Il pm chiede 3 ergastoli di Alberto Gaino
Al termine di due giorni di requisitoria per il delitto di Borgaretto (dicembre '89) Al termine di due giorni di requisitoria per il delitto di Borgaretto (dicembre '89) Il pm chiede 3 ergastoli Vizzari, una «morte annunciata» Il pubblico ministero Alberto Perduca ha chiesto l'ergastolo per Alfredo Guarneri, Fernando Mamone e Domenico Metastasio; 21 anni per Mario Chiricosta; 16 anni per Rosangela Martino, il padre Salvatore e Raffaele Saraco. Tutti sono imputati di concorso nell'omicidio di Matteo Vizzari, ucciso in un agguato a Borgaretto la sera del 21 dicembre 1989. Il pm ha parlato per due giorni ricostruendo minuziosamente i possibili moventi (compresi i 13 milioni pagati dalla donna perché la proteggessero da Vizzari) e i fatti. «Ci troviamo di fronte ad un processo indiziario, in cui tutte le circostanze possono essere utili e nessuna decisiva», aveva cominciato con il dire, centrando l'immagine più appropriata di un caso giudiziario dai molti risvolti: una manciata di milioni per pagare uomini decisi che «mettessero tranquillo» un giovane focoso e follemente innamorato di una ragazza che lo respingeva; scenari da Far West alla periferia della città e arcaici riti, persino i colori del Sud a mille chilometri di distanza. Tutto insieme, fuso nella foto di gruppo delle vittime e dei presunti colpevoli: Guarneri finito a Borgaretto in regime di semilibertà e riarrestato con un chilo di cocaina. Metastasio, coinvolto anche in una tentata estorsione ai danni di un'impresa. E ancora Chiricosta, l'elettricista che girava su un'((Alfa 164» con radiotelefono. Giovanotti tirati a lucido e dal denaro facile. Circondati dalla fama di avere i «contatti giusti». E attorno a loro ragazzi di paese, sfaccendati e pronti a «mettersi a disposizione». Un angolo di Calabria a Borgaretto. C'era persino l'intreccio con la politica, rappresentata da Fernando Mamone, eletto nel Consiglio comunale di Beinasco per conto del psdi. In carcere Mamone è riuscito a farsi condannare per estorsione ai danni di un compagno di cella. Ma c'erano soprattutto due famiglie - i Martino e i Vizzari - con la loro storia alla rovescia di quella scespiriana dei Montecchi e dei Capuleti. A Pasqua 1989 - quando Rosangela e Matteo filavano incerti sul futuro - il ragazzo manda padre e madre a casa dei genitori di lei a chiedere che decidessero per la figlia: si doveva ufficializzare quel rapporto, benedirlo e avviarlo verso il matrimonio. Secondo usanze antiche. Rosangela chiude la porta in faccia al suo innamorato. E comincia la persecuzione. Rosangela Martino diventa l'ossessione di Matteo Vizzari: prima il giovane colleziona multe per guida pericolosa, poi insulta il vigile che crede sia diventato l'amante di lei, quindi passa ad un appuntato dei carabinieri, e se la prende anche con Guarneri che vede in compagnia della ragazza. E' il tipo giusto, Guarneri, per litigarci. E con lui si arriva alle minacce, agli scontri a muso duro in piazza, agli inseguimenti in auto e alle prime pistolettate. Si arriva alle bombette sotto casa Martino e alle bombe sotto un'auto dei Vizzari. Si arriva al tiro al bersaglio sulle finestre dei Martino, al ferimento di Guarneri da parte di Vizzari con l'assistenza del fratello Domenico (che risponde di quel tentato omicidio e per il quale il pm ha chiesto l'assoluzione) e alla «morte eloquente» di Matteo così la definisce Perduca - ucciso in un agguato in perfetto stile mafioso che chiude il cerchio della violenza. Nel sangue e nel luttuoso nero. Tre anni dopo la famiglia Vizzari, nell'aula della corte d'assise, veste ancora a lutto. Dopo 82 udienze in tredici mesi, l'avvicendamento della seconda corte d'assise con la prima (per il trasferimento a Palermo del presidente Caselli), 9000 pa gine di trascrizioni e quasi 150 testimoni, riecheggia nella re quisitoria la minaccia di Guar neri a Vizzari: «Ti dò due ore per morire». In piazza. Nel silenzio generale. Come in un film. Alberto Gaino Rosangela Martino
Luoghi citati: Beinasco, Borgaretto, Calabria, Palermo
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