio uninominale e un altro per il recupero proporzionale, che si possono dare anche a partiti diversi, nessuno vieta al candidato, chessò, socialdemocratico, del collegio uninominale di dare i suoi voti ad uno dei candidati de che partecipa al recupero proporzionale: in questo modo il socialdemocratico può vincere il confronto diretto con il candidato de del collegio uninominale, mentre il democristiano può superare in voti gli altri candidati della lista de per il seggio proporzionale. Si è creata una situazione peggiore di quella che c'era con le preferenze, si sono poste le premesse per uno scambio di voti a tutto campo». Lui, Segni, ieri non ha voluto spiegare la sua posizione in una conferenza stampa. «Mi potete fare - ha detto - tutte le domande che volete di politica nazionale, regionale e internazionale, ma io non rispondo». Ma la maggior parte dello stato maggiore referendario e i «pattisti», invece, non hanno nascosto l'imbarazzo. Augusto Barbera, ad esempio, capo dei referendari del pds, ha denunciato dopo il voto dell'al¬ tro ieri un'alleanza SbardellaSegni-Magri. «Mario - ha spiegato ieri a mente fredda - ha sbagliato, ha fatto un ragionamento tutto interno al vecchio ceto politico. Non capisco come abbia potuto votare un emendamento del genere, lui che è stato il leader del referendum contro, sottolineo "contro", "le preferen¬ ze". Non riesco più a capirlo. Dice che in questo modo si colpisce la partitocrazia delle segreterie di partito. Ma ormai queste segreterie sono allo sbando! Senza contare che nella de lui si è schierato con Sbardella facendo un'operazione che colpisce il rinnovamento di Martinazzoli». Fin qui gli «altri» del movi- mento referendario. Ma anche dentro casa sua, tra i «pattisti» de, molti non hanno condiviso la scelta di Segni. Certo Gianni Rivera, che è un po' il pretoriano del leader referendario, difende la scelta del capo, ripetendo che per lui la «lista bloccata è come l'aids». Ma gli altri sono perlomeno sorpresi. «Credo - dice Guglielmo Scartato - che Mario sia il primo d essere imbarazzato per la scelta che ha fatto. Barbera ha ragione. Forse sarebbe stato meglio astenersi. Ho la preoccupazione, sempre più grande, che la stella del 18 aprile si stia appannando. Non solo nel palazzo ma anche fuori. La gente comincia a chiedersi: va bene, Segni è quello che ha fatto i referendum, ma adesso?». Un giudizio che torna ancora più duro nelle parole di Vito Riggio, sottosegretario della Protezione civile e personaggio di punta del fronte referendario di Palermo. «Abbiamo approvato una norma - spiega seduto su uno scalino di Montecitorio - che_ introduce il peggiòr trasformismo. In questo modo il missino si può alleare con il de, il leghista Con il pidiessinó. Nel Sud lo scambio di voti non è certo una novità. Non capisco perché Mario lo ha fatto. Forse è in crisi. Mi ha mandato una lettera patetica per chiedermi per quale motivo lo critico. Non lo capisco proprio. Forse dovrebbe fermarsi un attimo, riflettere sull'idea di un vero centro, senza andare appresso alle farfalle». Così, i dubbi tra gli uomini di Segni si moltiplicano. Molti stanno a guardare se l'idea del «Centro popolare» di Martinazzoli decolla o meno, prima di decidere. E intanto anche i vecchi avversari del leader referendario tornano a far sentire la loro voce. Osserva divertito su un divano di Montecitorio Ciriaco De Mita: «Perché lo ha fatto chiedetelo a Segni. Io osservo solo una cosa: la verità è che le istituzioni sono una scienza, come il nucleare. Solo che del nucleare parla solo chi se ne intende, mentre delle istituzioni qui dentro parlano tutti. Figuratevi che ne parla anche Occhetto». Augusto Mìnzolini Solo Rivera difende il leader dei pattisti «La lista bloccata è uguale all'Aids» B P^T Qui a fianco: Mario Segni leader di Alleanza democratica Sotto: Augusto Barbera (pds)

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