Clinton non smuove la Cee

Clinton non smuove la Cee Clinton non smuove la Cee Messaggio nella notte: armi ai musulmani COPENAGHEN DAL NOSTRO INVIATO La semplice, pilatesca lavata di mani sul lavacro bosniaco, all'Europa non ò riuscita. I Dodici, messi da parte «realismo» ed opportunità, hanno forse dato ascolto alla coscienza, forse hanno valutato le conseguenze disastrose che un totale disimpegno dall'ex Jugoslavia avrebbe avuto per la credibilità europea. Ma per far decidere i partner, per modificare una presa di posizione che consegnava mani e piedi i musulmani a serbi e croati, c'è voluta un'alzata di capo di Francois Mitterrand. Il Presidente francese, infatti, ha gettato tutto il suo peso politico e morale sul tavolo del vertice Cee, riuscendo a convincere i partner ad impegnarsi almeno nella difesa delle sei «zone protette» musulmane, contribuendo con «uomini e denaro» alla nuova azione Onu. Nella serata di lunedì la contestata «Dichiarazione sulla Bosnia-Erzegovina» era già stata concordata dai diplomatici. Ma nella notte il cancelliere tedesco Helmut Kohl aveva ricevuto un messaggio (probabilmente per fax), dal Presidente Usa Bill Clinton, che lo invitava ad insistere affinché l'Europa accettasse di togliere il divieto di vendere armi ai musulmani. Ieri mattina, tuttavia, Kohl aveva ceduto, pur ribadendo la sua posizione: «Ciò che voglio non compare nel testo. E' un documento cattivo, ma lo rispetterò». E' a questo punto che la coscienza di Mitterrand si è rivoltata. «Dev'essere chiaro che il testo ha un solo paragrafo importante: quello sulle zone protette», ha detto il Presidente, «se non siamo pronti a difenderle, allora strappiamo questo documento e diciamo ai musulmani di difendersi da soli. Se invece siamo pronti, dobbiamo dire quanti uomini, e quali mezzi inviamo. Se non riusciamo a decidere la protezione delle zone di sicurezza, è meglio togliere l'embargo sulle armi e rimpatriare gli uomini. Siamo alla fine della storia. Sarebbe nell'interesse dell'Europa, ed a suo onore, prendere una decisione questa mattina. Il resto sono dichiarazioni di principio, destinate ad essere smentite dalla storia». Approvare il documento così com'era, a quel punto, era diventato impossibile. «Quello di Mitterrand è stato un passaggio bello, dal punto di vista della logica cartesiana», ha detto il ministro degli Esteri Beniamino Andreatta. Malgrado l'opposizione dei «piccoli» Paesi della Cee, il testo è stato così modificato, e la sua versione finale non rifiuta lo smembramento della Bosnia previsto dal piano serbo¬ croato, ma afferma: «Il Consiglio Europeo ha deciso di rispondere positivamente alla richiesta del Segretario generale dell'Onu per contribuire con uomini e denaro» alla difesa delle zone protette. I Dodici sono chiamati a fare quello che è «nelle loro possibilità», ma un punto importante è stato tuttavia cancellato, quello sull'allargamento delle sanzioni alla Croazia. Il documento finale ribadisce la necessità di una «soluzione accettabile da tutti i tre popoli» della Bosnia, rifiuta «una soluzione territoriale dettata da serbi e croati a spese dei musulmani», ribadisce i principi negoziali sull'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale della Bosnia, sulla protezione delle minoranze, «l'inammissibilità delle acquisizioni territoriali con la forza», la «persecuzione dei crimini di guerra». Rilancia l'appello al cessate il fuoco invocato dai musulmani. E stabilisce che le sanzioni resteranno in forza «finché le condizioni per la loro levata non saranno state rispettate». Resta però il problema più serio: dove reperire i 7500 soldati in più che, secondo i calcoli della Nato, servono a garantire la difesa delle zone protette. L'Olanda ha deciso di inviare 400 uomini. La Francia, secondo le voci, potrebbe spostare 500 uomini e 12 carri armati dalla Croazia. Ma Gran Bretagna e Spagna hanno già fatto sapere che non intendono accrescere i loro contingenti. E l'Italia? Secondo quanto ci ha riferito un alto diplomatico, il primo ministro «è contrario ad un partecipazione dell'Italia» all'operazione. «L'intervento in Jugoslavia ha avuto ed ha un taglio eminentemente umanitario - ha detto Ciampi - e in questo campo l'Italia svolge un ruolo importante». Il ministro Andreatta ha aggiunto che «in termini assoluti il contributo dell'Italia non è inferiore a quello degli altri». C'è la marina, c'è il supporto logistico, e ci sono 1200 miliardi di spesa, umanitaria e non. Eppure Andreatta è stato possibilista: «La prossima settimana incontrerò il segretario generale dell'Onu, che sicuramente porrà il problema», ha detto. Per ora si parla dei contributi che Svezia, Bangladesh e Marocco sono disposti a dare in uomini e mezzi, e comunque anche l'ipotesi estrema, consentire ai musulmani di armarsi e difendersi, non viene più esclusa dagli europei. «La difesa delle zone protette è un impegno - ha detto Mitterrand - se falliremo, come potremo impedire alla Bosnia di difendersi?». Fabio Squillante